Assieme alle prime folate di vento gelido, alla riapertura delle scuole, al cambio di vestiario e ai pomeriggi sempre più corti, il derby videoludico tra le saghe pallonare di Pro Evolution Soccer e FIFA segna l’ingresso nell’autunno e preannuncia l’avvento di una stagione, quella delle simulazioni calcistiche, che accompagnerà tutti gli amanti del calcio e della sua duplice reincarnazione virtuale per i mesi a venire.
Seppure insolito, infatti, il metaforico raffronto con la meteorologia ci aiuta ad osservare con maggiore facilità il ciclico cadenzare delle varie versioni annuali delle simulazioni calcistiche targate Electronic Arts e Konami nell’ottica di chi, per un motivo o per l’altro, vuole capire quanto lontano sono riusciti a spingersi gli sviluppatori nipponici e nordamericani nella lunga e perigliosa strada che porta alla fedeltà assoluta allo spirito e al divertimento che anima lo sport più amato del globo.
Dopo aver analizzato approfonditamente FIFA 11 con la recensione offertavi l’altro giorno, raggiungiamo quindi l’altra faccia della Luna per capire se, con la versione di PES 2011 per PS3 ed X360, il team di sviluppo capitanato dal sempreverde Shingo “Seabass” Takatsuka sia riuscito a compiere quello slancio d’orgoglio in grado di portare questa storica saga ad uscire una volta per tutte dal lato oscuro delle simulazioni sportive dopo gli ultimi anni passati a rincorrere a passo d’uomo il sempre più veloce (e lontano) avversario.
SALVATE IL SOLDATO PES
Ripetuto come un mantra in questi lunghi e, per certi versi, dolorosi anni passati a teorizzare un rinnovamento profondo delle meccaniche di gioco e della struttura stessa della saga, il sogno del buon Seabass di dare alla sconfinata schiera di appassionati di Pro Evolution Soccer un prodotto degno di definirsi “moderno” o, comunque, capace di reggere anche solo in parte la sfida lanciata con determinazione da un FIFA redivivo (specie considerando l’abissale divario che divideva le due serie alla fine della passata generazione di console), per stessa ammissione di Shingo non ha fatto altro che cozzare a più riprese contro il muro rappresentato dall’impossibilità dei suoi collaboratori di attualizzare la loro opera liberandosi dal senso di appagamento divenuto con il tempo una flebile scusa per mantenere lo status quo.
L’amaro risveglio in un universo videoludico non più illuminato dalla loro stella ha così spinto Takatsuka e il suo team di sviluppatori a guardare a PES 2011 non più come all’ennesima replica di uno spettacolo teatrale recitato a memoria senza alcuna spinta emotiva ma, piuttosto, come ad un’occasione da cogliere al volo per riscattare l’onore perduto e per recuperare la fiducia tradita dei loro fans.
Se vero che è sempre la prima impressione quella che conta, basta infatti inserire il disco di gioco nel tray della propria console per accorgersi dei profondi mutamenti in atto non solo nell’aspetto grafico dei menù, ma nell’offerta videoludica stessa che si manifesta attraverso un ventaglio di modalità di gioco incredibilmente ricco. Da questo punto di vista, la prima e forse la più importante delle novità di PES 2011 è rappresentata dall’estrema personalizzazione dell’esperienza che possiamo trarre dai menù in questione, merito non solo di una nuova riorganizzazione delle varie competizioni ed opzioni di sistema, ma anche di una diversa “visione filosofica” che mette al centro di tutto l’utente e non, come nelle passate edizioni, il gioco stesso: grazie a questo piccolo ma fondamentale cambio di rotta attuato da Konami, tutte le migliorie apportate all’impianto di gioco dell’edizione 2011 di PES costituiscono una risposta più che esauriente alle richieste avanzate a più riprese dagli appassionati della saga in questi anni, nonostante ci sia ancora tantissimo lavoro da fare per integrare organicamente nel delicato meccanismo simulativo che governa la serie di Pro Evolution tutte le novità di cui ci occuperemo nel prossimo capitolo della recensione.
