Quando lavori a un titolo appartenente alla serie Wolfenstein, la sfida principale è sicuramente quella di riuscire a rimanere fedeli al nome di questo indimenticabile classico dei videogiochi, riuscendo allo stesso tempo a sfornare un prodotto in grado di dire la sua nell’inflazionatissimo mercato del 2014.
Con Wolfenstein: The New Order, per MachineGames il compito è stato dunque tutt’altro che facile, anche considerando la relativa gioventù di questo team con base a Uppsala, in Svezia: fondato nel 2009, lo studio è stato successivamente acquisito da ZeniMax Media, proprietaria di Bethesda Softworks che ha deciso di affidargli come titolo di “debutto” il nuovo capitolo della serie di shooter in prima persona.
Senza fare distinzioni tra vecchia e nuova generazione videoludica, Wolfenstein: The New Order è arrivato a maggio per PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360, Xbox One e PC: proprio quest’ultima è la versione che abbiamo avuto modo di provare per questa recensione, calandoci ancora una volta nel ruolo del soldato pronto a tutto per dare la caccia ai nemici di sempre, interpretati da dei nazisti tanto arrabbiati quanto armati fino ai denti. Operazione riuscita per MachineGames? Non ci resta che scoprirlo insieme.
Wolfenstein: The New Order – galleria immagini
Il Nuovo Ordine
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Wolfenstein: The New Order ci riporta nei panni del protagonista storico della serie, William “B.J.” Blazkowicz, mostratoci nelle prime battute del racconto insieme alla sua squadra nell’anno 1946, impegnato ad attaccare una roccaforte nazista dove vengono compiute ricerche su armamenti ipertecnologici (almeno per l’epoca) ed esseri umani.
Durante l’operazione, Blazkowicz e i suoi compagni vengono catturati dal Generale Wilhelm “Deathshead” Strasse, uno dei principali responsabili degli orrori effettuati dai Nazisti tramite i loro esperimenti, che li hanno portati a ottenere un incredibile vantaggio sul campo di battaglia, dominando di fatto la Seconda Guerra Mondiale. Come dicevamo, l’incursione finisce male, visto che Deathshead costrince il nostro B.J. a compiere un doloroso sacrificio prima di riuscire a scappare dalla fortezza, ritrovandosi con una scheggia in testa dopo un’esplosione e uno stato di coma che andrà avanti per anni.
In seguito a questa introduzione, veniamo così catapultati al 1960, anno in cui il protagonista si risveglia per scoprire la triste verità: nel corso della sua lotta tra la vita e la morte, le forze tedesche hanno vinto la guerra, e ora dominano incontrastate l’intera faccia della Terra anche grazie alle incredibili tecnologie da loro sviluppate. Con l’aiuto dell’infermiera Anya, Blazkowicz si metterà alla ricerca delle forze della Resistenza, per cercare di liberare le nazioni dal giogo dei Nazisti, seguendo allo stesso tempo la propria insaziabile sete di vendetta: un’esperienza da vivere dall’inizio alla fine, sulla quale MachineGames ha riposto tutti i suoi sforzi, visto e considerato che Wolfenstein: The New Order non ha una modalità multigiocatore.
Wolfenstein: The New Order – galleria immagini
A caccia di Nazi
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Le meccaniche di gioco di Wolfenstein: The New Order attingono a piene mani dal panorama classico degli shooter in prima persona, concedendo poco spazio alle novità: come abbiamo visto più volte anche in passato, non è affatto detto che questo sia un problema, a patto che il prodotto finale sia di qualità ed esente quanto più possibile da sbavature. Nella fatica di MachineGames non si fa altro che ammazzare Nazisti, in una sorta di Bastardi Senza Gloria videoludico guidato però da un unico protagonista.
Le forze nemiche sono ben organizzate e in posizione di netto vantaggio, potendo contare sulla presenza di armi da fuoco di vario genere, come ci viene ricordato “migliori delle nostre”, e corazze protettive avanzate. All’occasione, Blazkowicz può attingere a piene mani da questo arsenale, mentre il sistema di salute vede la possibilità di portare i punti ferita anche al di sopra del massimo di 100, entrando però in una condizione di sovraccarico che vedrà gli HP diminuire fino alla soglia appena citata. Tornando agli avversari, ben presto il giocatore può fare la conoscenza coi Generali, figure chiave degli scontri: una volta entrati in stato d’allarme, questi chiameranno infatti i rinforzi sul campo di battaglia, complicando così in modo considerevole la vita del nostro alter ego virtuale.
