No Man's Sky: la recensione

L'attesissima avventura sci-fi di Hello Games recensita per voi da Blogo
No Man's Sky: la recensione
L'attesissima avventura sci-fi di Hello Games recensita per voi da Blogo

Degli infiniti videogiochi presentatici dagli sviluppatori indipendenti durante le manifestazioni di settore a cui abbiamo assistito nel corso degli ultimi anni, No Man’s Sky è stato senza dubbio il progetto che ha catturato maggiormente le attenzioni, la curiosità e la fantasia degli addetti al settore e degli appassionati di avventure a mondo aperto.

Gli evocativi ma enigmatici filmati dimostrativi condivisi dai ragazzi di Hello Games dalla fine del 2013 ad oggi e le informazioni centellinate dal team inglese capitanato da Sean Murray hanno contribuito ad alimentare in maniera spasmodica la voglia dei giocatori di approfondire la conoscenza di questo titolo che, sin dal suo annuncio, prometteva di immergerci all’interno di un vero e proprio universo virtuale con più di 18 miliardi di miliardi di pianeti da esplorare, ciascuno con una propria flora, fauna, meteorologia e conformazione geologica.

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Dopo aver passato gli ultimi tre anni a sognare di tessere le trame del tessuto spazio-tempo girando come una trottola impazzita attorno a un buco nero supermassiccio e di stringere la mano spugnosa di una medusa senziente incrociata nelle oscure profondità dell’oceano di metano liquido di una luna ghiacciata sull’orlo del collasso gravitazionale, finalmente possiamo salire a bordo della nostra astronave e partire alla volta dei mondi alieni di No Man’s Sky assieme a tutti gli amanti della fantascienza e delle avventure free roaming su PC e PlayStation 4.

Nonostante il titolo abbia raggiunto la fatidica “versione 1.0”, però, il percorso di sviluppo intrapreso da Murray e compagni è ben lungi dall’essere concluso: nel corso dei prossimi mesi (e si spera anni), infatti, il team di Hello Games promette di arricchire in maniera esponenziale l’esperienza di gioco attraverso una massiccia iniezione di contenuti e di funzionalità.

I giudizi e le considerazioni che condivideremo con voi quest’oggi nella “recensione di lancio” di No Man’s Sky, quindi, non saranno esaustivi ma si limiteranno a dipingere il quadro dell’offerta digitale “di base” condivisa assieme a tutti coloro che hanno deciso di indossare i panni dei Viaggiatori intergalattici macinando ore ed ore di gameplay nelle convulse giornate successive al day-one.

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COSA CI PIACE

Incredibilmente vasto e immersivo

L’algoritmo creato da Sean Murray per gestire il complesso sistema a generazione procedurale di No Man’s Sky trasforma gli sterili numeri delle equazioni in un caleidoscopio di mondi alieni e di sistemi stellari diversissimi tra loro ma accomunati da un’unico scopo, ossia quello di accogliere i milioni di Viaggiatori che vorranno visitarli.

In una dimensione in costante mutamento composta da 18 trilioni di corpi celesti da esplorare e da un quantità incommensurabile di creature, di conformazioni geologiche uniche, di condizioni atmosferiche e di strutture architettoniche che attendono di essere scoperte e catalogate, la sfida maggiore che attende gli utenti è quella di non perdere la concentrazione e di assumere un atteggiamento aperto a ogni possibilità. L’inquadratura forzata sulla prima persona anche nelle fasi a bordo dell’astronave e l’impossibilità di conoscere le reali fattezze del proprio alter-ego contribuiscono ad accentuare questo senso di immersione al punto tale da risultare persino opprimente per quella fetta di videogiocatori che preferisce mantenere le distanze dal personaggio interpretato e guardare all’avventura con un certo distacco emotivo.

Nonostante offra scorci di inaudita bellezza e scenari così esotici da sembrare irreali, però, No Man’s Sky è quanto di più lontano possa essere da un film o da una semplice esperienza interattiva fine a se stessa: nel corso dell’avventura, al Viaggiatore è richiesto un lavoro costante di analisi ambientale e di ricerca di minerali, nozioni scientifiche o tecnologiche, manufatti rari ed esseri extraterrestri con cui scambiare merci e informazioni, a patto però di conoscerne la lingua e le usanze. Qualsiasi considerazione o analisi sulla longevità e sulla rigiocabilità di No Man’s Sky, conseguentemente, perde di significato per la natura stessa di un titolo che promette di divertire e di intrattenere gli appassionati a prescindere dal tempo speso (o meglio, investito) nell’esplorazione, nell’acquisizione di crediti e informazioni, nel combattimento o nella semplice contemplazione dell’Infinito.

Narrazione ricca di significati

La saga di Mass Effect ci insegna che non basta trasformare l’universo di un titolo sci-fi in un parco giochi composto da centinaia di attrazioni, se poi queste ultime sono slegate le une dalle altre e non consentono all’utente di approfondire la conoscenza dei luoghi appena visitati e dei personaggi che vertono attorno alla figura dell’eroe impersonato.

