Total War: Rome II - la recensione

Celebriamo l'uscita dell'attesissimo strategico ad ambientazione storica di Creative Assembly con la nostra recensione
Total War: Rome II - la recensione
Celebriamo l'uscita dell'attesissimo strategico ad ambientazione storica di Creative Assembly con la nostra recensione


All’inizio di quest’anno, il sorprendente annuncio della bancarotta di THQ ha sconvolto gli appassionati di videogiochi strategici (siano essi a turni o in tempo reale) per le possibili, nefaste ricadute che la dissoluzione della famosa casa di produzione americana avrebbe avuto, in particolar modo, sugli studios canadesi di Relic Entertainment, su quelli inglesi di Creative Assembly e, quindi, sul destino stesso dei loro progetti in essere, vale a dire Company of Heroes 2 e Total War: Rome II.

Alla dissoluzione della compagnia hanno però fatto immediatamente seguito le operazioni imbastite dai vertici di THQ per vendere, in trattativa privata, le diverse proprietà intellettuali presenti nel ricco carnet dell’ormai ex multinazionale videoludica californiana, e fu così che, nel giro di poche settimane, le nubi addensatesi sopra i cieli di Relic e Creative finirono col dissolversi assieme alle preoccupazioni degli “strategisti anonimi” (citazione dalla pubblicità di Civilization V) grazie all’intervento dei boss di SEGA, assicuratisi i servizi e le pesanti proprietà intellettuali dei due team di sviluppo anglofoni.

Sotto l’ala protettrice del colosso nipponico, i ragazzi di Creative Assembly e di Relic Entertainment hanno così riguadagnato la fiducia, la tranquillità, il coraggio (e il denaro) necessari per portare a compimento i loro progetti. A due mesi e mezzo circa dal lancio di Company of Heroes 2, andiamo quindi a focalizzare le nostre attenzioni su Total War: Rome II per festeggiarne l’avvenuta commercializzazione con questa nostra recensione.

Total War: Rome II - galleria immagini

PANEM ET CIRCENSES

La campagna principale di Total War: Rome II, differentemente da quanto abbiamo avuto modo di sperimentare nella modalità in singolo del precedente capitolo della saga (Shogun 2), non si focalizza sul tumultuoso atto di nascita di un impero (come quello giapponese) ma, al contrario, assume un respiro ben più ampio per incardinarsi sulla storia che, dal 272 a.C. in poi, vede coinvolti senza eccezione alcuna i popoli di un’intera macroregione dello schiacchiere geopolitico dell’antichità, e cioè quella europea, nordafricana e mediorientale.

In base alla Cultura selezionata all’inizio dell’avventura, all’utente viene data la possibilità di abbracciare la causa di una delle tre fazioni dominanti per vivere in prima persona, e nei delicati panni del membro più influente della propria dinastia, la lotta fratricida delle famiglie romane per il controllo del Senato, le mire espansionistiche dei Cartaginesi, l’aspro confronto tra Macedoni, Ateniesi e Spartani per la conquista della penisola ellenica, gli intrighi dinastici del Medio Oriente, il dinamismo dei popoli germanici e la logorante guerra commerciale combattuta a colpi di spie dalle civiltà affacciate sul Mediterraneo. Il caleidoscopio di culture e di tradizioni che ritroviamo nella campagna in singolo di Rome II è il centro di gravità permamente dell’intera opera: l’incredibile fedeltà della ricostruzione storica compiuta dal team di sviluppo inglese per regalarci un’avventura indimenticabile viene rappresentata in maniera plastica dalle peculiarità e dalle specificità di ogni singola civiltà selezionabile, dalle costruzioni disponibili alla progressione delle tecnologie da ricercare, dalle tipologie di unità reclutabili ai tratti distintivi dei generali e delle fazioni a cui fanno capo, fino ad arrivare ai bonus e ai malus che, ovviamente, vanno a dipingere il quadro dei rapporti instaurati dal proprio alter-egocon gli altri regnanti dell’area e con il suo esigente popolo.

