Prepariamoci, perché con l’arrivo di Grand Theft Auto V nei negozi notizie del genere rimbalzeranno inesorabilmente in giro per la rete. Non riesce a rimanere in pace, del resto, nemmeno Niko Bellic e il suo Grand Theft Auto IV uscito nel 2008.
L’inesorabile associazione di turno tra videogiochi violenti e fatti di cronaca arriva dalla Louisiana, dove un bambino di 8 anni avrebbe sparato alla nonna dopo aver giocato a Grand Theft Auto IV. Già da qualche ora ne parlano praticamente tutti i siti anche in Italia, dove purtroppo ancora una volta si registra una disarmante superficialità nell’affrontare l’argomento.
Se Adnkronos nella sua introduzione parla di V, un videogioco che fa vincere punti ai giocatori che uccidono persone, correggendo almeno il nome del gioco nel corpo della notizia, altri come TGcom, Libero e Repubblica non si sprecano particolarmente, riportando che
‘Grand Theft Auto IV’ sin dal suo esordio nelle precedenti versioni e’ stato criticato perché incita alla violenza, fornendo punti, ossia un compenso, per ogni persona uccisa.
Pur usando il solito titolo destinato a suscitare indignazione, RAI News (che sbaglia immagine) e Corriere dimostrano un po’ di buona volontà, ricordando che il gioco negli USA è sconsigliato ai minori di 17 anni, ricordandosene però solo a fine articolo senza citare ESRB, PEGI o chi per loro, né porre appunto l’accento sul fatto che un bambino di 8 anni un titolo come GTA non dovrebbe vederlo neanche col binocolo.
Ma soprattutto, ci si domanda come si possa fare a dare la colpa a un videogioco, quando in una casa con una nonna di 90 anni e un bambino di 8 si trova anche una calibro 38, facilmente accessibile a quest’ultimo.
Grazie ad Alberto per la segnalazione.