Per quanto diversa e multisfaccettata possa essere, una buona narrazione è la chiave di qualsiasi videogioco e la trama di No Man’s Sky, com’è ovvio, non fa eccezione nonostante la vocazione smaccatamente free roaming dell’avventura e la presenza di un impianto di gioco che non richiede il raggiungimento di un obiettivo predeterminato (eccezion fatta per chi, in completa libertà, si porrà l’ambiziosa missione di arrivare al centro della galassia o al centro del sistema di arcologie senzienti dell’Atlante).

Prima ancora di aggiustare la propria astronave e raggiungere l’orbita bassa del proprio pianeta natale per partire alla volta dei pianeti e delle stelle più prossime, ciascun Viaggiatore capisce infatti di essere una parte fondamentale dell’immenso disegno cosmico grazie alle informazioni acquisite dalle steli dell’Atlante che imperlano la superficie dei mondi di No Man’s Sky e dalle colloquiali chiacchierate con le creature al vertice del pantheon di civiltà galattiche. Il filo invisibile che unisce i magnifici racconti di fantascienza delle steli aliene alle azioni compiute dal Viaggiatore sono il vero perno attorno al quale gravita la storia del titolo.

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Grafica e sonoro splendidi

No Man’s Sky è un videogioco indipendente partorito dalla fervida mente di un uomo, Sean Murray, e sviluppato in larga parte da un team composto da meno di 10 persone tra designer, programmatori e autori sotto l’attenta supervisione dello stesso Sean (ai quali vanno aggiunti i membri del gruppo post-rock britannico dei 65daysofstatic, artefici della colonna sonora e dei campionamenti utilizzati per plasmare i brani generati randomicamente per ogni pianeta): per analizzare la componente grafica, tecnica e artistica del titolo bisogna tener presente questo importante aspetto del progetto, prima di rincorrere le sirene dell’hype e lasciarsi andare ad improbabili confronti con videogiochi tripla A realizzati dalle multinazionali del settore servendosi della loro gigantesca macchina creativa e commerciale composta da decine e decine di sussidiarie sparse per il mondo.

Nell’ambito dei videogiochi sandbox indipendenti (come Starbound, Terraria, Space Engineers e il primo Minecraft), No Man’s Sky spicca così per originalità, varietà e capacità di immergere l’utente in una dimensione estremamente esotica ma al tempo stesso realistica e “coerente”: la natura modulare ed espandibile del sistema a generazione procedurale che governa la creazione dei pianeti, inoltre, concede agli autori di Hello Games tutti gli strumenti e le opportunità per ampliare ulteriormente il numero di varianti di creature, piante, strutture geologiche e architettoniche, condizioni climatiche e biomi planetari con update regolari e, perchè no, magari anche con delle mod amatoriali. Le uniche critiche che ci sentiamo di muovere in tal senso al team di Sean Murray riguardano lo scarso numero di varianti procedurali per determinati elementi dello scenario (come le grotte e gli animali carnivori) e i frequenti bug e glitch riscontrati dagli acquirenti della prima ora sia su PS4 che, soprattutto, su PC: anche qui, nulla che non possa essere risolto con una patch o un più ampio aggiornamento gratuito, comunque.

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COSA NON CI PIACE

Crafting e meccaniche FPS blande

Pur essendo stato più volte accostato a Minecraft e ad altri sandbox simili basati sulla costruzione e sull’acquisizione di risorse, il centro di gravità permanente dell’esperienza di gioco di No Man’s Sky non è rappresentato dal looting o dal crafting, come nel caso del capolavoro squadrettato di Markus “Notch” Persson, ma dall’esplorazione e dall’osservazione delle creature, dei biomi e delle bizzarre strutture architettoniche rintracciabili sui pianeti di questo gigantesco universo procedurale.

L’evoluzione dei potenziamenti e dei moduli aggiuntivi più avanzati per il Multi-Tool, l’Exotuta e la propria astronave, ad esempio, non avviene tramite dei complessi alberi di abilità ma si basa sull’impiego delle risorse minerarie ottenute sui mondi alieni o sugli spazioporti visitati e sull’acquisizione casuale delle tecnologie necessarie alla loro costruzione tramite l’esplorazione dei rifugi e la nobile arte della xenolinguistica (ossia strappando informazioni dall’alieno o dal terminale automatizzato di turno).

La grande semplificazione delle meccaniche sparatutto sono una diretta conseguenza di questa scelta operata dagli autori di Hello Games: dalle schermaglie appiedate contro le Sentinelle e le creature più aggressive alle battaglie spaziali contro i pirati, i droni avanzati delle Sentinelle e i cannoni difensivi posti a protezione dei preziosi carichi delle immense astronavi cargo

Almeno per il momento, quindi, l’esperienza di gioco legata al crafting, al commercio e alle meccaniche sparatutto costituiscono diversivo all’esplorazione planetaria e poco altro: solo il tempo, con le prossime patch correttive e gli aggiornamenti futuri, ci dirà se il team di Sean Murray saprà irrobustire questo aspetto dell’opera tramite la massiccia iniezione di contenuti e di modalità inedite che ci aspettiamo di ricevere in futuro.