IL MIO REGNO PER UN CONTROPIEDE
Come uno dei tanti titani che popolano gli universi letterari fantasy moderni e la mitologia dei popoli antichi, l’offerta videoludica di una simulazione calcistica come Pro Evolution Soccer 2011 è a dir poco gigantesca e si ramifica in un’infinita serie di opzioni e modalità: per semplificarvi la lettura, prima di addentrarci nel cuore delle novità apportate all’impianto di gioco vero e proprio conviene soffermarci ad analizzare gli aspetti “secondari” legati alla personalizzazione, alla tipologia e alle caratteristiche delle competizioni inedite dateci in pasto da Seabass e compagni.
Cercando di colmare una delle più grandi lacune rispetto a quanto proposto dai diretti concorrenti di FIFA, Konami ha permesso ai ragazzi di Takatsuka di lavorare con un numero di licenze sensibilmente superiore rispetto al passato: nel pacchetto di licenze UEFA, adesso oltre all’Europa League e alla Champions League troviamo anche la Supercoppa Europea e tante nuove società affacciatesi da poco sul palcoscenico calcistico più prestigioso del Vecchio Continente, mentre sul versante CONMEBOL segnaliamo con estremo piacere la presenza dell’affascinante Copa Santander Libertadores e di tutte le battagliere squadre partecipanti all’edizione 2010/2011 della competizione più importante organizzata dalla Confederazione Calcistica Sudamericana.
Perfettamente consapevoli di dover svecchiare una volta per tutte l’ossatura della loro saga, però, Seabass e il suo team sono andati ben oltre l’aggiunta (seppure apprezzata) delle nuove competizioni e squadre su licenza: l’aspetto di PES 2011 attraverso il quale è possibile osservare con maggiore evidenza tali cambiamenti è quello relativo all’infinito dedalo di opzioni nella personalizzazione dei vari elementi che compongono l’opera, dalla Master League alla modalità Diventa un Mito, dalle coppe ai campionati customizzati fino ad arrivare agli editor dei calciatori, delle squadre e, novità assoluta, degli stadi (striscioni e cori delle curve compresi).
Altro aspetto su cui non bisogna assolutamente soprassedere è rappresentato dal cambiamento epocale nel menù di gestione strategica delle tattiche di squadra e della formazione: spogliatosi di tutti gli inutili tecnicismi del passato, il momento in cui ci viene richiesto di smettere i panni del giocatore professionista e di indossare virtualmente il gessato dell’allenatore diventa in PES 2011 tremendamente più intuitivo grazie soprattutto all’introduzione di un sistema “drag & drop” che permette con un solo strumento grafico di gestire le sostituzioni e la posizione esatta degli atleti sul rettangolo di gioco. Tali modifiche “estetiche” seguono di pari passo quelle prettamente videoludiche approntate all’infuori dei menù di pausa e, quindi, nelle fasi di gioco vere e proprie. E qui viene il bello.
In maniera completamente differente rispetto agli ultimi capitoli della saga, PES 2011 si sgancia dal semplicistico sistema di passaggi diretti e adotta un meccanismo, definito a ragion veduta “Total Control” da coloro che lo hanno realizzato, che obbliga l’utente a calibrare con parsimonia i passaggi diretti o filtranti, i cross bassi, i fraseggi, i falli laterali, i “lob” e gli interventi aerei (come i colpi di testa durante un rinvio lungo) tramite una barra di caricamento simile a quella che, negli episodi precedenti, governava solo la potenza del tiro. Tale innovazione coinvolge, direttamente e non, anche il comportamento dei giocatori in campo e la fisica stessa che ne governa l’interazione con gli avversari o con la sfera, nel primo caso tramite un’ulteriore barra indicante la fatica accumulata dall’atleta nel corso della partita (con la conseguente perdita progressiva di velocità e di precisione nell’esecuzione di tiri e passaggi), mentre nel secondo caso con un controllo a 360 gradi dei movimenti, dei passaggi stessi e delle finte (queste ultime, personalizzabili dal menù strategico e richiamabili in un batter d’occhi con la croce direzionale).