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SI VIS PACEM, PARA BELLUM

Il titolo, esattamente come in passato, propone un gameplay ibrido che abbraccia l’intero arco dello scibile videoludico dedicato alla strategia: se da un lato troviamo il modulo in tempo reale per le battaglie combattute in prima linea dalle legioni guidate dai nostri generali, dall’altro lato troviamo invece l’impianto gestionale e manageriale che, in base a uno schema a turni, ci permette di consolidare la nostra posizione attraverso la pianificazione economica, sociale e militare delle singole regioni che formano il nostro impero. Assieme alle già conosciute opzioni per la risoluzione automatica delle battaglie, per il funzionamento della macchina economica e per la gestione del malcontento nelle aree urbane più importanti, la mappa a turni di Rome II propone delle piccole ma significative innovazioni legate alle opzioni diplomatiche a cui fare ricorso per intessere rapporti commerciali con le altre civiltà (o per sottometterle al nostro volere), alle possibilità di spostamento delle truppe via mare (un elemento, quest’ultimo, reso decisamente più immediato), agli elementi di “personalizzazione caratteriale” per i generali del proprio esercito (ognuno dei quali è in grado di acquisire nel tempo dei nuovi tratti che gli conferiscono dei piccoli vantaggi sul campo di battaglia) e, infine, alla capacità di intervenire direttamente sulla coda di costruzione delle città più influenti delle singole province del proprio regno.

In un contesto così ricco di opzioni tra cui scegliere per modulare il livello di profondità dell’esperienza garantita dalla modalità in singolo di Rome II, l’unica macchia che possiamo osservare nel canovaccio interattivo intessuto dai Creative Assembly per confezionarne la campagna principale è quella che, col passare dei turni, si manifesta con sempre maggiore evidenza nel comportamento delle civiltà guidate dalla CPU, e in particolar modo nelle incomprensibili scelte assunte dall’intelligenza artificiale che sovrintende, di volta in volta, gli spostamenti delle unità sulla mappa e le decisioni assunte in sede diplomatica. Al netto delle imperfezioni dell’IA e dell’oggettiva mancanza di veri elementi di innovazione, comunque, la campagna singleplayer di Rome II dimostra una solidità unica e un elevatissimo livello di rigiocabilità in ragione della struttura stessa di una modalità che, per essere sviscerata in ogni suo elemento, necessita di un numero di run rapportabile a quello delle civiltà e delle fazioni controllabili, così come dalla scelta degli obiettivi da perseguire e dall’atteggiamento tenuto nel corso di ogni partita.

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AL MIO SEGNALE, SCATENATE L’INFERNO!

Il sistema di risoluzione automatica dei conflitti della campagna principale è la soluzione perfetta per chi vuole concentrarsi solo ed esclusivamente sugli aspetti gestionali, diplomatici ed economici del proprio impero, ma il suo impiego, come in passato, comporta sempre un leggero spostamento dei rapporti di forza in favore del nemico: per questo, anche gli utenti più “pacifici” devono necessariamente imbracciare le armi e scagliarsi contro gli eserciti barbari per ricoprire di gloria la propria civiltà e onorare i propri avi attraverso il modulo per le battaglie che costituisce il fulcro attorno al quale, tralasciando la mappa a turni, vertono tutti gli elementi dell’impianto di gioco di Rome II.

Grazie allo splendido tuffo nella storia antica regalato dal prologo dedicato alle Guerre Sannitiche e alle sanguinose battaglie combattute dalla giovane Repubblica Romana per inglobare la Magna Grecia nella propria sfera d’influenza, i Creative Assembly ci permettono di prendere dimestichezza con le meccaniche semplici di spostamento delle truppe attraverso i vessilli delle legioni, con il sistema di ordini da far impartire al proprio generale e, soprattutto, con le tattiche da adottare per trarre il massimo dalle capacità uniche delle singole legioni che formano il nostro esercito.

