Da straordinario esempio di giocabilità e di “impegno videoludico” volto alla soddisfazione degli appassionati più esperti di action in terza persona qual era sino all’avvento di Xbox 360 e PlayStation 3, con il passare degli anni la saga di Ninja Gaiden si è trasformata in un triste monumento all’obsolescenza e al danno irreparabile causato da chi, in questo come in altri casi, smette di innovare e rimane ancorato alle formule del passato per pura velleità autocelebrativa o per semplice mancanza di idee.
Nell’attesa che qualcuno, finalmente, dimostri di possedere le competenze e il coraggio necessario per riprendere in mano la serie tramutando questo gargoyle di pietra in una scintillante fenice capace di risorgere dalle proprie ceneri, dedichiamo questo spazio al progetto di Yaiba: Ninja Gaiden Z, l’insolito spin-off che gli studios giapponesi del Team Ninja, in collaborazione con i loro colleghi americani di Comcept e degli Spark Unlimited, hanno deciso di portare avanti per riflettere la passione smisurata di Keiji Inafune per i fumetti e i film splatter-horror a base di zombie. Una passione, quest’ultima, capace di influenzare l’intero processo di sviluppo e di andare a formare la base grafica, tecnica, artistica e prettamente ludica di un’opera nata da una costola di Ninja Gaiden ma evolutasi come esperienza a se stante, così come scopriremo nel corso di questa recensione.
Y PER VENDETTA
Pur rientrando di diritto nell’universo action di Ninja Gaiden, il canovaccio narrativo steso dagli autori dei tre team di sviluppo capitanati dal papà di Mega Man colloca Yaiba: Ninja Gaiden Z in una sorta di “purgatorio videoludico” che si limita a un puro esercizio stilistico di citazioni incrociate che lambiscono superficialmente la storia dell’eterno conflitto tra Ryu Hayabusa e i nemici del suo clan. A cominciare dall’antieroe impersonabile.
Il centro di gravità permanente di questo titolo, infatti, ha il volto e il braccio cibernetico di Yaiba Kamikaze, un vecchio antagonista di Ryu ucciso da quest’ultimo ma riportato in vita dai membri di una misteriosa organizzazione che vogliono farne il loro strumento di morte: gli innesti cibernetici e le protesi robotiche donano a Yaiba una forza e un’agilità sovrumane anche se, similarmente a RoboCop, è la smisurata rabbia provocata dal ricordo latente dell’esito della battaglia con Ryu a trasformarlo in una vera e propria macchina di distruzione disposta a tutto pur di bagnare nel sangue l’onta subita dalla sua odiata nemesi.
La lotta senza quartiere combattuta contro le orde di non-morti che minacciano la sopravvivenza dell’organizzazione che ha riportato in vita Yaiba diviene così la perfetta “giustificazione narrativa” agli eventi che si susseguono nei sette livelli confezionati dai ragazzi di Inafune per segnare le tappe del viaggio compiuto dal protagonista per riuscire, finalmente, a vendicarsi di Ryu: per questo, più che all’eroico capo del clan Hayabusa o all’integerrimo poliziotto di latta della distopica Detroit di Paul Verhoeven, il tecno-ninja Yaiba sembra rifarsi al personaggio di Machete dell’omonimo film action-splatter di Robert Rodriguez. Diversamente dal camaleontico e folle Danny Trejo, però, il livello di recitazione digitale di Yaiba Kamikaze è così basso da scadere nella superficialità più assoluta, con frasi di circostanza fini a se stesse e battute scontate e senza mordente, eccezion fatta per le demenziali scenette di intermezzo confezionate da Inafune e compagni per spezzare il ritmo dell’azione tra una missione e l’altra.
Non serve essere dei raffinati conoscitori di simbologia videoludica, quindi, per capire che la trama di Yaiba: Ninja Gaiden Z non è che un mero pretesto accampato dai tre team di sviluppo di Tecmo Koei per giustificare la violenza e la frenesia del sistema di combattimento e delle sessioni platform che contraddistinguono l’offerta di gioco di questo progetto.
IL GIUSTIZIERE MECCANICO
La scelta compiuta da Inafune di allontanarsi il più possibile dalla storia di Ninja Gaiden ha comportato uno stravolgimento delle dinamiche di gioco della saga originaria che definire epocale, alla luce dei risultati ottenuti, sarebbe un eufemismo. Il lungo processo di sperimentazione portato avanti dal Team NInja, dai Comcept e dagli Spark Unlimited, infatti, ha condotto Yaiba: Ninja Gaiden Z in una dimensione action completamente diversa da quella dominata da Ryu Hayabusa. Gli sforzi profusi dai ragazzi di Inafune per plasmare il sistema di combattimento utilizzato da Yaiba finiscono così col tracciare una strada che ci porta inevitabilmente in direzione degli action più immediati, degli hack ‘n’ slash e delle avventure in terza persona in cui la velocità di esecuzione degli attacchi rende superflua la ricerca di combo di precisione (i cosiddetti “button masher”).
