L’anno era il 1994: MicroProse e Mythos Games sviluppavano UFO: Enemy Unknown, strategico a turni che diede il via alla gloriosa serie conosciuta col nome X-COM. In tempi più recenti, a distanza di quasi vent’anni dal primo capitolo, lo stesso marchio è stato recuperato da 2K Marin per il suo shooter XCOM, destinato a vedere la luce nei prossimi tempi e sul quale in realtà permane qualche dubbio, visti i cambi di rotta effettuati sul progetto.
Ma non è questo l’oggetto del nostro discutere di oggi, visto che la stessa serie strategica è stata ripresa anche (e soprattutto, oseremmo dire) da Sid Meier e dal suo team Firaxis Games, con lo scopo di realizzare il remake XCOM: Enemy Unknown. Anche in questo caso, si tratta ovviamente di uno strategico a turni, il quale titolo richiama da vicino quello usato per la commercializzazione in Nord America del gioco originale uscito nel 1994.
Arrivato finalmente sul mercato a ottobre, il titolo targato Firaxis prova a dire la sua in un periodo per niente facile, zeppo di altre nuove uscite di primissimo piano: ce l’avrà fatta il nostro Sid? Andiamo a scoprirlo insieme dopo la pausa.
XCOM: Enemy Unknown poggia gran parte della propria esperienza di gioco sulla sua modalità singola: inevitabile, considerando che si tratta di un remake di un titolo uscito a metà anni ‘90. La storia è abbastanza semplice: in un futuro prossimo, la Terra si trova a dover fronteggiare un’invasione aliena, decidendo di unire le forze di tutte le nazioni più potenti al fine di respingere gli attacchi. Viene così formata una squadra speciale chiamata XCOM guidata dal giocatore, che in qualità di generale dovrà costantemente riportare al consiglio delle suddette nazioni, impegnato a sorvegliare a volte anche in modo invasivo l’attività delle forze congiunte. Per guidare le nostre truppe abbiamo a disposizione un quartier generale, all’interno del quale gestire tutti gli armamenti e le reclute, combattendo con le limitate risorse che vengono messe a nostra disposizione in tempi di guerra. Il principale aspetto a cui badare nel gestire la base è quello legato alle risorse finanziarie, che il consiglio ci invierà con cadenza regolare, ma integrabili anche con le ricompense e gli oggetti ricavati dalle varie missioni.
Pur seguendo un filone narrativo principale e quindi alcuni passi obbligati, le missioni che XCOM: Enemy Unknown mette di fronte al giocatore si presentano varie a soddisfazione, grazie alla presenza di mappe diverse ma soprattutto grazie al posizionamento casuale dei nemici su di esse, che portano quindi il giocatore a doverle fronteggiarle sempre come se fosse la prima volta anche nel caso in cui decida di ripartire dall’inizio del gioco. Inizialmente dotata di quattro elementi, espandibili dallo stesso quartier generale acquistando gli slot ulteriori, la squadra d’assalto viene depositata dal trasporto nel luogo prescelto, lasciando che sia poi il giocatore a tentare di raggiungere l’obiettivo stabilito: ce n’è per tutti i gusti, dal dover semplicemente sterminare tutti i nemici, al dover scortare qualche personaggio fuori dal luogo infestato dagli alieni, passando per la cattura di unp di questi esseri, il tutto ovviamente cercando di limitare per quanto possibile le proprie perdite. Superando le varie missioni i soldati acquisiranno esperienza, meritando una promozione sul campo per arrivare a specializzarsi in determinati ambiti: avremo così le unità cecchino, quelle di supporto, l’assaltatore e il soldato con armamento pesante, dotato di un vero e proprio arsenale.
Strizzando l’occhio ai giochi di ruolo, per ogni promozione ottenuta è possibile scegliere un’abilità speciale da assegnare alla propria unità, tra le due che vengono proposte nel ramo della sua specializzazione, avendo così la possibilità di differenziare ulteriormente i vari soldati. Andando avanti nel gioco, ci sono ulteriori modi per personalizzare le unità, compresa la possibilità di dare loro un soprannome (non fatelo, o quando moriranno vi dispiacerà davvero!).
Headshot!
Stavamo però parlando della missione vera e propria: una volta scesi dal trasporto, i soldati si ritrovano in campo aperto, lasciando che siamo noi a impartire loro i primi comandi. Come da dinamiche classiche degli strategici a turni, abbiamo a disposizione un numero di movimenti limitato che è possibile effettuare con tutti i personaggi controllati, per poi passare alla CPU il compito di muovere le creature aliene. Una volta ingaggiato il nemico, gli attacchi si basano su alcuni calcoli effettuati in base alla posizione di chi attacca e di chi difende, in base ai quali (prima di decidere se sparare o meno) viene visualizzata una percentuale di successo, affiancata dalla percentuale di probabilità di mettere a segno un colpo critico.
