Agli occhi di un appassionato di JRPG, la generazione videoludica che sta per volgere al termine non è stata, per così dire, tra le più felici: tolta qualche sparuta eccezione legata più alla “testardaggine artistica” delle personalità di spicco coinvolte in questo o in quel progetto (basti citare le resistenze incontrate da Tetsuya Takahashi e Kōsuke Fujishima nello sviluppo di Xenoblade e Tales of Vesperia) che non alla progettualità dei publisher di riferimento, la produzione ruolistica orientale ha pagato e continua a pagare a caro prezzo l’assurdo immobilismo mantenuto in questi anni dagli attori “istituzionali” del Sol Levante (qualcuno ha detto Square Enix?).
La dinamica intraprendenza dimostrata in questo stesso periodo dalle software house europee e nordamericane con l’ascesa irresistibile di Bethesda, BioWare e CD Projekt, dall’altro lato, non ha fatto altro che acuire la gravità della situazione e amplificare le rimostranze di chi, giustamente, ha finito col manifestare tutto il proprio dispiacere per lo scarso dinamismo dei publisher e degli sviluppatori orientali scegliendo di prendere le distanze, e in modo sempre più drastico (considerando il crollo verticale di vendite registrato sui mercati occidentali), dai JRPG “mainstream”. La notte, però, sembra essere passata.
Riecheggiando nel vuoto assoluto di idee provocato da chi, in questi anni, non è minimamente speso per ridare dignità videoludica a questa nobile branca dell’intrattenimento digitale in salsa jappa, l’annuncio da parte dei Level-5 e dello Studio Ghibli della conversione occidentale di Ni No Kuni ha infatti riacceso la fiammella della speranza di milioni di fan. Per questo, evitiamo di dilungarci e ci gettiamo a capofitto nella recensione di Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea approfittando della sua disponibilità, dal 31 gennaio scorso, in esclusiva su PlayStation 3.
SULLE TRACCE DI SHADAR
Il canovaccio narrativo steso dai Level-5 per dare forma alla trama di Ni No Kuni assorbe i canoni estetici, artistici e autorali delle opere d’animazione dello Studio Ghibli, da Ponyo sulla scogliera a La Città Incantata, raggiungendo un risultato che, inutile nasconderlo, ha del miracoloso. La dimensione fiabesca in cui è immerso il protagonista di questa loro nuova epopea digitale, infatti, è uno splendido romanzo di formazione che aderisce perfettamente alle richieste degli appassionati a prescindere dalla loro esperienza con i JRPG e dalla superficialità dei giudizi sulla natura variopinta e “fanciullesca” delle ambientazioni.
A dispetto delle opinioni che un osservatore disattento potrebbe farsi limitandosi ad ammirare i bucolici villaggi immortalati nelle immagini di gioco intraviste in rete in questi mesi, una volta impugnato il joypad ci vuole davvero poco per accorgersi della profondità e della maturità della trama di Ni No Kuni, specie ripensando al confusionario plot narrativo cui ci siamo imbattuti, con nostro sommo dispiacere, giocando i titoli della concorrenza. Le meccaniche che stanno alla base di questa avventura, infatti, sono tanto semplici quanto geniali: tutto verte attorno alla figura di Oliver, un coraggioso tredicenne distrutto dalla morte della madre. In preda a una crisi di pianto, il nostro piccolo protagonista riesce involontariamente a liberare la fata di una dimensione parallela, il loquace Lucciconio, dall’incantesimo lanciato eoni addietro dal Genio Nero Shadar per trasformarlo in un innocuo pupazzo di pezza.
Tra flashback estemporanei, sogni lucidi, repentini cambi di prospettiva, dialoghi con misteriose entità eteree e deliziosi intermezzi animati, le prime ore di gioco di Ni No Kuni, però, scorrono piuttosto lentamente e lasciano in secondo piano gli elementi prettamente “ludici” del titolo per concentrarsi quasi esclusivamente sulla puntuale spiegazione del ruolo di mago che Oliver è chiamato a ricoprire per riportare in vita sua madre salvando la Grande Saggia Alicia e cercando, in questo modo, di sventare la definitiva distruzione del mondo di Lucciconio per opera del malvagio Shadar.
In virtù dell’intelligente stratagemma delle “anime affini” adottato dagli autori dei Level-5 e dello Studio Ghibli per collegare il destino degli abitanti della città natale di Oliver, Motorville, a quello degli uomini e delle creature che popolano il fiabesco mondo di Lucciconio, la progressione narrativa di Ni No Kuni risulta essere semplicemente fantastica: la lunga fase iniziale di tutorial spalmata sulle prime tre-quattro ore della storia si limita a gettare le basi del canovaccio narrativo e a offrire un’infarinatura dei movimenti e delle caratteristiche essenziali del gameplay. Per avere un quadro più esaustivo delle opzioni offerte dal sistema di combattimento, dal menù e da tutto ciò che ha a che fare con le dinamiche open-world di Ni No Kuni, invece, bisogna macinare almeno una ventina di ore di gioco, e questo senza tener conto del tempo supplementare necessario per portare a termine le decine di missioni secondarie proposteci da coloro che incontreremo lungo il cammino.
