La vita di ogni Videogiocatore conclamato viene scandita ritmicamente da avvenimenti prestabiliti: ad ogni stagione associa un particolare rituale, ad ogni occasione reagisce con la consapevolezza di chi ha combattuto (e vinto) mille battaglie virtuali contro eserciti di draghi alati, traendo da esse la forza e il divertimento necessari per andare avanti. All’infinito. E senza sforzo alcuno.
La dedizione e, volendo, l’amore che gli amanti della saga di Pro Evolution Soccer ripongono nella loro simulazione calcistica preferita, vengono rinnovati quest’oggi attraverso la “cerimonia”, organizzata da Konami, per festeggiare l’avvento di PES 2010.
Naturalmente non potevamo mancare a questo importantissimo evento e, proprio per questo, dopo esserci “imbucati” nel ricevimento per raccogliere quante più informazioni possibili (oltrechè la classica fetta di torta e lo spumantino), ve ne rendiamo conto attraverso questa recensione che, negli intenti, cercherà di analizzarne la versione per console ad alta definizione facendo luce sui tanti punti oscuri che la casa di sviluppo nipponica ci ha lasciato col capitolo precedente.
ALLENATORI NEL PALLONE
Prima di addentrarci nelle caratteristiche di gioco che differenziano questo Pro Evolution Soccer 2010 (d’ora in avanti PES 2010 per comodità) dalle ultime incarnazioni del calcio targato Konami, proviamo a fare una disamina delle modalità offerteci per l’occasione dal team di sviluppo capitanato dal sempreverde Shingo “Seabass” Takatsuka.
Inserito il disco di gioco nella console, il ventaglio di opzioni in cui è possibile accedere dai menù iniziali appare assolutamente identico a quello che ha caratterizzato l’ultima interpretazione “pallonara” di Konami: anche in questo caso, similarmente agli ultimi capitoli della saga, tocca fare uno sforzo ulteriore per capire fino a che punto ci si è spinti nel migliorare uno schema di sviluppo ritenuto “perfetto”.
Aspetto videoludico a parte, le modalità Allenatore e Torneo vengono riproposte tale e quali a come erano in PES 2009, trovando un loro equilibrio all’interno della simulazione calcistica “made in Japan” giustificato dalla relativa semplicità di utilizzo delle medesime.
Poche, ma tremendamente utili sono invece le novità rintracciabili nella Master League di PES 2010: come ogni “pessettaro” sa alla perfezione, la Master League veicola il cuore tattico, la mente manageriale e l’ossatura videoludica della creatura calcistica di Konami nella sua “quotidianeità” in singolo, regalandoci per l’occasione una serie di gustose chicche, tra le quali va certamente annoverato il trittico di modalità Club House, Stadium Walk e Office.
In Club House, oltre che preparare tattiche e opzioni per la partita, avremo a che fare nientemeno che col settore giovanile del nostro club di appartenenza, dandoci persino l’opportunità di far lavorare i nostri talenti in erba assieme alla prima squadra; con Stadium Walk ed Office, invece, sarà possibile darsi al talent scouting per acquistare giocatori (utilizzando per la prima volta una valuta reale e non anonimi “crediti”) e per gettarsi alla ricerca dello sponsor giusto con cui rimpinguare a dovere le casse societarie.
IL PESO DI CHI È OBBLIGATO A REAGIRE
Stando a “capitan” Takatsuka, con PES 2010 la sua squadra avrebbe “giocato di fino” riportando la serie agli incredibili livelli pre-nexgen in cui “Pro Evolution” stava al calcio come “PlayStation” stava alle console casalinghe: la Master League ci ha dato lo spunto per iniziare a parlare delle migliorie apportate alla saga, adesso però occupiamoci degli aspetti meramente ludici dell’opera di Konami.
Seguendo gli innumerevoli consigli degli appassionati e il gigantesco lavoro di perfezionamento svolto da Electronic Arts con gli ultimi due capitoli di FIFA, “Seabass” e compagni hanno finalmente scoperto quanto immenso possa essere il desiderio dei fan di vedere “un nuovo” Pro Evolution Soccer. Basta allora “aprire gli occhi” per rivoluzionare completamente una serie che con gli anni ha perso il rapporto con la simulazione calcistica e con le possibilità offerte dalle piattaforme da gioco moderne? Scopriamolo insieme…
Ciò che salta immediatamente all’occhio dell’esperto “pessettaro” è la velocità di gioco, ritoccata leggermente verso il basso per permettere al motore fisico di adempiere alla perfezione al suo lavoro sulla “pesantezza” degli atleti sul manto erboso e, soprattutto, del pallone, le cui traiettorie riescono finalmente ad avvicinarsi a quelle ottenibili su di un campo di calcio propriamente detto.
Nonostante l’incredibile verosimiglianza con cui viene gestita la fisica del pallone, però, l’opprimente presenza di azioni scriptate continua a rovinare l’esperienza videoludica che se ne potrebbe trarre se, invece di relegare i passaggi ad un codice vecchio di anni, non si decidesse di lavorare daccapo all’intero sistema invece che continuare nella filosofia delle “pezze correttive” applicate annualmente.
La “rivoluzione” evocata in passato da Takatsuka cozza con l’esperienza reale che si può trarre con PES 2010: è vero, l’intelligenza artificiale dei portieri è stata migliorata, è arrivato finalmente il controllo dei giocatori a 360 gradi e con esso tutta una serie di animazioni accessorie, e la fisica adempie alla perfezione ai compiti che gli vengono affidati, eppure si continua a percepire forte il senso di “meccanica irrealtà” che ha minato i precedenti capitoli, specie in considerazione dei passi da gigante fatti in tal senso da EA con FIFA 09 prima e FIFA 10 poi.
