Lo storico accordo sancito recentemente da Nintendo e DeNA per portare su tablet e smartphone i primi titoli della grande N progettati per sistemi mobile “esterni” alla casa di Super Mario e lo scossone finanziario conseguente a questo annuncio (con il valore azionario di Nintendo salito del 30% nel giro di pochi giorni) hanno spinto i giornalisti di Time a rivolgersi a Satoru Iwata per capire quale direzione prenderà in futuro il colosso videoludico di Kyoto.
Nel corso della sua disamina, il presidente di Nintendo ha così deciso di cogliere l’occasione per esprimere le sue perplessità su uno dei fenomeni videoludici più importanti di questi anni, ossia i free-to-play:
“Non c’è sincerità nel termine free-to-play. Noto che c’è una certa ipocrisia tra coloro che continuano a utilizzare questa terminologia per inquadrare i loro prodotti in questo modello prima di proporli al grande pubblico, penso piuttosto che sarebbe molto più giusto indicare questi titoli non più come free-to-play ma come free-to-start.”
Stando sempre a Iwata, però, nonostante l’ambiguità della terminologia che accompagna oggi i titoli free-to-play non bisogna bocciare a priori questo nuovo modello:
“Non ho alcuna intenzione di negare questo modello, se i videogiochi che vengono sviluppati poi arrivano all’utente finale con la dicitura di titoli free-to-start. La cosa che mi preoccupa, però, è che nell’era digitale non riusciamo a fare abbastanza sforzi per mantenere alto il valore dei nostri contenuti, e per questo c’è l’alta possibilità che il valore di questi titoli sia notevolmente ridotto, come ha dimostra la storia recente dell’industria musicale.
Ci sono, e continueranno ad esserci anche in futuro, dei videogiochi che meritano di essere proposti seguendo il modello standard dei titoli retail, ma altri progetti possono e devono guardare al modello free-to-start come al proprio modello di riferimento: credo solo che l’approccio freemium debba essere flessibile, perchè se un giorno prenderà il sopravvento sarà solo per la definitiva chiusura del modello basato sulla vendita retail.”
Più che ad un concorrente diretto dell’industria videoludica “classica”, quindi, nel modello free-to-play (o come vorrebbe chiamarlo Iwata, free-to-start) il presidente di Nintendo vede piuttosto un nuovo canale che garantisce al sistema, e a chi vi lavora al suo interno per espandere ulteriormente i confini dell’intrattenimento digitale, una maggiore flessibilità. Che sia questo, magari, il vero senso della decisione assunta dal domus indiscusso della grande N di voler portare il verbo nintendiano tra i milioni di potenziali videogiocatori che si nascondono tra i possessori di tablet e smartphone?
via | Time
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