La scelta presa dai Level-5 nel centellinare l’offerta videoludica di Ni No Kuni, unita alle decisioni assunte di concerto con lo Studio Ghibli per delinearne la trama, si traduce in un’esperienza di gioco a dir poco massiccia in cui la tensione emotiva si mantiene sempre elevata in ragione delle centinaia di cose da dover fare prima di giungere ai titoli di coda dopo non meno di 45-50 ore (che diventano tranquillamente 65-70 se ci si dedica a tutti i compiti accessori). Dal punto di vista squisitamente narrativo, Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea risulta essere quindi un prodotto solido come la roccia. Forse anche troppo, a giudicare dalla longevità del progetto e dalla lenta progressione del gameplay, due elementi che potrebbero risultare eccessivi e “indigesti” a un’ampia di appassionati di JRPG e di giochi di ruolo in generale: non per niente, gli sviluppatori hanno deciso di controbilanciare la “pesantezza” della trama con una struttura di gioco piuttosto leggera ma ricca, anzi, ricchissima di contenuti.
OLIVER, L’EROE DEI DUE MONDI
Il magico viaggio intrapreso da Oliver per salvare sua madre e rovinare i piani di Shadar non si limita a plasmare la storia fiabesca di Ni No Kuni ma, in maniera ben più estesa di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, contribuisce a migliorare e ad arricchire il titolo su più livelli, tanto che la componente narrativa del capolavoro di Level-5 riesce a influire direttamente sulle dinamiche di gioco, e viceversa. Cominciando dal sistema di combattimento.
Mutuato da quello del capitolo originario per Nintendo DS, il combat system di Ni No Kuni riprende le soluzioni più felici delle meccaniche di gioco in tempo reale dell’indimenticabile Rogue Galaxy per “ibridarle” con la classica impostazione a turni che tante gioie (e altrettanti dolori) ha regalato in questi anni ai cultori di questo particolare genere di giochi di ruolo. Nelle fasi di combattimento conseguenti al “contatto” con le creature che popolano la mappa del mondo e le aree più pericolose con un percorso obbligato (e possibilità di salvataggio veicolata solo dalle luccicanti pietre miliari), il coraggioso Oliver e i suoi compagni d’avventura possono muoversi liberamente in una vasta “arena virtuale” per aggirare il nemico, per sfuggire agli assalti e per raccogliere i globi di recupero della salute e dell’energia magica: la selezione degli attacchi, degli oggetti da impiegare in battaglia (come le erbe curative e le pozioni per annullare i malus di stato), degli incantesimi, delle mosse elusive e delle abilità, invece, avviene tramite dei fumetti a scorrimento.
Dietro all’apparente semplicità dei fumetti e delle dinamiche di gioco erette dagli sviluppatori per dare vita al sistema di combattimento di Ni No Kuni si celano però centinaia di opzioni supplementari per l’impostazione dei contrattacchi, delle tattiche e degli ordini da impartire ai restanti membri della squadra, inclusi i famigli. Corrotti dall’influsso malefico provocato dalla magia di Shadar, i famigli dominano la fauna dell’universo parallelo di Lucciconio e sono gli esseri che, in maniera non troppo dissimile dalla dimensione dei Pokemon, possono essere catturati e allevati da Oliver e dagli altri membri del gruppo.
Ai famigli, alla loro ricerca e al relativo “addomesticamento” è dedicata una delle fette più grandi in cui è suddivisa la torta del gameplay: come per i tre personaggi principali, anche i famigli possono acquisire esperienza in battaglia e crescere di livello, sono dotati di abilità uniche (magiche, fisiche e “di segno”), possono essere equipaggiati con armi, armature e pendenti vari. In base alla quantità di dolcetti offertigli per migliorare specifici aspetti del proprio albero di abilità (dall’agilità al danno fisico, dalla difesa magica alla precisione), tutti i famigli sono poi in grado di mutare forma e di evolversi fino a un massimo di due volte (con una doppia “scelta evolutiva” finale), un’operazione, quest’ultima, che ne azzera il livello di esperienza ma che, alla lunga, garantisce una più ampia scelta di attacchi speciali.
