Per le saghe storiche arriva sempre il momento di fermarsi a riflettere per cercare di capire cosa fare della propria esistenza. I picchiaduro, in generale, devono sempre chiedersi se seguire la via hardcore per soddisfare lo zoccolo duro di appassionati o se imboccare il sentiero dell’innovazione cercando di ampliare il bacino di utenza, correndo però il rischio di snaturarsi e, perché no, di deludere le aspettative.
Mentre con Virtua Fighter Sega ha chiaramente rinunciato ai giocatori occasionali, indirizzando il quinto capitolo verso un tecnicismo ancor più esasperato, Tekken ha cercato di salvare capra e cavoli, proponendo un compromesso che rischia di deludere entrambe le fasce di pubblico.
Harada e il suo team di sviluppo, infatti, hanno passato gli ultimi anni della propria vita a lavorare su un prodotto che, arrivato sugli scaffali dei negozi si sta rivelando decisamente al di sotto delle aspettative generatesi nella lunga attesa, sia dal punto di vista estetico che da quello della sostanza pura e semplice. Scopriamo insieme cosa è andato storto con questo Tekken 6.
La Campagna che non ti aspetti
Nei vecchi capitoli della saga del pugno d’acciaio eravamo abituati ad affrontare subito la modalità Arcade per sbloccare tutti i personaggi e i relativi filmati finali, ma in Tekken 6 qualcosa è cambiato. I programmatori, infatti, hanno investito tempo e risorse a volontà per potenziare a dismisura la vecchia modalità Tekken Force, che in questa edizione torna più fastidiosa e invadente che mai.
L’orribile picchiaduro a scorrimento che avevamo imparato a odiare nei capitoli precedenti, infatti, questa volta è stato promosso da semplice elemento extra a caratteristica di punta del gioco, prendendo il nome di Modalità Campagna e costringendo il giocatore ad affrontarla per seguire le trame dei personaggi, sbloccare rapidamente gli oggetti della personalizzazione e accumulare alla svelta ingenti quantità di denaro da investire nel negozio.
Questa inspiegabile scelta di Harada si traduce in ore e ore di monotonia, dove tra un combattimento e l’altro con avversari privi di un’Intelligenza Artificiale anche solo abbozzata, l’utente è costretto a seguire una trama dalle tinte squisitamente surreali. L’intera modalità è incentrata su Lars e Alisa, due delle new entry del gioco, che a quanto pare occuperanno un posto d’onore accanto ai membri della famiglia Mishima anche nei prossimi capitoli di Tekken.
Una regia da dimenticare
Come se la piattezza generale dell’esperienza non bastasse ad affossare la modalità Campagna, anche il comparto tecnico è assolutamente da dimenticare, visto che a tratti lascia quasi pensare che il gioco giri su una PlayStation 2. Le ambientazioni, infatti, oltre a essere tutte molto simili tra loro (a parte qualche variante pittoresca come le antiche rovine e il vulcano, capita spesso di muoversi all’interno di piattissime strade cittadine) sono tutte realizzate in modo approssimativo, con strutture poligonali e texture che farebbero inorridire qualsiasi giocatore con un minimo di giudizio critico.
A questo si va ad aggiungere una gestione della telecamera a dir poco oscena, che oltre a causare evidenti problemi logistici (capita spesso di premere i tasti a caso picchiando bersagli fuori dall’inquadratura), impedisce di utilizzare gran parte delle combo a causa dei frequenti e repentini cambi di inquadratura.
L’importanza delle basi
Fortunatamente, però, Tekken 6 non è caratterizzato solo da elementi negativi, ma al contrario si basa ancora su una struttura solida perfezionata in tanti anni di rodaggio. Il sistema di combattimento durante le sfide uno contro uno, infatti, è ancora in grado di garantire soddisfazioni incredibili, in particolar modo durante gli immancabili scontri con gli amici.