Anche se immaginiamo che buttarsi nel bel mezzo dell’azione a qualcuno possa fare piacere, per evitare di compiere una vera e propria carneficina si può quindi scegliere di dare ai propri movimenti un minimo di ragionamento, cercando di eliminare prima i Generali in modo silenzioso (l’interfaccia ci aiuta, mostrando la distanza tra noi e loro e il livello di allerta) prima di sterminare il resto della combriccola. Il gioco è, di fatto, questo: corridoi, spazi larghi e poca lenza per le innovazioni, cosa che a lungo andare può portare ad avvertire un pizzico di noia in più rispetto a quelle che sono le prime, esaltanti, battute.
Bivio decisivo
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In assenza di una modalità multigiocatore, Wolfenstein: The New Order cerca di darsi il suo daffare per garantirci un livello di longevità quantomeno accettabile, riuscendoci. Il primo elemento di diversità ci viene offerto dal sacrificio iniziale di cui abbiamo parlato in apertura di recensione: Blazkowicz deve infatti decidere quale dei suoi compagni dare in pasto agli esperimenti di Deathshead, ottenendo oltre a un rimorso che lo accompagnerà per sempre anche un’abilità diversa, a seconda della sua scelta.
Nel primo caso, diventerà un abile scassinatore di serrature, mentre nel secondo saranno sbloccati percorsi differenti e bonus sull’armatura. Lo stesso stile di gioco adottato da chi si trova davanti al monitor contribuisce a definire un’esperienza diversa, grazie a quattro diversi approcci: quello Stealth, in cui concentrarsi sull’azione silenziosa e letale, quello Tattico, in cui affrontare gli scontri con azioni calcolate fino all’ultimo millimetro, quello d’Assalto, specializzato nel dual-wielding di praticamente qualsiasi arma troviamo sul nostro cammino, e infine quello di Demolizione, per chi vuole fare di granate ed esplosivi il proprio passatempo preferito.
Ognuno di questi stili ci offre bonus abilità da sbloccare con le nostre stesse azioni, ottenendo così particolari benefici per il nostro personaggio e il nostro stile di gioco con l’avanzamento dell’avventura. Da non dimenticare, sempre nell’ottica dei vari modi per incrementare il monte di ore dedicate a Wolfenstein: The New Order, anche la presenza di artwork e altri elementi collezionabili, tra i quali troviamo soprattutto i pezzi del Codice Enigma sparsi per tutto il corso della storia principale: raccogliendoli e risolvendoli, il giocatore può sbloccare ulteriori modalità di gioco.
Sul monitor come al cinema
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Il film Bastardi Senza Gloria ci viene ricordato da Wolfenstein: The New Order anche dal taglio cinematografico dato da MachineGames alla propria creatura, alla quale è evidente che il team svedese ha lavorato con estrema passione anche dal punto di vista tecnico. Le scene d’intermezzo offrono il meglio che si possa desiderare, raccontando una storia che forse non brillerà per la sua originalità, ma che si fa seguire dall’inizio alla fine con un taglio registico di ottima fattura.
L’attenzione per i dettagli, la presenza di easter egg di ogni tipo (non vi diciamo nulla per non rovinarvi la sorpresa, anche perché su Internet ormai si trova tutto) e una cura pressoché maniacale che va dalle luci ai colori meritano sicuramente che questo gioco sia vissuto su PC, o quantomeno su una delle console di nuova generazione. Nel caso scegliate di giocare con mouse e tastiera, preparatevi a fare spazio ai 41 GB richiesti dall’installazione dei file.
Per quanto riguarda il sonoro, l’ottimo doppiaggio è accompagnato da una colonna sonora di pari livello, a conferma dell’approccio cinematografico adottato dagli sviluppatori di questo titolo.
Commento finale
Probabilmente diverso da come molti se lo aspettavano, Wolfenstein: The New Order dimostra di meritare l’appartenenza a una gloriosa serie, che ha contribuito a fare la storia del videogioco. L’assenza della modalità multiplayer è bilanciata da un’ottima rigiocabilità della storia principale, attraversata anche da elementi da sbloccare che potranno fare gola un po’ a tutti.
Come detto a più riprese, il progetto di MachineGames non brilla per chissà quale innovazione; quello che fa, però, lo fa in modo ottimo, e questo è quanto ci basta in conclusione per consigliare caldamente l’acquisto di Wolfenstein: The New Order a chiunque voglia un ottimo shooter in prima persona in single-player, senza particolari pretese di dare chissà quale sterzata al genere a cui appartiene, ma con basi solide e divertenti che ne fanno un prodotto di qualità sotto ogni punto di vista.
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