L’intervento di Uwe Boll in merito alle sue creazioni cinematografiche, molte delle quali tratte da videogiochi, non è di certo di quelli destinati a ricordarsi come un tentativo di avvicinarsi al popolo degli appassionati dell’intrattenimento elettronico: secondo il regista di House of the Dead infatti, la causa degli insuccessi di gran parte delle proprie fatiche sarebbero gli stessi videogame, spesso non dotati di una trama.
Boll dichiara inoltre di non capire cosa i giocatori si aspettassero dai suoi film, affermando che da un titolo dove non si fa altro che andare in giro ad ammazzare zombie non ci si può aspettare una storia come quella di Schindler’s List: non contento ancora, si rivolge a coloro che l’hanno criticato su Internet, apostrofandoli come “gente senza una vita propria che siede al tavolo della mamma ad ogni pasto”.
Ci si chiede a questo punto perché Boll perseveri nel voler partecipare ad adattamenti videogame-cinema, vista l’alta considerazione che ha sia nei confronti del prodotto videoludico, sia verso chi di quest’ultimo fa una delle proprie passioni principali.
Sarebbe inoltre il caso di ricordare che un gioco può anche non avere una trama profondissima, ma almeno offre all’utente la possibilità di prendere parte attivamente alla storia, cosa che davanti ad un film noioso di certo non può succedere.