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Alla lunga ripetitivo

La realizzazione dell’universo di gioco di No Man’s Sky è completamente affidata al sistema a generazione procedurale ideato da Sean Murray, e questo non può che produrre degli effetti contrastanti: da un lato, l’algoritmo magico del boss degli Hello Games permette al titolo di offrirci un’infinità di luoghi da esplorare, ma dall’altro schiaccia l’originalità e lascia all’utente un perenne senso di dej-vu causato, appunto, dalla presenza ricorrente di elementi scenografici che dovrebbero essere sempre nuovi.

Ciascun pianeta, ad esempio, possiede un solo bioma che si estende per tutta la sua superficie, e questo nonostante gli sforzi profusi dal team inglese per regalarci un’esperienza realistica su mondi con un ciclo giorno/notte, con delle condizioni atmosferiche uniche ma senza delle calotte polari o delle regioni equatoriali. Un altro elemento di natura estetica – e non solo – che stride con tutto il resto dell’opera è quello legato alle grotte: tutte le strutture ipogee dei pianeti hanno lo stesso identico set di piante e di conformazioni geologiche, con delle differenze impercettibili nell’illuminazione delle piante e nella struttura di stalattiti e stalagmiti.

Anche se il sistema a generazione procedurale di No Man’s Sky funziona a meraviglia dal punto di vista squisitamente tecnico, insomma, al momento gli elementi modulari che contribuiscono a formare le foreste, le razze aliene, le strutture geologiche, i climi estremi, gli avamposti commerciali, i rifugi e le rovine delle antiche civilizzazioni extraterrestri sono insufficienti a darci l’impressione di esplorare un universo fatto di pianeti veramente unici. La grande ripetitività delle azioni da compiere per ottenere risorse, informazioni, tecnologie e parole aliene, purtroppo, fa il resto ed è davvero un peccato, considerando che non servirebbe poi molto per risolvere questo problema immettendo ulteriore varietà nell’oliato motore procedurale di questo piccolo grande mostro sci-fi.

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Multiplayer e funzioni social assenti

I primi filmati dimostrativi e le dichiarazioni rilasciate da Sean Murray e compagni nelle fasi iniziali del percorso di sviluppo sono state assolutamente fuorvianti: No Man’s Sky è un videogioco d’esplorazione “in solitaria” e come tale va considerato. Il nostro personaggio, il Viaggiatore, è uno spirito libero che può visitare qualsiasi stella posta nel raggio dei suoi motori a curvatura: il suo universo è il medesimo degli altri utenti, tutti condividono la stessa dimensione ed effettuano l’upload dei dati scientifici sullo stesso database galattico, eppure non possono incontrarsi e organizzare spedizioni congiunte.

Gli aggiornamenti che verranno rilasciati nel corso dei prossimi mesi amplieranno certamente le funzioni social e le meccaniche multiplayer del titolo con scontri competitivi, basi commerciali e missioni condivise di ricerca e soccorso di astronavi cargo attaccate dai pirati, ma per adesso No Man’s Sky è un videogioco singleplayer in ogni suo aspetto.

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CONSIDERAZIONI FINALI

La “versione di lancio” di No Man’s Sky è un diamante grezzo che attende con impazienza di essere lavorato dagli autori di Hello Games e dalle decine di sviluppatori, programmatori e designer che, nei prossimi mesi, entreranno nel team di Sean Murray per rimpolpare di contenuti – e di possibilità di gioco – questo immenso universo procedurale.

L’epico viaggio tra le stelle che abbiamo intrapreso in compagnia degli avventurieri virtuali che attendevano con ansia l’uscita di questo progetto indipendente meravigliosamente mascherato da kolossal tripla A, infatti, è appena cominciato: dopo quasi 40 ore di gioco passate a esplorare sistemi stellari a caso o seguendo la via dell’Atlante, il centro della galassia continua ad essere distante più di 100.000 anni luce e non sappiamo quali possano essere le bizzarre forme di vita, le strutture architettoniche, le piante e le condizioni atmosferiche estreme che dominano i mondi esotici di quella regione dello spazio. Anche perchè, a ben pensarci, non sappiamo nemmeno cosa ci sia davvero nella regione galattica che il nostro Viaggiatore ama definire in maniera illusoria come “casa”, data la mole smisurata di sistemi stellari non ancora visitati e la consapevolezza che la stragrande maggioranza di quei sistemi, purtroppo o per fortuna, non verranno mai esplorati!

Chi sperava di capire cosa ha davvero da offrire l’opera ultima di Hello Games leggendo le recensioni di lancio senza “sporcarsi le mani” in prima persona con l’olio iridescente del motore a curvatura della propria astronave, di conseguenza, rimarrà profondamente deluso: No Man’s Sky, similarmente a Minecraft o a Journey, è un’esperienza personale e intimistica, uno specchio magico che assorbe i sogni e i desideri degli appassionati e ne riflette la luce per distorcerla e rilasciarla lentamente in un ripetitivo ma ipnotico fiume di scintille digitali.

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