Sin dalle primissime battute della storia, il nostro alter-ego può vantare decine di combo facilmente eseguibili attraverso la pressione dei pulsanti adibiti agli attacchi corpo a corpo (con pugni e calci da corta distanza), alla katana (dai fendenti semplici alle mosse più coreografiche) e alla frusta (con funzioni che spaziano dal rampino retrattile al lazo per i nemici minori). Ciascuna tipologia di attacco può essere potenziata liberamente spendendo i punti esperienza acquisiti alla fine di ogni missione e in talune fasi intermedie che cadono, di solito, poco prima dell’ingresso in un’area dominata da un boss o da un’ondata particolarmente numerosa di zombie.
Differentemente da titoli simili che impiegano il medesimo stile di controlli per l’esecuzione degli attacchi e delle combo (come God of War o Devil May Cry), in Ninja Gaiden Z il ventaglio di mosse utilizzabili da Yaiba non contribuisce però ad elevare il tenore strategico degli scontri da affrontare dato che gli avversari, suddivisi in categorie facilmente riconoscibili, tendono a ripetere lo schema di attacchi, di animazioni e di contromosse difensive “ordinatogli” dall’intelligenza artificiale. La scelta dell’attacco speciale, della combo o del colpo semplice da portare al nemico di turno, di conseguenza, finisce sempre sull’arma che corrisponde al punto debole dell’avversario.
A rendere più variegato lo schema di progressione delle missioni ci pensano però le frequenti sessioni platform con annesse sezioni in QTE, i frangenti in cui ci si può dilettare nella ricerca delle aree segrete e dei percorsi alternativi della mappa, la possibilità di intraprendere le missioni della modalità Arcade e il numero sempre crescente di creature da abbattere avanzando nella storia, a patto, naturalmente, di settare al massimo livello di difficoltà per vivere al meglio le 10-12 ore di gioco che compongono una campagna principale altrimenti priva della benché minima incisività.
GRAFICA E SONORO
Di tutti gli aspetti che contraddistinguono Yaiba: Ninja Gaiden Z, il comparto grafico è quello che più di ogni altro si lascia apprezzare per la sua unicità e per la cura riposta dagli sviluppatori nella costruzione di un mondo di gioco incredibilmente dettagliato e delle bizzarre creature che lo popolano.
Per dare forma alla scenografia digitale di Ninja Gaiden Z, gli artisti di Inafune hanno dato fondo alle loro capacità creative utilizzando sagacemente la tecnica del cel-shading per trasformare il titolo in una sorta di fumetto interattivo a tinte forti, con le innumerevoli sfumature del rosso a dominare la palette cromatica di un quadro digitale dipinto dall’inarrestabile Yaiba a suon di combo tritaossa e di mosse assassine. All’alto valore artistico delle ambientazioni, dei boss e delle legioni di demoni che dominano i bizzarri mondi di gioco in cui è suddivisa l’avventura fa però da triste contraltare la scarsa ottimizzazione compiuta nella fluidità delle animazioni, nella varietà estetica dei nemici minori, nella scelta delle inquadrature della telecamera fissa e, soprattutto, nel level design, con plateali e assurde incongruenze nel rilevamento delle collisioni e delle “superfici calpestabili” delle piattaforme più esposte.
Decisamente più “stabile”, invece, risulta essere il comparto audio, con un doppiaggio inglese in linea con il tono volutamente sopra le righe della trama e una colonna sonora che, a eccezione di qualche sparuta occasione legata al passaggio da un’area all’altra delle missioni con un numero maggiore di nemici, si lascia apprezzare e scandisce in maniera soddisfacente il ritmo delle azioni immortalate a schermo.
COMMENTO FINALE
Sia per la componente narrativa che per la natura del sistema di combattimento, il progetto di Yaiba: Ninja Gaiden Z si presta a una duplice chiave di giudizio. Il registro ironico della storia e il tono volutamente sopra le righe dei dialoghi fanno gridare allo scandalo i puristi della serie ma, allo stesso tempo, garantiscono alla trama una freschezza e un’originalità che ben si sposa con i gusti e le esigenze dei giocatori più giovani. Similmente, la struttura fortemente arcade dell’impianto di gioco deprime le speranze dei fan della saga e degli action impegnativi ma contribuisce ad ampliare sensibilmente il perimetro dei potenziali utenti interessati a un simile prodotto d’intrattenimento votato all’immediatezza.
A prescindere dalle aspettative nutrite dai neofiti e dagli appassionati della saga di Ryu, Yaiba: Ninja Gaiden Z dimostra comunque di essere un valido action in terza persona che riesce a divertire senza prendersi troppo sul serio e senza cadere nell’autoreferenzialità dei capitoli più recenti. Per questo, preferiamo soprassedere sulle sbavature riscontrate nella trama e nel gameplay di questa atipica avventura post-apocalittica per chiudere la nostra recensione lodando il coraggio di Inafune e gli sforzi profusi dal Team Ninja, dai Comcept e dagli Spark Unlimited nel tentare di scuotere dalle fondamenta la serie di Ninja Gaiden per donare nuova linfa vitale all’epopea di Hayabusa.
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