Le tipologie di sfide che il titolo propone nella sua componente “muscolare”, legata cioè agli scontri imbastiti tra le legioni di due eserciti in guerra, si dividono equamente in battaglie (di terra, costiere, sul guado, navali o a seguito di imboscata) e in assalti (alle città e ai porti, siano essi fortificati o meno): alle prime si ricollegano tutti gli interventi che, solitamente, comportano uno scontro tra due forze che si equivalgono e che mirano ad assumere il controllo di una determinata regione, mentre ai secondi, decisamente più cruenti e “diretti”, si riallacciano le aggressioni pianificate di una campagna militare che, in quanto tale, presuppone l’intervento continuo per logorare il nemico con aggressioni a oltranza volte a distruggere il morale dei generali avversari.

Appoggiandosi alla monumentale struttura di gioco dei capitoli precedenti, gli sviluppatori inglesi hanno approfittato delle innovazioni tecnologiche garantite dal nuovo motore grafico per introdurre tutta una serie di migliorie, di ottimizzazioni e di vere e proprie aggiunte, come quella dei modificatori ambientali basati sui bonus e sui malus attribuiti alle legioni in base alle condizioni meteorologiche e alla conformazione del terreno (come per la cavalleria e per gli astati che guadagnano un potenziamento se attaccano su terreni scoscesi, o come per i frombolieri e per gli arceri che vedono ampliare il proprio raggio d’azione se posizionati su di un’altura). L’altra grande innovazione è legata all’estensione della mappa di gioco, aumentata in maniera considerevole rispetto alle iterazioni passate della saga di Total War per garantire l’impiego congiunto delle unità di mare e di terra, le manovre d’accerchiamento e la conquista delle città tramite il controllo contemporaneo di due o più centri nevralgici all’interno delle mura.

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Per ciò che concerne le migliorie “minori” (che poi minori non sono se consideriamo la loro importanza nell’economia di gioco complessiva), troviamo poi l’adozione delle guarnigioni che corrono automaticamente in difesa degli insediamenti nemici rimasti scoperti da qualsiasi legione “ufficiale” (quelle guidate da ciascun generale presente nella mappa a turni), il perfezionamento delle manovre di speronamento delle unità ingaggiate in una battaglia navale e la revisione della forza originaria delle unità a cavallo: come per la mappa a turni, però, anche nel modulo delle battaglie all’arma bianca l’intelligenza artificiale degli eserciti nemici è solita compiere degli svarioni estemporanei che finiscono inevitabilmente col minare l’esperienza interattiva, specie ai livelli di difficoltà più elevati.

Nonostante le pecche di un’IA che in taluni frangenti dimostra di non essere all’altezza delle aspettative degli appassionati, le fasi di combattimento, le logoranti battaglie e i fulminei assalti di Total War: Rome II regalano comunque delle scariche continue d’adrenalina per l’incredibile eterogeneità delle situazioni da affrontare, delle unità da utilizzare e delle tattiche da impiegare per avere la meglio sul nemico di turno. E questo, senza considerare il gigantesco “bonus emozionale” dovuto alle sessioni multiplayer: oltre alle immancabili sfide competitive fino ad un massimo di otto utenti per lobby (quattro per fazione), i ragazzi di Creative Assembly hanno ben pensato di implementare nel codice di gioco di questa loro ultima fatica strategica una componente online interconnessa direttamente alla campagna principale per permetterci di intraprendere l’avventura sia in cooperativa che in competitiva (in quest’ultimo caso, però, solo in campagne veloci 1 contro 1).

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GRAFICA E SONORO

Spinto dal Warscape Engine, il motore grafico di Total War: Rome II dona al titolo un incredibile impatto visivo e un livello di dettaglio sconosciuto agli altri esponenti del genere. La schermata a turni arricchisce la visione d’insieme delle civiltà con texture ad altissima definizione e città caratterizzate da edifici unici, i menù sono estremamente fruibili anche dai neofiti e le battaglie, siano esse combattute in campo aperto, all’ombra delle mura cittadine di una città stato o sballottati dalle implacabili correnti di un mare in tempesta, sono semplicemente meravigliose. È proprio con le battaglie che il titolo, dal punto di vista squisitamente grafico ed estetico, riesce infatti a dare il meglio di sé grazie anche all’inedita telecamera cinematografica che, se attivata, segue dinamicamente l’evolversi dello scontro attraverso un’inquadratura ravvicinata sulle legioni e sulle unità selezionate di volta in volta dall’utente.

