Con tutte le remaster propinateci dalle major dell’industria videoludica approfittando della ciclica alternanza tra le ultime generazioni di console o, in maniera più spudorata, della ricorrenza quinquennale o decennale dall’uscita di un capolavoro del passato, l’approdo su PlayStation 4 e Xbox One di un’edizione ammodernata di The Elder Scrolls V: Skyrim a cinque anni di distanza da quel famoso “11-11-11″ era pressoché scontato.
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Con l’articolo di approfondimento di Skyrim Special Edition che vi proporremo quest’oggi, quindi, non ritorneremo sulla “ciccia videoludica” del kolossal originario di Bethesda data la mole spropositata di articoli scritti a tal proposito dal 2011 ad oggi, ma cercheremo invece di analizzare gli interventi compiuti dal team di Todd Howard per attualizzare questo iconico GDR a mondo aperto sfruttando le superiori risorse harware delle piattaforme casalinghe più moderne, ivi comprese PS4 Pro e Xbox One S.
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COSA CI PIACE
Tanti miglioramenti grafici su console
Il ritorno del Sangue di Drago – e delle frecce nel ginocchio – sui nostri monitor e teleschermi con la Special Edition di Skyrim è accompagnato dal supporto alle mod su console current-gen e da una profonda revisione del comparto grafico, specie su console dove il “bonus prestazionale” dovuto al passaggio su PlayStation 4 e Xbox One è reso ancora più evidente dalle limitazioni hardware (e non solo, basta ricordare a tal proposito le tristemente note problematiche legate al porting su PS3) delle piattaforme casalinghe di Sony e Microsoft della scorsa generazione.
I novelli “bethesdiani” e i videogiocatori che si avvicinano solo ora a questa serie fantasy (magari dopo aver sacrificato la propria vita sociale sull’altare di Fallout 4) saranno felici di sapere che l’offerta confezionata dal team di Todd Howard comprende il titolo originario (e ci mancherebbe altro!), tutte le espansioni ufficiali e dei miglioramenti che spaziano dall’aggiunta della funzione per scaricare le mod all’impiego di texture ad alta definizione, fino ad arrivare all’adozione di nuovi shader per l’acqua a alla presenza dei raggi di sole volumetrici, di effetti particellari più curati, di un’illuminazione dinamica più realistica (specie negli interni) e una vegetazione molto più ricca.
Dal punto di vista squisitamente tecnico, inoltre, non possiamo non citare la presenza di una distanza di visuale sensibilmente più alta (con un minor fastidio dovuto al pop-up di alberi ed elementi architettonici in lontananza), l’adozione del campo visivo dinamico e, il supporto nativo alla risoluzione 4K (o all’upscaling 4K su Xbox One S) e la maggiore “profondità cromatica” garantita dall’High Dinamic Range su PS4 Pro (a patto, logicamente, di possedere una TV compatibile). Le uniche note stonate, in tal senso, sono rappresentate dal blocco della frequenza di aggiornamento delle immagini a schermo sui 30fps, dalla compressione dei file audio (superiore a quella del titolo originario, soprattutto su PC e XB1), dall’assenza di miglioramenti sulle animazioni e sui modelli poligonali di nemici e creature e dall’illogica riproposizione di bug vecchi quanto il gioco stesso (un aspetto, quest’ultimo, su cui si può sempre intervenire attraverso l’installazione di una patch amatoriale tramite il pannello delle mod).
L’esperienza definitiva di Skyrim
Il lavoro di “attualizzazione grafica” svolto dagli autori di Bethesda sulla versone rimasterizzata di The Elder Scrolls V: Skyrim non si limita alla regione esplorabile nel titolo base ma include anche le aree aggiuntive e le funzionalità esclusive delle tre espansioni che hanno contribuito, nel periodo compreso tra l’estate e l’inverno del 2012, ad aumentare ulteriormente il già incalcolabile numero di ore di gioco offerte dal capolavoro originario, ossia Dawnguard, Hearthfire e Dragonborn.