MULTIPLAYER
Promesse, promesse, promesse: anche i più sfegatati sostenitori del calcio targato Konami avranno certamente perso la pazienza di fronte alla sequela di menzogne sparategli addosso dalla casa di sviluppo giapponese che, in questi anni, ha disegnato solo sulla carta una componente multigiocatore degna di essere consumata. Come se non bastasse l’obbligo categorico di rivoluzionare il gameplay della saga, PES 2010 nasce con il peso enorme di chi deve rimediare (anche in questo caso obbligatoriamente) agli orrori in multiplayer commessi dai suoi avi: proprio per questo evitiamo di dare un giudizio estremamente negativo su di un prodotto che, da solo, viene caricato di una tremenda responsabilità.
Non avendo gli strumenti per analizzare direttamente la componente multigiocatore di PES 2010, inoltre, ci affidiamo alla demo esclusiva dataci da Konami per capire in anteprima “che aria tirerà” dal prossimo 23 ottobre. Ad una primissima impressione, la scelta di Konami di lasciare esclusivamente a Microsoft e Sony la gestione dei server sembra sortire gli effetti sperati, anche se solo parzialmente.
Mentre su Xbox 360 il lag che portava in passato ai tristissimi fenomeni paranormali di teletrasporto dei calciatori in mezzo al campo sembra definitivamente scomparso, su PlayStation 3, invece, scontrarsi in Rete con uno o più utenti senza subire rallentamenti di sorta è un vero e proprio miracolo che tende a manifestarsi una volta ogni cento incontri.
Certo, consideriamo però che le disuguaglianze tra le due versioni di PES 2010 per console ad alta definizione possono essere causate dalla struttura stessa dei server utilizzati dalle due multinazionali: al momento in cui scriviamo il titolo non ha ancora raggiunto i negozi, è perciò naturale che Sony non abbia ancora aperto i server appositi e che si possa incorrere attualmente in problemi di stabilità. Una situazione destinata a cambiare presto, ed in meglio… o per lo meno è quello che speriamo!
GRAFICA E SONORO
Come è naturale che sia, Pro Evolution Soccer 2010 rappresenta l’apice grafico della saga di Konami: dal punto di vista prettamente tecnico, infatti, la nuova creatura di “Seabass” Takatsuka gode i benefici di un profondo restyling in cui tutto assume finalmente le connotazioni di un videogioco di calcio tecnologicamente all’avanguardia.
Davvero imponente è l’accuratezza con la quale è stato realizzato il viso e, in maniera leggermente meno marcata, l’aspetto fisico dei calciatori più importanti, nonostante la mancanza di talune licenze renda irriconoscibili i talenti minori e gli appartenenti a determinate squadre (come quelle inglesi). Come abbiamo accennato in precedenza, la fluidità di un motore grafico che mantiene costantemente i 60 frame al secondo non riesce a sopperire ad un blando lavoro di ottimizzazione sulle animazioni degli atleti, che più di una volta risulteranno legnosi e “monotoni”. Tutto ciò che fa “da contorno”, come gli stadi, i cori, i fotografi a bordocampo, i menù di gioco e persino il manto erboso, segue armoniosamente questa sorta di “mini-rivoluzione” e contribuisce a ridare alla produzione quel senso di immedesimazione che mancava alla serie da troppo tempo a questa parte (dall’inizio della next-gen, per la precisione).
Decisamente più fedele alla tradizione è infine il comparto audio di PES 2010, arricchito da una colonna sonora più che adatta alle lunghe sessioni tra i menù della Master League così come “nello spogliatoio” per preparare le tattiche di gioco prima di scendere in campo. Azzeccata è inoltre la scelta di affidare la telecronaca nuovamente a Pierluigi Pardo e Jose Altafini, che di sovente tendono a prodursi in sketch ironici e commenti taglienti.
COMMENTO FINALE
Davvero tante sono le considerazioni che si potrebbero fare su Pro Evolution Soccer 2010: a caldo, la delusione nel constatare quanto possa essere stato inesatto e fuorviante Shingo “Seabass” Takatsuka nell’affermare che questa volta avremmo assistito ad una vera e propria rivoluzione è davvero spiazzante. Cercando però di osservare la situazione senza far prevalere emotivamente l’appassionato di calcio che è in ognuno di noi, concediamo a Konami il beneficio del dubbio e giudichiamo positivamente la scelta di abbandonare una volta per tutte quella sorta di “immobilismo videoludico” che ha paralizzato la ricerca di una giocabilità sempre migliore.
La strada intrapresa da Konami è però quella giusta, adesso bisogna solo attendere il momento in cui la casa di sviluppo nipponica s’accorgerà che gli avversari percorrono quella stessa strada da più tempo e con maggiore velocità: nel calcio, e di conseguenza nella sua rappresentazione videoludica, vince chi riesce ad interpretare un gioco più reattivo, più fluido e più incisivo dell’avversario, anticipandone le mosse per prenderlo in contropiede attraverso un reparto avanzato composto da atleti dal “cervello fino” e dalla lunga falcata.
Proprio per questo, e per tutti i motivi citati in questa recensione, apprezziamo la svolta di Konami ma, in previsione di una rivoluzione che per ora si manifesta solo tramite blande migliorie superficiali, prima di consigliare l’acquisto di Pro Evolution Soccer 2010 ai nostri amici su PlayStation 3 e Xbox 360 chiediamo loro di considerare concretamente ed oggettivamente le alternative proposte dall’agguerritissima concorrenza, manifestata in questo caso da Electronic Arts e dal suo FIFA 10.
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