The Movies era una sfida non da poco per Lionhead, forse anche più di Black & White. Una sfida, quella di realizzare un gioco gestionale che permettesse allo stesso tempo agli utenti di creare piccole opere d’arte, garantendo praticamente vita eterna al primo (e unico?) simulatore di produttore e filmaker che esista. Il tutto spalleggiato da una community abbastanza in fermento da produrre continuamente nuovi film e idee.
La cosa incredibile, è che Lionhead è riuscita in tutto ciò. E se per tutto ciò bisogna patire una struttura un po’ schizoide, fa niente.
Per chi non lo sapesse, The Movies è un gioco gestionale. Vi mette nei panni di un produttore nei primi anni 20, e non dovete fare altro che diventare una casa di produzione potente e rispettata, mentre il tempo passa, cambiano i generi cinematografici e i costumi. La realizzazione del film è totale, e parte dalla sceneggiatura per arrivare fino alla promozione pubblicitaria. Dovete gestire le vostre star, costruire i set e tutte le strutture necessarie per rendere i vostri studios funzionali. Rispetto ai normali tycoon-game, The Movies però ha una particolarità. Permette infatti di realizzare personalmente i film, scegliendo gli attori, le inquadrature e tutto il resto. Permette inoltre di salvarli e pubblicarli online per la gioia di tutti.
Detto questo, è bene dire un’altra cosa: si, il gioco soffre un po’ della meccanica del film-making. Dopo poche ore di gioco infatti, vi renderete conto che in una partita normale è spesso difficile coniugare l’aspetto gestionale con la realizzazione di film piacevoli per il pubblico reale. Il pubblico virtuale ha infatti altre esigenze e altri standard, e raramente impiegare molto tempo nella realizzazione di un film pagherà in termini di successo nel gioco. Che poi, a volerla dire tutta, il meccanismo è abbastanza realistico: a voler ‘interpretare’ il gioco come un normale gestionale, vi troverete a produrre una interminabile sequela di film brutti e inguardabili, cavalcando l’onda delle mode e utilizzando attori di cassetta: esattamente quello che fanno gli studios reali di ogni tempo.
L’uomo con la macchina da presa
Nelle prime ore di gioco, vi ritroverete a filmare film realizzati dai vostri scribacchini (non sempre dalla trama chiarissima – c’è da dirlo) Potrete influire sulla recitazione e cambiare qualche inquadratura, ma la libertà sarà poca. Le cose cambiano quando si inizia a interagire più attivamente con la sceneggiatura e il montaggio. Si spalanca – letteralmente – un mondo. E’ bene chiarire come funziona il sistema, visto che è assolutamente nuovo e quindi sconosciuto. Ogni set cinematografico ha un numero predefinito di ‘scene’ di vario genere. Ogni scena ha un numero predefinito di attori, con eventuali oggetti di contorno (fucili, auto, etc). Ci sono scene di combattimento, dialoghi, primi piani, etc. Con il semplice drag-n-drop è possibile legare un attore o una comparsa ai singoli ruoli all’interno della scena. E’ quindi possibile cambiarne i costumi e eventuale equipaggiamento. E’ anche possibile influire sulla recitazione, rendendo ad esempio una conversazione amorosa più o meno appassionata (e questo, a seconda dell’epoca, fa la differenza: penserete mica di far baciare due donne negli anni ’50?). Il film nasce dall’unione di queste varie scene. Sono tali e tante, che difficilmente vedrete due film uguali. Unica cosa che mi ha lasciato perplesso, è l’impossibilità di posizionare gli attori in altri punti del set rispetto a quelli predefiniti: avrebbe facilitato il raccordo tra le scene.
Il metodo Strasberg
In ogni caso, per quanto sia bello ed efficace il vostro film in fase di sceneggiatura, saranno gli attori reali a fare la differenza e far vendere il vostro film ai botteghini virtuali. La performance dei vostri attori dipenderà da molti fattori come la padronanza del genere cinematografico e il rapporto con gli altri attori e con il regista. Il tutto funziona come in The Sims: tenere i vostri attori appagati sarà basilare per realizzare buoni film. In più dovrete preoccuparvi dell’immagine dei vostri divi, e della loro vita privata. Dovrete accudirli, stare attenti al loro livello di stress e controlare che non si ubriachino e non si ingozzino di cibo. Prima o poi, inoltre, dovrete fare qualcosa per rallentare il loro invecchiamento (una star del muto che interpreti ruoli da protagonista nei film degli anni 50 non è una buona idea: mica siamo in Viale del Tramonto!), per non parlare di interventi altrettanto necessari come liposuzione e protesi al seno (!!).
“E’ la stampa, baby”, diceva il mitico Humphrey Bogart: usati con attenzione, i giornalisti sono un ottimo modo per rendere i vostri divi conosciuti, ma attenti a non esagerare, o le star si incazzeranno.
Tutta la meccanica stile The Sims è ben realizzata, e regge il confronto con quanto visto nei giochi di Will Wright.
Piacerà di certo agli appassionati del genere, ma io l’ho trovata abbastanza ripetitiva.
