Notizia ufficiale: Atari è in bancarotta. La casa di sviluppo, infatti, ha presentato istanza di fallimento per la sua divisione statunitense e, pur avendo festeggiato i quarant’anni dell’indimenticabile Pong, il suo futuro sarà leggermente diverso: i vertici aziendali hanno deciso di non mandare all’aria tutto il lavoro fatto in questi anni, optando per un sonoro rinnovamento, e cioè per lo sviluppo nell’ambito del mobile (possibile grazie a nuovi investitori e completa ristrutturazione). Non sono stati ancora diffusi molti dettagli sul futuro del team, ma è certo che Atari intende liberarsi della società madre francese, Atari SA (ex Infogrames), ora fortemente indebitata; facendo appello al Capitolo 11 del Bankruptcy Code statunitense, infatti, intende risolvere la crisi, riorganizzando tutto e puntando soltanto sui settori più proficui (abbattendo, di conseguenza, le spese superflue).
Molto strano, il destino dell’azienda: considerate che è stata la prima in cui lavorò un giovane Steve Jobs, prima di fondare Apple e che – ma i più appassionati lo sapranno senz’altro – negli anni Ottanta ebbe un successo di quelli davvero invidiabili, salvo poi finire nel dimenticatoio (o quasi) nei decenni a seguire. Oggi il suo destino è appeso a un filo, o meglio a milioni di bigliettoni: anche se rumor vogliono che gli investitori siano già stati trovati, Atari è ufficialmente in cerca di persone che siano in grado di farle fare la parte del leone nel mondo degli smartphone.
I suoi lavori oggi sono concentrati su un nuovo Pong (in collaborazione con Zynga, che comunque non se la passa bene), Rollercoaster Tycoon e Dungeons and Dragons, tutti per dispositivi mobile. Non possiamo far altro che augurarle il meglio, sperando che dietro a queste nuove sfide si nascondano grandi successi.