Kareem Ettouney, giovanissimo Art Director per la Sony Computer Entertainment, dopo aver presentato al View Conference le anteprime del suo ultimo capolavoro in fatto di videogames, ha rilasciato per Gamesblog una breve intervista. In attesa di poter testare le enormi potenzialità di Little Big Planet direttamente su consolle, ecco per voi alcune interessanti anticipazioni, in italiano nel seguito del post.
L: In Little Big Planet è molto evidente la componente artistica delle immagini e il gioco sembra quasi un modo alternativo di fare arte. Da dove hai preso ispirazione per realizzare il design dei personaggi e le ambientazioni?
K: L’ispirazione di Little Big planet proviene da ciò che Little Big Planet sta cercando di essere cioè un ambiente creato dall’immaginazione della gente. Per questo motivo abbiamo deciso di costruire un mondo “handmade”, dove si percepisce una sorta di sensazione familiare: è come se realizzassimo una grande architettura in stile rinascimentale. Ma il mondo fatto a mano, un mondo fatto di cartone, lattine, bottiglie e colla che tiene tutto insieme è qualcosa che appartiene a ciascuno di noi. E’ lo stile delle persone, è lo stile di tutti. Se tu sei incline al dettaglio e vuoi fare qualcosa di elegante e complesso puoi farlo, e se vuoi puoi anche fare qualcosa di informale e alla moda. È uno stile flessibile che si adatta alle persone e questa è una delle ragioni per cui abbiamo deciso di utilizzare un handmade look. Viene utilizzato anche altrove, ad esempio nel teatro delle marionette, ma nei videogames non è stato ancora esplorato abbastanza. Penso che questo sia lo stile che rappresenta Little Big Planet.
L: Quanto credi che l’aspetto puramente artistico possa aiutare sia dal punto di vista della critica, che del successo sul mercato.
K: Il look di un game contribuisce sempre molto al suo successo ma è anche qualcosa che dovrebbe dare merito al concetto stesso del gioco. A volte i games hanno dei look stupefacenti, come dire “questo gioco sembra un film noir” ma non ci sono molte ragioni che giustificano questo fatto (eccetto se c’è qualcuno nel team a cui piacciono i film noir e decide di farlo così). Il look funziona nel modo migliore quando è fondamentale per l’esperienza del gioco, quando ne sposa le le funzionalità e lega con la sua natura. Little Big Planet è un gioco in cui unisci le cose insieme usando colla, chiodi, penne, cose del genere e noi volevamo che lo stile supportasse l’idea. Quindi non c’è nessun contrasto fra il suo aspetto e le sue funzionalità.
L: Questa è una piccola provocazione da parte dei lettori di gamesblog: i videogiochi dovrebbero essere riconosciuti come beni culturali e quindi posti sullo stesso piano di forme d’arte come lettaratura, pittura e via dicendo?
K: Certo. Il gioco è una nuova forma d’arte, è un arte interattiva, è come tutte le forme d’arte che permettono alle persone di essere davvero parte dell’esperienza. Persino i film coinvolgono e ispirano in quel modo. I giochi sono una forma d’arte che permette al giocatore di essere parte dell’esperienza e in senso artistico i giochi aprono molte porte. Ci sono giochi d’avventura, d’azione, di fantascienza eccetera ma ci potrebbe essere un gioco in futuro in cui puoi nuotare in un quadro di Monét, nuoverti all’interno del quadro.
L: Infine: Kareem, tu giochi ai videogames?
K: Sì sì, lo faccio. Ci sono molti bellisimi giochi, specialmente recenti, incredibili dal punto di vista visivo e di giocabilità. Ma non ho molto tempo e preferisco solo sperimentarli per vedere cosa c’è la fuori, per testare le esperienze eccitanti che la gente sta facendo. Vorrei avere più tempo per giocare di più.