La presenza dei tre DLC nell’offerta della Special Edition di Skyrim giustifica – anche se in parte – la scelta operata dai vertici di Bethesda di non ricorrere a soluzioni budget (come accaduto di recente con il porting per console current-gen di XCOM 2) e di proporre il titolo a prezzo pieno, ma con la possibilità di passare gratuitamente a questa nuova versione qualora si fosse in possesso del videogioco originario su PC e dell’intero pacchetto di espansioni.
Gli sforzi profusi dagli sviluppatori di Bethesda per migliorare il comparto grafico e aggiungere elementi estetici all’universo fantasy di Skyrim, inoltre, lasciano praticamente intatti il sistema di combattimento, la trama, l’interfaccia, il livello di difficoltà e la progressione ruolistica del capolavoro del 2011: gli utenti più esigenti possono altresì intervenire in tal senso attraverso l’installazione (o, perchè no, la realizzazione in proprio) di mod seguendo le indicazioni della software house statunitense.
A prescindere dalla volontà o meno di servirsi delle mod, comunque, la Special Edition di Skyrim è strutturata per esaltare le dinamiche di gameplay del kolossal primigenio e renderlo ancora più autentico: ai neofiti della serie o a chi si è affacciato superficialmente a questa epopea ruolistica e ha trovato solo adesso il tempo per andare a caccia di draghi assieme a Dovahiin, consigliamo quindi di leggere la nostra recensione e approfondire la conoscenza del titolo attraverso questo articolo che vi offre alcuni consigli pratici per aggiungere un pizzico di pepe all’esperienza di gioco.
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Il supporto alle mod su console
Il funzionamento del mod su console di Skyrim Special Edition è piuttosto semplice e segue il medesimo procedimento delle mod su Xbox One di Fallout 4: una volta installato il gioco ed effettuato il download della patch per il supporto alle mod vi basta creare un account gratuito su Battlefield.net, selezionare le “espansioni amatoriali” preferite dalla vetrina digitale raggiungibile dal menù principale del titolo e attendere che vengano scaricate. Effettuata l’installazione delle mod, e abilitandole attraverso i menù di gioco, viene creato automaticamente un file di salvataggio secondario in modo tale da consentire all’utente di ritornare a un punto precedente al loro utilizzo evitando di incappare in eventuali problemi di incompatibilità e senza dover perdere tutti i progressi fatti nella storia fino a quel momento.
Il rovescio della medaglia dell’utilizzo delle mod su console è rappresentato dall’impossibilità di sbloccare Trofei e Obiettivi Sbloccabili a prescindere dagli eventuali vantaggi ingame ottenuti attivando le mod preferite: i collezionisti di achievements sono avvisati. Diversamente dall’ambiente PC, inoltre, su PlayStation 4 e Xbox One l’impiego delle mod è pesantemente “regolamentato” con limitazioni specifiche per ciascuna piattaforma, come vedremo più avanti nel corso di questa analisi nel paragrafo dedicato, appunto, alle limitazioni alle mod su PS4 (e in misura minore su Xbox One).
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COSA NON CI PIACE
Nessun contenuto aggiuntivo inedito
L’estesa opera di ammodernamento compiuta dai programmatori e dai designer di Betheda per dare un senso all’edizione rimasterizzata di The Elder Scrolls V: Skyrim non lambisce minimamente le dinamiche di gameplay, non modifica l’impianto narrativo e non aggiunge nulla agli elementi di gioco legati alla progressione ruolistica delle abilità dell’eroe, al livello di difficoltà e al sistema di combattimento magico o all’arma bianca.
In termini puramente ludici, la Special Edition di Skyrim è lo specchio fedele del capolavoro del 2011 e delle relative espansioni del 2012: nei circa 35 GB di dati riversati dal titolo sull’hard disk della vostra piattaforma da gioco prediletta non troverete un solo bit che modifichi la giocabilità, con l’unica eccezione rappresentata dalle funzionalità scelte tramite l’installazione facoltativa delle mod presenti sui server di Battlefield.net.