And the Winner Is
Fin da subito, dovrete competere con gli altri studios, che sono decisamente agguerriti. Un maggiore prestigio della vostra casa di produzione garantisce maggiori incassi, ma soprattutto la possibilità di assumere più forza lavoro. Il problema dei lavoratori, è forse il più grosso difetto del gioco. I manovali, la troupe, gli attori e gli altri mestieranti che lavorano per voi, sono infatti in numero incredibilmente limitato. Nuove leve arrivano agli studios saltuariamente, e si mettono letteralmente in fila fuori dai vari edifici per essere convocati. C’è da dire che è possibile riconvertire i singoli lavoratori per fare in modo che si occupino d’altro, ma avrei preferito un sistema differente. In particolare, di manovali non ce n’è mai abbastanza. E sono loro che fanno funzionare tutto, costruendo i nuovi edifici e riparando le strutture danneggiate.
La competizione, è quindi accesissima e necessaria: aiuterà di certo sviluppare nuove tecnologie tramite il laboratorio, così da arrivare alle innovazioni tecnologiche prima degli avversari.
Come prevedibile, ci sono anche le premiazioni stile oscar, anche se devo ammettere con mestizia che non sono ancora riuscito a vincere nemmeno un emmy. Vincendo i vari premi si mettono le mani su tutta una serie di bonus temporanei davvero succosi che rendono la vita dei vostri Howard Hughes digitali moolto più semplice.
Ghost in the Machinima
Arriverà, prima o poi il momento. Vi stancherete di giocare al gestionale e comincerete a fare sul serio. Diciamocelo, non sarà facile realizzare bei filmati con il sistema di The Movies. Le limitazioni ci sono, ed è innegabile. Ma è anche vero che molto del gusto di realizzare film con il sistema avanzato starà proprio nell’agirare queste limitazioni e magari tentare di farne dei punti di forza. Pubblicare i vostri film online sul sito ufficiale vi permetterà di ottenere nuovi contenuti (anche se non si sa ancora cosa) e l’adorazione delle masse. E’ il pubblico reale, quello di cui parlavo sopra. E probabilmente piacere a quest’ultimo sarà ancora più difficile che accontentare quello virtuale. La camera di montaggio ci viene comunque in aiuto in fase di post-produzione: è possibile tagliare e spostare le scene, realizzare semplici dissolvenze in nero e doppiare gli attori. Peccato non si possa uploadare i filmati dopo averli rimaneggiati con programmi esterni. La suite di montaggio presente nel gioco, fa bene o male il suo lavoro e se volete rinunciare alla pubblicazione sul sito ufficiale potete sempre esportare il tutto in formato Windows Media Video.
Il set per le macchine in corsa è il mio preferito. Qui giravo un film in cui un canarino gigante veniva inseguito da due pulotti londinesi.
I dettagli nel gioco rasentano la psicosi. Tutte le strumentazioni presenti nel gioco vengono modificate nel corso degli anni. Quello che vedete qui è uno dei primi modelli di telecamera, ed è azionata dall’operatore, a manovella.
Difficile dare un voto numerico a un gioco come The Movies. Andrebbe separato l’aspetto gestionale da quello creativo, perchè come detto prima non sempre ciò che è bello e che prende tempo funziona nelle logiche del gioco, che è pur sempre un tycoon game e che quindi impone ai giocatori logiche di profitto. Per esperienza, in particolare nelle prime fasi di gioco, premia decisamente sul piano dei profitti la costruzione di 2-3 set e la lavorazione di più film in contemporanea senza troppo preoccuparsi dei risultati.
Realizzare bei film in una normale partita è a mio parere un errore, e comunque molto difficile. Questione di tempistica. Un buon filmato richiede molte scene, e potrebbe tener bloccati gli attori per lungo tempo, non garantendo risultati economici. Meglio godersi il flusso degli eventi, i tempi e i gusti che cambiano e l’introduzione graduale di nuovi costumi e strutture. Prendete la modalità normale come una palestra: vi permetterà di imparare a conoscere le scene e come collegarle. Godetevi il flusso degli eventi e i cambiamenti nei costumi (dagli anni 20 ad oggi ne sono accadute di cose). Dedicatevi al film-making creativo in seguito, sfruttando l’utilissima modalità sandbox, che permette tra le altre cose di partire da un periodo preciso e con denaro illimitato.
The Movies è in pratica due giochi in uno: un brillante gestionale con sfumature à-la-Sims e un potente tool per la realizzazione di machinima spettacolari. Se la longevità del secondo è praticamente infinita (e ulteriormente allungata da plausibili espansioni future), non è da scartare nemmeno quella del primo. Come gestionale ‘classico’, The Movies ha infatti diverse frecce al suo arco. E’ inoltre uno dei tycoon-game più curati degli ultimi anni. Se c’è una cosa che mi rende piacevole giocare i giochi Lionhead sono le interfacce, e qui i ragazzi si son superati. Ogni genere di informazione viene praticamente fornita nella schermata di gioco principale, in tempo reale tramite la rivoluzionaria barra temporale e le gag dell’annunciatore radiofonico (magnificamente doppiato in italiano) che riflette lo spirito dei tempi in cui state giocando. E’ una delle interfacce migliori e più trasparenti degli ultimi anni. E’ la sensazione che mi dà è quella di guidare un incrociatore con il tocco di un mouse. E la cosa rende la guida davvero piacevole. Magari altrove troverete simulazioni più dettagliate, ma nulla che possa competere con la semplicità e l’immediatezza di The Movies.
Insomma, compratelo (e non è una cosa che dico spesso, eh). Sia che vogliate giocare ad un buon simulatore, sia che vi vogliate cimentare nella produzione di film digitali (non perforza brevi).