Per la natura stessa dell’opera e per la mole spropositata di unità e di elementi grafici a supporto dell’azione immortalata a schermo, però, il comparto tecnico di Rome II è necessariamente tra i più esigenti in termini di risorse hardware: nonostante la grande scalabilità dell’engine, infatti, a prescindere dalle impostazioni grafiche selezionate e dalle prestazioni del proprio sistema ci si imbatte spesso in rallentamenti del framerate e nel caricamento delle texture dell’ambientazione o dei modelli poligonali delle unità. Le patch pubblicate nei giorni immediatamente successivi al lancio, però, hanno contribuito a migliorare la situazione regalando qualche fps in più agli utenti con configurazioni hardware non particolarmente performanti, e il supporto continuo promesso dai Creative Assembly ci induce a guardare con speranza al futuro.

Non meno importante del comparto grafico troviamo poi il lavoro che gli sviluppatori inglesi hanno svolto per realizzare la colonna sonora (con brani strumentali che seguono dinamicamente l’evolversi delle battaglie) e per registrare le centinaia di frasi di circostanza pronunciate dai generali (in inglese) e soprattutto dai consiglieri, queste ultime doppiate in italiano da un cast di prim’ordine comprendente Alessandro Rossi e Roberto Pedicini (la voce del re spartano Leonida nel film “300”).

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COMMENTO FINALE

Con Total War: Rome II, i Creative Assembly e SEGA ci dimostrano che non serve piegarsi alle spietate leggi di mercato se si è in grado, con la tenacia delle proprie convinzioni e con la forza dei propri progetti, di superare qualsiasi avversità in un contesto videoludico popolato, purtroppo, da un numero sempre maggiore di case di produzione e di sviluppo convertitesi alla causa dell’immediatezza per rincorrere le sirene del guadagno facile rappresentate dalla progressiva semplificazione della formula che sta alla base dei loro titoli.

L’esperienza di gioco di Rome II, infatti, si ricollega in maniera organica alla serie di Total War per rappresentarne il vertice, la summa di tutto ciò che in passato è stato fatto dagli studios inglesi per garantire un livello di profondità e di realismo congruo alle attese e alle necessità degli appassionati di lungo corso. Le innovazioni apportate alle dinamiche di gameplay si fondono armoniosamente con gli elementi noti della struttura di gioco, il motore grafico dona alle scene di combattimento un taglio cinematografico e l’incredibile fedeltà nella ricostruzione degli eventi, delle battaglie e dei protagonisti dei tre secoli di storia antica riprodotti dai Creative Assembly nella campagna principale e nelle sfide delle restanti modalità in singolo e in rete danno il senso della vastità di un progetto macchiato solo marginalmente da piccole sbavature riscontrabili, ad esempio, nella stabilità generale dell’engine e nell’intelligenza artificiale delle fazioni guidate dalla CPU.

Per questo, e per mille altre ragioni riconducibili alle emozioni regalate da questo titolo, non possiamo che chiudere questa recensione consigliando Total War: Rome II a tutti i cultori di strategici ad ambientazione storica e ai neofiti che, armati di buona volontà, volessero approfittare dell’occasione per abbracciare questo particolare e impegnativo genere di videogiochi partendo proprio dall’ultimo capitolo di questa saga.

Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • Tecnicamente mostruoso
  • Il numero incredibile di mappe, di fazioni e di unità presenti
  • Gameplay solido come la roccia
  • La grande fedeltà della ricostruzione storica
  • Le esigenti richieste hardware
  • La lacunosa IA nemica delle battaglie e della mappa a turni
  • Il parziale doppiaggio in italiano
  • Multiplayer poco innovativo

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