I programmatori hanno ritoccato alcuni elementi chiave in modo da spostare il gioco verso uno stile più offensivo, aumentando di fatto il ritmo degli scontri e rendendo ogni vittoria ancor più esaltante. In pratica le barre di energia sono state ingrandite e, al tempo stesso, i danni inflitti dai vari attacchi sono stati leggermente ridotti, permettendo così di incassare molti più colpi prima di finire KO.
Questo semplice elemento influisce notevolmente sullo stile di lotta dei giocatori, che sono di fatto incoraggiati a rischiare di più cercando di sfondare la guardia avversaria, magari facendo entrare quella combo interminabile studiata nella modalità Pratica.
A questo si va ad affiancare una maggior frequenza delle Bounce Combo (serie di attacchi concatenati portate dopo aver fatto rimbalzare a terra l’avversario) e l’introduzione dell’elemento Rabbia, che si attiva quando l’energia scende sotto una determinata soglia aumentando il numero di danni inflitti dal proprio personaggio.
Personaggi a non finire
Un altro elemento positivo di Tekken 6 è sicuramente il gran numero di personaggi selezionabili. Oltre a presentare ancora una volta tutte le facce storiche della serie, infatti, la schermata di selezione dei lottatori è stata ulteriormente arricchita da numerose new entry, che si rivelano subito degli ottimi acquisti per il picchiaduro Namco Bandai.
Al di là di alcune scelte di design, infatti, le nuove leve si distinguono subito per gli stili di lotta piacevoli da utilizzare e ben caratterizzati, al punto che si potrebbe perfino decidere di accantonare per un po’ il proprio personaggio preferito per mettersi nuovamente alla prova con una nuova esperienza tutta da studiare. Si tratta di un traguardo importante raggiunto dai programmatori, visto che l’inserimento di nuovi lottatori è sempre piuttosto delicato, e in Tekken 6 le aggiunte sono davvero molte.
La tragedia dell’online
In una generazione in cui l’esperienza online è ormai parte integrante di qualsiasi titolo, è imperdonabile che con Tekken 6 sia praticamente impossibile fare una partita in rete senza essere penalizzati dal lag. Il netcode impostato dai programmatori ha parecchi problemi, al punto da rendere quasi impossibile giocare in modo soddisfacente.
Per un titolo che fa del multiplayer e delle sfide con gli amici il suo punto di forza si tratta di un difetto monumentale, che lascia ancor di più l’amaro in bocca se si pensa a tutto il tempo perso dai programmatori dietro alla Campagna.
Fortunatamente il disappunto manifestato dai giocatori ha convinto Namco Bandai a mettere in cantiere una patch, che quando verrà rilasciata dovrebbe risolvere, almeno in teoria, i problemi in questione.
Quel che basta ai puristi
Se siete dei veri appassionati di picchiaduro, in particolar modo di Tekken, di sicuro ignorerete la Campagna e vi disinteresserete dei finali dei personaggi, perché per voi contano unicamente le sfide con gli amici (rigorosamente offline per evitare qualsiasi ritardo nella risposta ai comandi) e la modalità Pratica, dove studiare le vostre combo e imparare a usare (e a leggere) i nuovi personaggi del cast.
In Tekken 6 tutto questo è rimasto esattamente com’era nei capitoli precedenti della serie, quindi potete dormire sonni tranquilli e acquistare senza remore questo picchiaduro Namco Bandai. Vi farà piacere, inoltre, sapere che, proprio come accadeva in Dark Resurrection, anche in questo episodio è stata inserita la possibilità di lottare contro i Fantasmi caricati sulla rete da ogni parte del mondo, in una modalità progressiva che per alcuni giocatori potrebbe trasformarsi in una vera droga.
Commento finale
Tekken 6, quindi, si rivela essere una delusione per tutti coloro che si aspettavano una rivoluzione per la serie. La modalità Campagna è un insulto al buongusto, oltre a essere minata da evidenti lacune tecniche. Fortunatamente il sistema di combattimento si rivela essere ancora valido e convincente, una vera gioia per i fan storici della serie che, sotto a tanti strati di mediocrità, troveranno il picchiaduro appassionante che hanno sempre amato.
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