A fine marzo sbarcherà in Europa Virtua Tennis 3, terzo capitolo della famosa e fortunata serie tennistica targata Sega che ha spopolato prima in sala giochi e poi su Dreamcast, Playstation 2 e PSP.
Come i suoi predecessori, sembra proprio che anche VT3 sia di stampo fortemente arcade, con meccaniche padroneggiabili in poco tempo e una curva di apprendimento piuttosto dolce. Ho amato Virtua Tennis e ancor di più Virtua Tennis 2 (che ho finito sia su Dreamcast che su PS2), ma a 2007 inoltrato, posto che in ogni caso è certo che comprerò il titolo Sega non appena sarà disponibile, mi chiedo se la medesima giocabilità, appena ritoccata e accompagnata da una nuova veste grafica, riuscirà a soddisfarmi.
Me lo chiedo da videogiocatore che ha testato praticamente ogni singolo gioco di tennis mai creato, e me lo chiedo anche da tennista vero, che nella vita reale gioca regolarmente a livello agonistico.
La meccanica sembra essere molto simile a quella di VT2 (me lo confermano miei colleghi che l’hanno già visto dal vivo), con in aggiunta una fastidiosa sovrabbondanza tuffi plastici degni del miglior Pippo Inzaghi. Non è il massimo. Con questo non sto dicendo di voler una vera e propria simulazione di tennis, per molti versi estremamente difficile da realizzare e anche da giocare, ma un maggior spessore della giocabilità in un arcade con meccaniche che ormai cominciano a sentire il peso degli anni.
Dare più profondità al gioco senza farlo diventare troppo simulativo e poco immediato non è impossibile, bastano anzi alcuni ritocchi mirati. La prima cosa che mi viene in mente è una gestione dei colpi sulla falsariga di Top Spin (che nell’1 aveva timidamente imboccato la giusta direzione per poi rovinare un po’ tutto nel 2) facendo in modo che un colpo eseguito arrivando male sulla palla o caricato/direzionato più del dovuto rischi di andare fuori o comunque lontano dalla direzione voluta. Una cosa del genere, se implementata bene, aggiungerebbe divertimento e profondità senza rendere meno immediato il gioco: semplicemente i giocatori più abili e con più sensibilità potrebbero osare di più. Proprio come nella realtà.
L’immediatezza non verrebbe sacrificata sull’altare del realismo, e tutti, dalle mezze pippe agli hardcore gamers stanchi di non avere titoli tennistici veramente validi, sarebbero più felici e contenti.
E voi, o commentatori, che ne pensate?