Alla cura e alla ricerca dei famigli sono collegati quasi tutti gli altri elementi di gioco di Ni No Kuni: le erbe e gli oggetti raccolti durante il viaggio, ad esempio, possono essere utilizzati per creare armi uniche o per migliorare l’equipaggiamento. L’importanza di questi piccoli mostriciattoli nell’impalcatura di gioco eretta dai Level-5 è in funzione esclusiva del loro impiego in battaglia in sostituzione dei rispettivi “padroni”: con oltre 400 tipi di famigli tra cui scegliere (a patto, naturalmente, di essere riusciti a “catturarli”), ogni utente può trasformare plasticamente l’esperienza garantita dagli scontri con i nemici minori e con gli arcigni boss “di fine livello” per controbilanciare gli eventuali punti deboli ravvisati nella difesa, nell’agilità o nella scarsa “potenza di fuoco” dei propri personaggi. Il sistema escogitato dai Level-5 e dallo Studio Ghibli per erigere la struttura del gameplay della loro opera mostra però delle lacune piuttosto evidenti in relazione alla scarsità di opzioni tattiche utilizzabili per impartire gli ordini di squadra e, soprattutto, al fastidio provocato dalla ridondanza di alcune tipologie di missioni secondarie, su tutte quelle basate sulla “trasfusione di emozioni” da compiere per riportare in equilibrio lo spirito dei cuorinfranti, ossia di tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, sono stati colpiti dalla maledizione di Shadar.
La riprova “finale” del grande sforzo profuso dagli sviluppatori per dare forma alla poderosa offerta videoludica di Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea è però quella correlata agli aspetti “enciclopedici” di un titolo che, in misura direttamente proporzionale alla variopinta offerta di gioco garantita dagli eventi della narrazione principale e dai compiti basati sull’esplorazione libera della mappa, propone al suo interno un antichissimo volume magico, l’Abbecedabra, con ben 180 pagine piene di formule alchemiche, di aneddoti, di storie millenarie e di parole di potere scritte in un latino maccheronico misto a una lingua runica coniata per l’occasione dai maestri dello Studio Ghibli.
GRAFICA E SONORO
Con Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea, gli esperti designer dei Level-5 raggiungono vette di rara bellezza. Dai frizzanti vicoli di Gatmandù alle oscure profondità dei dungeon più imperscrutabili, ciascuna area di gioco della loro opera d’arte interattiva offre uno scorcio unico sulla dimensione di Lucciconio. Nonostante le relativamente ridotte dimensioni delle città e la scarsità di elementi scenografici (specie nella vegetazione) a corredo delle scene nella mappa del mondo, ogni angolo virtuale di Ni No Kuni trasuda stile e contribuisce a rendere ancora più fiabesche le ambientazioni. E se a questo aggiungiamo gli splendidi spezzoni animati disegnati dai maestri dello Studio Ghibli, la straordinaria “varietà zoologica” dei famigli, il sapiente uso dei filtri grafici e delle sprite bidimensionali nella rappresentazione degli effetti particellari simil-cartooneschi, capirete anche voi i motivi che ci spingono a guardare a Ni No Kuni come ad uno dei titoli più affascinanti ed evocativi dell’intera storia dei videogiochi.
Anche per quanto concerne la colonna sonora non possiamo che inchinarci d’inanzi al talento dimostrato da Joe Hisaishi e dai membri della Tokyo Philharmonic Orchestra nell’accrescere il tenore emozionale delle sequenze in cinematica, dei dialoghi e delle sessioni di combattimento di Ni No Kuni attraverso una serie di struggenti brani strumentali che si integrano armoniosamente con ciò che, di volta in volta, ci viene proposto a schermo. Meritevole di citazione è infine il lavoro compiuto in sede di traduzione da chi si è occupato dei testi in romanesco del Gran Sire delle Fate, Lucciconio, e da chi, grazie al cielo, ha preferito mantenere l’ottimo doppiaggio in inglese e in madrelingua.
COMMENTO FINALE
Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea suggella il matrimonio tra la trentennale scuola di pensiero dei GDR occidentali e l’altrettando antica filosofia ruolistica imperante nei mercati occidentali. Sulle note dell’evocativa colonna sonora di Joe Hisaishi, l’avventura vissuta da Oliver e dall’impertinente Lucciconio riesce sin dal primo, struggente capitolo della trama a scrollarsi di dosso lo stereotipo di “passatempo per bambini” dimostrando di essere ben più matura di quanto, agli occhi di un giocatore poco attento, potrebbe suggerire il particolareggiato stile artistico scelto dai Level-5 e dallo Studio Ghibli per mettere in scena questa loro epopea interattiva.
Dietro all’apparente “leggerezza” dei tratti che colorano la variopinta dimensione videoludica di Ni No Kuni si cela infatti un capolavoro a tutto tondo che prende il meglio della tradizione nipponica, improntata sull’espressività narrativa e sulla profondità emozionale dei personaggi a schermo, per incontrare l’imprescindibile esigenza di libertà d’esplorazione e di “dinamismo” nelle fasi di combattimento manifestata in questi anni dagli appassionati di giochi di ruolo del Vecchio e del Nuovo Continente.
Per la solidità della storia, per la passione dimostrata dai Level-5 nello svolgere il delicato lavoro di conversione e di “ampliamento” del capitolo originario per Nintendo DS, per la bontà delle dinamiche di gioco e per lo straordinario trasporto garantito lungo tutta l’avventura, quindi, non possiamo che chiudere questa recensione indicando Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea come uno dei migliori videogiochi della ludoteca di PlayStation 3, oltreché dell’intera produzione ruolistica di questa generazione di console.
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