L’aggiunta di nuove animazioni “ufficiali” per gli attacchi corpo a corpo, l’introduzione di nuove magie, la riscrittura delle missioni, l’adozione di un’interfaccia più funzionale o la semplice eliminazione dei bug più fastidiosi del titolo originario avrebbero certamente contribuito a mitigare la forte sensazione di deja-vu provata da chi, come il sottoscritto e come un’infinità di altri appassionati, ha già trascorso più di un centinaio di ore di gioco nel paradisiaco inferno di ghiaccio dello Skyrim “last-gen”.
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Le limitazioni alle mod su PS4
Le console casalinghe e le mod, da sempre, parlano due lingue opposte e apparentemente inconciliabili: solo grazie alle pressanti richieste avanzate dai vertici di Bethesda nel corso di questi ultimi anni si è riusciti ad aprire una breccia nell’ecosistema chiuso di piattaforme come Xbox One e PlayStation 4, prova ne sia il supporto alle mod di Fallout 4 o il non meno importante editor di livelli di DOOM.
Le possibilità offerte dalla Special Edition di Skyrim su console per aggiungere missioni, ambientazioni, personaggi, dialoghi, armature, suoni, armi e texture completamente nuove mediante la creazione e il download gratuito delle mod amatoriali, però, sono soggette a delle pesanti limitazioni: se su Xbox One è possibile scaricare un massimo di 5 GB di mod attraverso i server di Battlefield.net, infatti, su PlayStation 4 tale limite è fissato a 1 GB. Chi desidera cimentarsi con il Creation Kit di Skyrim su PC per rimpinguare di contenuti la versione PS4 del titolo, oltretutto, può utilizzare solo gli asset “ufficiali” e non può servirsi di texture, modelli poligonali o suoni importanti da “sorgenti esterne” a quelle accessibili dall’editor stesso: non sappiamo se il sistema di autorizzazione delle mod su PlayStation 4 subirà delle modifiche in futuro, ma attualmente le limitazioni imposte da Sony non consentono all’utenza PS4 della Special Edition di Skyrim di scaricare il 60% delle mod disponibili su Xbox One e più dell’80% di quelle PC.
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CONSIDERAZIONI FINALI
La Special Edition di Skyrim è una remaster “pura” arricchita dalla sola funzionalità aggiuntiva rappresentata dal supporto alle mod su console: chi sperava in uno slancio di originalità simile a quello apprezzato su PC e console current-gen con la visuale in prima persona di GTA V rimarrà certamente deluso dall’approccio conservativo adottato dai vertici di Bethesda. Da qui a denigrare l’operazione di attualizzazione condotta da Bethesda definendola una mera operazione commerciale, però, ce ne passa: i miglioramenti compiuti sul comparto grafico sono evidenti e permettono al titolo di reggere dignitosamente il confronto tecnologico con gli altri giochi di ruolo a mondo aperto affacciatisi sulla scena videoludica dall’avvento delle console casalinghe dell’attuale generazione.
I cinque anni trascorsi dall’uscita del capolavoro originario, però, si fanno sentire e pesano in maniera inesorabile sull’esperienza di gioco offerta dal titolo, manifestandosi crudelmente in una progressione narrativa troppo schiacciata sul free roaming, in un sistema di combattimento obsoleto e in una sequela di bug e glitch provenienti da un’altra era tecnologica. Chi si avvicina solo adesso alla serie fantasy di The Elder Scrolls approfittando dell’edizione rimasterizzata di Skyrim, comunque, rimarrà sconvolto dalla mole spropositata di cose da fare, e da vedere, nel multisfaccettato e vibrante microcosmo digitale rappresentato dalle regioni più a nord del continente di Tamriel.
Più che guardare all’adorante fanbase di The Elder Scrolls e Fallout, l’operazione condotta da Bethesda ha il coraggio (magari “accidentale”) di solleticare i gusti di una nuova generazione di aspiranti appassionati di GDR “all’occidentale” riproponendo loro l’autenticità del kolossal del 2011 in una veste grafica più allettante nell’attesa, si spera non infinita, di riprendere in mano questa leggendaria proprietà intellettuale in un prossimo futuro per maturarla ed evolverla in un progetto nuovo di zecca. Possibilmente singleplayer. E con tante frecce nel ginocchio.
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