Chi si diletta con le simulazioni di guida prima o poi ci ha pensato: ma se potessi guidare un’auto da corsa vera, sarei bravo come davanti al PC o non riuscirei nemmeno a partire? Di certo la questione è vecchia come la prima simulazione, ma sicuramente chiunque si sarà posto la domanda una volta o l’altra.
In effetti a dare lo spunto per questo approfondimento è la recente notizia che il campionato inglese nazionale della Gran Turismo, il British GT Championship, si è rifiutato di accogliere la domanda di iscrizione dei vincitori della GT Academy (il torneo virtuale di Gran Turismo che sforna abili piloti) poichè giudicati troppo veloci rispetto al livello pensato per un campionato basato in larga misura su gentlemen drivers.
La cosa lascia decisamente basiti, se è vero che chi si diletta con i simulatori di guida o addirittura spende migliaia di euro in postazioni che sono copie perfette di cockpit da gara (a tal proposito date un’occhiata alla nostra galleria) merita da sempre il titolo di “illuso” che farebbe bene a comprare un go kart e divertirsi in pista. Beh per quanto io ami le simulazioni sono in tutta onestà più o meno dello stesso avviso, anche se è fuori discussione che tali software rendano più facile l’eventuale approccio alla pista reale e sicuramente migliorino la percezione della guida al limite di un’auto oltre che la comprensione di una giusta traiettoria tra le curve. Continua dopo la pausa.
Sono effettivamente sempre di più i piloti professionisti che si affidano a simulazioni per velocizzare l’apprendimento di piste sconosciute o tenere i riflessi allenati. In questo campo spaziamo dai simulatori delle scuderie di Formula 1, veri e propri “mostri” tecnologici fino ad arrivare ai semplici simulatori casalinghi. Se i primi sono esclusiva dei piloti veri, i secondi sono accessibili a tutti e spesso sono usati anche dai piloti di professione per praticità: recentemente per esempio Casey Stoner si sta allenando con rFactor perchè farà un’esibizione nel Campionato V8 Australiano, come vedete nel video di apertura.
E’ storia ormai anche la propensione di Jacques Villeneuve al ripasso delle piste con vecchi simulatori, mentre chi di voi ha mai giocato a Richard Burns Rally Online forse non lo sa ma ha corso contro Robert Kubica con lo pseudonimo di TREBOR ACIBUK (a me per esempio è capitato). Al contrario alcuni piloti detestano anche i simulatori professionali di cui dispongono: è il caso di Kimi Raikkonen, che trova il loro utilizzo inutile, o di Michael Schumacher, che non poteva utilizzari a causa della forte nausea che gli provocavano.
C’è poi qualche celebre caso di chi ha fatto il passo contrario, vale a dire di qualche grande campione delle corse virtuali che ha provato a cimentarsi con cavalli reali. E’ celebre ad esempio il test di Greger Huttu, probabilmente il più forte sim racer della storia. Un paio di anni fa il finlandese si cimentò infatti a Road Atlanta al volante di una monoposto Star Maxda (quasi 300 cv su meno di 700 chilogrammi), situazione che nel virtuale conosceva a menadito.
Beh è andata piuttosto bene, visto che Huttu riuscì a girare a soli tre secondi dal record di quella categoria, risultato eccezionale considerando che il pilota virtuale nel video non appariva certo in ottima forma fisica e che fu costretto a fermarsi dopi 15 giri a causa di dolori muscolari e nausea da forza g a cui non era abituato.
Insomma da sempre gioco e realtà vanno di pari passo o per lo meno ci provano… sono solo illusioni di “poveri” appassionati a cui la sorte (e il conto in banca) non ha permesso di calcare le vere piste o effettivamente gli attuali simulatori hanno raggiunto un grado di accuratezza tale da essere buoni surrogati della realtà? Voi che ne pensate?