Sono trascorsi circa cinque mesi da quando avemmo modo di testare per la prima volta FIFA 13. A distanza di tempo ecco uscire la demo, come sempre avviene alla vigilia. Una demo che non disattende quanto illustratoci in quell’occasione da David Rutter, producer del gioco, ma che anzi avalla certe tesi presentateci in quella sede.
Si parlò di imprevedibilità, termine da prendere con le molle, e per ovvi motivi. Rispetto alla versione che provammo negli uffici Electronic Arts, comunque, il FIFA 13 di oggi si mostra più centrato. Basti pensare che le vere introduzioni di peso in questa nuova incarnazione della serie sono essenzialmente due: revisione del Player Impact Engine e cosiddetto Primo Tocco. Entrambe componenti che in quel nostro primo test apparvero eccessivamente ritoccate, proprio perché era su tali aspetti che gli sviluppatori si sono concentrati sin dall’inizio dei lavori.
Ecco perché, giocandoci, questa demo ci sembra aver arginato certi exploit, limando gli interventi fatti da principio. Ovviamente adesso procederemo con esempi molto più pratici, ma in linea di massima le promesse sembrano essere state mantenute. E tutto rose e fiori? Chiaramente no, e cercheremo di capire perché.
Sarà anche superfluo sottolinearlo, ma è bene porre tale premessa. Le nostre considerazioni si basano su di una demo con la quale abbiamo giocato una dozzina di partite, provando quasi tutte le squadre (che qui sono Milan, Juventus, Arsenal, Manchester City e Borussia Dortmund). Ciò che ci preme qui mettere in luce è proprio la resa dei due aspetti sopracitati, ossia Player Impact Engine e Primo Tocco.
Nel primo caso abbiamo cercato di sperimentare la rinnovata gamma di contrasti sia in tempo reale che servendoci dei replay. E’ emersa anzitutto la presenza di ulteriori animazioni, la cui resa, come sempre, si riflette in maniera tangibile sul gameplay. Spinte, strattoni e trattenute sono decisamente visibili, anche se gestite in maniera a prima vista casuale – nel senso che non abbiamo tasti specifici da premere per compiere un’azione anziché un’altra: solo il classico contrasto.
Ma il vero peso dei contatti si avverte se relazionato al controllo di palla. E’ qui che EA Sports ha apportato le modifiche più sostanziali, rendendo adesso lo stop ed in generale il primo tocco leggermente più ostico. Nulla di trascendentale, per intenderci, ma non date più per scontato che un giocatore qualsiasi sia in grado di addomesticare il pallone come il più grande dei fuoriclasse. Senza dubbio in tal senso interverranno dei parametri, per cui ogni tipologia di giocatore sarà in grado di portare a termine meglio o peggio questa fase.
Non a caso una delle curiosità più pressanti quando testammo la vecchia demo, verteva proprio sulla curva di apprendimento. Per quanto incrementi palesemente il grado di complessità del gameplay, l’incidenza sulla difficoltà – se così possiamo chiamarla – a nostro parere è addirittura meno marcata rispetto all’introduzione della Difesa Tattica. Si tratta per lo più di una misura necessaria, quella di rivedere stop e primo tocco, specie per un titolo che aspira ancora una volta a porsi quale emblema delle simulazioni calcistiche.
Detto ciò, diamoci a qualche uscita di contorno. Con piacere apprendiamo che durante la partita è possibile scorgere le sagome delle riserve che si riscaldano a bordo campo. Nota di colore, più che altro, ma per i più pignoli (e lo è per certi versi anche chi vi scrive) si tratta di elementi magari non essenziali, ma tutt’altro che marginali. Interessanti anche le sfide d’allenamento, che ricordano sommariamente quelle presenti già nei vecchi Winning Eleven/PES. Sempre in ambito di casistica, ci è capitato di essere richiamati dall’arbitro per esserci avvicinati un po’ troppo alla palla mentre eravamo in barriera: in quel caso il direttore di gara ha fermato il gioco e ci ha richiamato in maniera plateale, avvisandoci che al prossimo giro sarebbe scattato il giallo.
Sul fronte grafico, per chiudere, davvero nessuna novità. O per lo meno, nessuna di vago spessore. FIFA 13 è né più né meno quello visto nelle ultime due iterazioni a livello visivo. D’altra parte il motore è quello, né ci pare che in EA fosse una priorità apportare modifiche in tal senso. Sarà interessante adesso mettere mano alla demo di PES 2013, a dispetto di pregiudizi e quant’altro. Perché FIFA pare oramai aver trovato un proprio centro di gravità, almeno a partire da FIFA 11. Non diciamo che da allora la serie non abbia fatto registrare miglioramenti, solo che da due anni a questa parte sono fisiologicamente sempre meno sensibili. Ciò denota che questo progetto ha trovato una propria quadratura, la stessa che gli ha permesso di imporsi e proseguire nella sua egemonia.
E’ PES che da anni ha tutto da dimostrare, poiché essenzialmente ancora in cerca di un’identità specifica che gli consenta di fare il tanto atteso salto. Innegabili alcuni timidi miglioramenti che si possono riscontrare già in PES 2012, ma considerato l’approssimarsi dell’attuale generazione di console, PES 2013 è ancora una volta atteso sul banco degli imputati. Se non la svolta, Konami dovrà stavolta fornire una più che valida alternativa. Questa è la nostra impressione.