Il feeling di gioco complessivo che si riesce a trarre da PES 2011 con il massiccio stravolgimento di elementi considerati “sacri” (come l’abbandono degli indicatori tattici a schermo sulla gestione offensiva o difensiva della squadra), risulta però essere paradossalmente simile a quello percepibile con i capitoli passati della saga pallonara targata Konami, con un’unica, grande differenza costituita dall’intensità di gioco: grazie all’arcipelago di novità approntate con “Total Control” e con la rimodulazione delle opzioni strategiche, l’intensità di ogni partita giocata all’interno dell’universo videoludico di PES 2011 varia non più in base al “cronometro biologico” impostato a priori da Konami (dal punto di vista delle meccaniche di gioco, i capitoli precedenti si differenziavano l’uno dall’altro quasi solo per la velocità complessiva dei giocatori e del pallone), ma assume un valore che si modifica in maniera plastica in base al tenore qualitativo delle squadre in campo, alla bravura degli utenti e all’orario effettivo di gioco (tanto per fare un esempio, più ci si avvicina al 90° e meno veloce è il ritmo di gioco espresso dai calciatori). A tal proposito, e proprio in virtù di questa nuova concezione della fluidità di gioco, è bene sottolineare come sia possibile impostare la velocità a proprio piacimento da un’opzione rintracciabile nel menù di sistema.
MULTIPLAYER
Per rispondere alla richiesta pressante degli utenti, e per dare finalmente corpo alle promesse disattese in questi ultimi anni di sciagurata gestione di una delle proprietà intellettuali più importanti e seguite della storia dei videogiochi, i ragazzi della casa di sviluppo di Tokyo hanno ben pensato di trasportare lo spirito e le meccaniche di gioco della Master League in un ambiente condiviso: il risultato finale di questo delicato esperimento, la Master League Online, pur nascendo da una costola della modalità in singolo, riesce a staccarsene organicamente e senza traumi attraverso una gestione diametralmente opposta della fase di calciomercato (basato su un sistema di fluttuazione della domanda e dell’offerta e non su valori prestabili) e delle “giornate” a cui bisogna partecipare per accumulare denaro spendibile nel miglioramento della propria rosa iniziale (e dello stadio proprietario).
A testimonianza del cambio netto di direzione attuato da Konami per ridare lustro alla sua simulazione calcistica, oltre alla Master League Online, ai tornei ad iscrizione oraria e ai classici scontri diretti a gara singola (in un altro ambito videoludico li definiremmo tranquillamente “Deathmatch Uno contro Uno”) troviamo poi l’altrettanto interessante modalità definita Comunità online che, com’è facilmente intuibile, permette ad ogni singolo utente di raggruppare decine e decine di amici in una sorta di campionato a tema arricchito da statistiche dettagliate e liste aggiornate istantaneamente.
A conclusione del paragrafo ci teniamo poi a rassicurare tutti coloro che in passato (specie con gli ultimi due episodi della serie) si sono affacciati al gioco in Rete informandoli che stavolta, e grazie al cielo, i fastidiosissimi fenomeni di lag saranno molto meno accentuati, sia per via del nuovo sistema di ricerca degli avversari che privilegia la vicinanza territoriale e la stabilità di connessione, sia naturalmente per l’accantonamento del vecchio netcode e per il potenziamento della rete di server messi a disposizione dell’utenza.
GRAFICA E SONORO
Tecnicamente parlando, Pro Evolution Soccer 2011 accelera la mastodontica opera di ringiovanimento della saga, già iniziata con il precedente capitolo, e ci offre un impianto grafico assolutamente di prim’ordine. La punta di diamante della produzione targata Konami è rappresentata dalle squisite sequenze introduttive e dal magistrale uso dei filtri grafici per accentuare la spettacolarità dell’azione sul campo sia in diretta (tramite inquadrature strette degli atleti) che in differita (in fase di replay). Meno accentuato, ma comunque tangibile, è invece il miglioramento delle fattezze e delle animazioni dei calciatori, le quali, pur senza eccellere in realismo, riescono comunque a risultare godibili e perfettamente legate allo stile artistico scelto nel rappresentare con coerenza tutte le fasi di gioco, dalla presentazione delle squadre alla cerimonia di premiazione delle competizioni proposte (con un ovvio occhio di riguardo per quelle su licenza).