Tali calcoli sono influenzati da alcuni parametri come la lontananza dei soggetti, l’eventuale presenza di ostacoli nel mezzo (anche se a volte questi sembrano quasi ignorati), ma soprattutto la posizione di copertura di chi è attaccato, elemento cruciale delle meccaniche di gioco di XCOM: Enemy Unknown che s’impara presto ad amare: scordatevi infatti di attaccare all’impazzata, perché anche grazie all’intelligenza artificiale del gioco, specializzata nel prendere ai fianchi, durerete poco. Se tutto quanto appena detto vi spaventa, non preoccupatevi, perché la prima missione della campagna altro non è che un egregio tutorial, affrontato il quale ci si sente abbastanza pronti per affrontare tutto quello che verrà.
Tutti a casa
Ridurre il gioco alla sola “discesa sul campo” sarebbe però ingrato, visto che la gestione della base messa a punto da Firaxis è tutt’altro che scontata: come abbiamo già detto, il giocatore deve compiere alcune scelte, talvolta anche di tipo prettamente politico. Capita infatti che vengano segnalati casi di rapimento alieno in diversi luoghi del mondo, con la possibilità per la squadra XCOM di accorrere in un solo posto: la nazione interessata naturalmente ringrazierà felice, mentre quelle che abbiamo ignorato accresceranno il loro livello di panico, fino alla possibilità di lasciare il Consiglio. Meno nazioni nel Consiglio, meno soldi. Meno soldi, meno ricerca e strutture da poter costruire, perdendo così la possibilità di migliorare gli armamenti a disposizione delle unità.
Una serie di migliorie che inizialmente può sembrare di poca importanza, ma che viene esaltata dal livello di sfida offerto dal gioco: quando si crede di aver ormai imparato a fronteggiare ogni nemico, arriva puntualmente un nuovo tipo di unità a guastare i nostri piani, obbligandoci a essere sempre guardinghi sul campo di battaglia e ad affrontare ogni turno ponderando con attenzione i movimenti da compiere. Perdere il controllo della situazione può essere questione anche di un attimo e di una scelta sbagliata d’attacco piuttosto che di copertura. Nonostante l’attenzione principale sia stata rivolta sulla modalità singola di XCOM: Enemy Unknown, questo non vuol dire che non ci sia stato spazio per dare vita a una modalità multigiocatore, anche se di dimensioni ridotte: possiamo così dare vita a scontri via rete coi nostri amici, componendo la propria squadra anche attraverso la scelta di creature aliene, in un utile diversivo che sicuramente male non fa.
Alieni in 3D
Dal punto di vista tecnico, XCOM: Enemy Unknown si comporta bene, anche se – dobbiamo dirlo – senza eccellere particolarmente. Il motore Unreal Engine 3 è comunque una sicurezza, e si dimostra piuttosto versatile anche nel suo uso con uno strategico a turni nella classica visuale isometrica in 3D: non a caso però, appare più in palla quando vengono riprodotte le scene d’intermezzo che Firaxis ha inserito per i movimenti più spettacolari, per documentare salti, spari e rotture di oggetti. Mappe e personaggi sono disegnati con uno stile ispirato, a metà tra quello che potrebbe sembrare un cartone animato e la realtà, mentre all’interno del quartier generale XCOM sembra quasi di respirare col proprio naso i rumori dell’officina, o di trovarsi veramente per i corridoi della base.
Il doppiaggio è di buon livello anche in lingua italiana, mentre le musiche fanno il loro dovere pur senza eccedere particolarmente in termini di originalità l’una dall’altra. Un vero e proprio applauso va invece fatto agli sviluppatori per il sistema di controllo: se il PC è la casa naturale di un gioco del genere, su console le cose sono storicamente diverse. Fatto sta che Sid Meier e i suoi sono riusciti a fare in modo che le sensazioni con un pad in mano siano praticamente identiche a quelle ottenibili con mouse e tastiera, rendendo quindi anche l’esperienza su console di ottimo livello, sorprendendo anche chi vi scrive che dopo aver preso la versione Xbox 360 aveva storto un po’ il naso.
Commento finale
XCOM: Enemy Unknown ci è piaciuto, e anche molto. Firaxis Games ha dimostrato che i remake delle glorie passate possono rispettare la loro eredità, aggiungendo allo stesso tempo il livello di profondità e dettaglio richiesti per essere al passo coi tempi. I fan più sfegatati della serie potranno quindi gioire all’idea di avere un titolo degno dei suoi predecessori, mentre anche gli appassionati del genere strategico a turni, ultimamente un po’ in declino, troveranno un eccellente modo per passare le loro ore dedicate al videogioco. Il livello di sfida offerto e l’arrivo già anticipato di nuovi contenuti aggiuntivi, vi faranno passare lungo tempo davanti a XCOM: Enemy Unknown, uno dei must have di questo fine 2012, in barba ad altri titoli molto più pubblicizzati.
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