Vivendi, la multinazionale francese che detiene dal 2007 il controllo del pacchetto azionario di maggioranza di Activision Blizzard, deve appianare un debito di 10 miliardi di dollari e si trova costretta a mettere in vendita i pezzi pregiati della sua collezione di società satellite: è questa la situazione fotografata dal report pubblicato in queste ore dai giornalisti di Reuters per offrirci delle succulente anticipazioni sulle mosse che il colosso parigino starebbe intraprendendo per trovare una nuova casa all’azienda di Robert “Bobby” Kotick, attualmente al primo posto, per fatturato e volume di copie vendute, nella classifica mondiale dei publisher di videogiochi multipiattaforma.
Per gli autori del report dell’agenzia di stampa britannica, tra i pochi attori sul mercato che avrebbero manifestato l’intenzione di sobbarcarsi i costi per l’acquisizione in blocco del 61% delle azioni di Activision detenuto da Vivendi figurerebbero Tencent (provider cinese di servizi internet), due holding americane operanti nel settore finanziario e, soprattutto, Microsoft: per superare le incertezze derivanti dal faticoso passaggio alla nuova generazione di Xbox (con diversi miliardi di dollari investiti nel progetto e migliaia di adetti al settore impegnati nella ricerca, nello sviluppo dei titoli di lancio e nei delicati rapporti con le terze parti), la multinazionale di Redmond dovrebbe agire di concerto con Time Warner per lanciare un’offerta d’acquisto congiunta dal costo complessivo compreso tra gli 8 e i 10 miliardi di dollari.
Se l’operazione dovesse andare in porto nelle prossime settimane, Microsoft riuscirebbe ad aggiudicarsi il controllo esclusivo delle serie di Call of Duty, StarCraft, Diablo e World of Warcraft, nonché di proprietà intellettuali “pesanti” come quelle di Spider-Man (e di tutti gli altri supereroi Marvel), di Spyro, di Guitar Hero, di Tony Hawk e, ironia della sorte, persino dei futuri titoli di Bungie (cominciando da Destiny). Naturalmente vi terremo aggiornati sugli eventuali sviluppi di questa faccenda che, se venisse confermata ufficialmente, aprirebbe degli scenari fino a ieri impensabili per il futuro prossimo dell’industria dei videogiochi.