Sulla flsariga delle profonde modifiche all’impianto di gioco e all’aspetto visivo dell’opera, troviamo il comparto audio e le sue varie sfaccettature: differentemente dalle tracce hard-rock della colonna sonora del capitolo precedente della saga, in PES 2011 potremo udire brani decisamente più “morbidi” che, gusti personali a parte, hanno il non superficiale pregio di assecondare magnificamente l’inedito stile grafico dei menù di sistema e di quelli relativi alla gestione della fase tattica. Prima di passare al commento finale, però, non possiamo non esimerci dal complimentarci con la casa di sviluppo di Tokyo per aver scelto di affidare la telecronaca in italiano del loro ultimo capitolo di Pro Evolution Soccer a quei geniacci di Pierluigi Pardo e Josè Altafini, il cui contributo alle fasi di gioco attraverso una serie praticamente infinita di commenti più o meno esilaranti non risulta essere quasi mai invasivo o, peggio ancora, fastidioso come ci è più volte capitato negli anni passati.
COMMENTO FINALE
Con l’edizione 2011 la saga calcistica di Konami entra finalmente nella “next gen”, ma dovendo analizzare il tutto con l’occhio clinico di chi sa perfettamente a quali vette artistiche e videoludiche sia riuscita a giungere in epoche recenti, sotto molti punti di vista, e ci spiace ammetterlo, quella di Pro Evolution Soccer è una nave che in questi anni ha imbarcato troppa acqua: se dalle parti di EA continueranno ad impegnarsi nel miglioramento della serie di FIFA con la stessa passione che li ha animati da quando hanno compiuto il salto su console HD, ciò che attende Shingo “Seabass” Takatsuka ed il suo team di sviluppo è un periodo particolarmente duro in cui, inevitabilmente, saranno costretti a mettersi perennemente in gioco ogni anno e senza alcun tentennamento derivante dall’autocompiacimento che, come è già fatalmente successo in passato, potrebbe riportarli fuori dall’Olimpo delle simulazioni calcistiche.
PES 2011 è però un prodotto completo, incredibilmente solido e maturo, di gran lunga il miglior capitolo della serie da quando X360 e PS3 hanno emesso i loro primi vagiti. È vero, non sappiamo quale strada percorrerà la saga in un prossimo futuro ma abbiamo ben presente cosa è stato fatto per dare alla luce quest’ultimo capitolo: il nostro giudizio complessivo sull’opera, quindi, non può che essere estremamente positivo nonostante sia chiaro a tutti, dagli sviluppatori ai “pessettari” più convinti, che il viaggio intrapreso virtualmente da Konami per riguadagnare la vetta di questo amatissimo genere sportivo sia appena iniziato.
SECONDA OPINIONE (David)
Dopo anni di chiacchiere e promesse altisonanti mai mantenute, Sea Bass e soci sembrano finalmente usciti dal lunghissimo letargo produttivo che per troppo tempo li ha attanagliati. PES 2011 è il primo vero capitolo della saga a potersi definire “next-gen”, un gioco godibile che presenta una manciata di novità non eclatanti ma sicuramente positive. Tornare a divertirmi con PES è stata una sorta di liberazione, una sensazione che cominciavo a credere perduta per sempre. Dovendo tirare le somme, non mi sentirei di decretare quale dei due titoli calcistici sia il migliore, poiché essenzialmente si rivolgono a due tipi di pubblico differenti: consiglierei FIFA 11 a chi cerca un realismo più marcato a scapito dell’immediatezza, e PES 2011 a chi invece predilige un gioco più immediato, meno impegnativo e con una curva di apprendimento più dolce. Insomma, un gioco più “PES”. Ma su un difetto non possiamo sorvolare: Konami deve assolutamente fare qualcosa sul fronte delle licenze, perché avere ancora i nomi tarocchi per le squadre inglesi e spagnole è assolutamente ridicolo.
Cosa ci piace
|
Cosa non ci piace
|
|
|