Piuttosto ambigue le ultime dichiarazioni e di Yves Guillemot, capoccia di Ubisoft. A suo parere l’industria necessiterebbe di un ciclo vitalizio di console più breve, poiché, a suo dire, questo agevolerebbe non poco la creatività. Ma andiamo con ordine, partendo proprio dalle sue parole.
Ciò che manca è una nuova console ogni cinque anni. Siamo stati penalizzati dalla mancanza di una nuova console sul mercato. Capisco che le case non ne vogliamo sviluppare di nuove troppo spesso per via dei costi, ma è importante per l’intera industria avere nuove console perché questo agevola la creatività.
Forse che Guillemot intenda in qualche modo “giustificare” le svariate iterazioni di Assassin’s Creed, in particolar modo Brotherood e Revelations? Quello che è solo un dubbio diviene una certezza alla luce delle considerazioni successive, che trovate dopo il salto.
E’ molto meno rischioso creare una nuova proprietà intellettuale e dei nuovi prodotti all’inizio di una generazione, […] Alla fine del ciclo vitale di una console, (i videogiocatori, ndr.) vogliono cose nuove, ma a dire il vero non comprano così tante cose nuove. Sanno che i loro amici giocheranno Call of Duty o Assassin’s Creed, quindi si rivolgono a quelli. Ecco perché la fine di un ciclo è così difficile.
Insomma, dichiarazioni legittime quelle di Guillemot, ma che a nostro parere non risolvono la questione. Perché se da un lato è vero che investire in nuovi progetti appare per tanti motivi rischioso quando una console sta per essere congedata, è anche vero che un progetto come Assassin’s Creed ha cavalcato l’onda in un periodo in cui ancora tali rischi potevano essere presi.
Scaricare tutta la responsabilità esclusivamente sugli sviluppatori hardware in merito a questa “strage” di remake, sequel e prequel ci sembra a dire il vero fuorviante. L’obiettivo numero uno di una compagnia di sviluppo, specie a quei livelli, è senza dubbio battere cassa; niente di così eclatante. Ma puntare il dito sulla mancanza di nuove console quale motivo principale per cui si è preferito spingere su una sola proprietà intellettuale, anziché “rischiare”, è un’idea che non ci trova affatto d’accordo.
Che poi, ad essere onesti, è stata proprio Ubisoft a mostrare uno dei titoli più interessanti dell’ultimo, scarno E3, ossia Watch Dogs. E questo la dice lunga riguardo all’intera vicenda: in un contesto tendente alla sterilità come quello attuale, una boccata d’aria come quella di un gioco non del tutto innovativo ma pur sempre “fresco”, è proprio quello che ci vuole. E non citiamo il settore indipendente o semi-indipendente perché effettivamente le dinamiche non sono esattamente le stesse. E dell’ingresso di Ouya, che dire? A riguardo ci abbiamo già pensato nell’articolo in cui abbiamo fatto il punto della situazione riguardo alla nuova console di Ed Fries ed Uhrman Julie.
via | VG247