Al suo dodicesimo appuntamento coi videogiocatori, la serie Call of Duty è ormai diventata un colosso ultramilionario, in grado di battere record non solo rapportandosi al mercato dell’intrattenimento elettronico, ma come abbiamo visto coi 550 milioni raccolti nel weekend di lancio anche quando va a confrontarsi con altre industrie come quelle che riguardano cinema, libri e musica.
Per Activision è del resto già da tempo una gallina dalle uova d’oro, anche se Call of Duty è stato sminuito da molti nel corso degli anni per essere diventato volta dopo volta una fotocopia di sé stesso, senza offrire vere novità al di là di qualche piccola modifica apportata dai team di sviluppo coinvolti ciclicamente nel progetto. Tra questi, si è ritagliato uno spazio importante anche la “Cenerentola” Treyarch, che in questo 2015 ha potuto tornare all’opera con Black Ops III, tre anni dopo il suo predecessore diretto.
Ma non perdiamoci in ulteriori indugi: grazie alla versione PlayStation 4 a nostra disposizione, andiamo a vedere che cosa è venuto fuori.
Cosa ci piace
Contenuti a volontà
Abbiamo già accennato al cambio effettuato sul piano di pubblicazione della serie Call of Duty, per il quale Activision ha messo in piedi un ciclo di sviluppo triennale: un anno in più per lo sviluppo di ogni progetto, visto che in precedenza i team si alternavano invece ogni due anni. Allo storico studio Infinity Ward si sono infatti aggiunti in modo stabile Sledgehammer Games e Treyarch, che ha quindi potuto progettare Black Ops III partendo dall’arrivo del capitolo precedente, datato 2012. Guardando questa nuova opera, il guadagno più evidente è dato dal numero di contenuti disponibili nel gioco, in grado di regalare ore e ore di divertimento ai fan dello shooter in prima persona. In termini puramente quantitativi, lo fa senza snobbare nulla, mettendoci di fronte a non una ma a ben due campagne: la prima è quella che potremmo definire classica, all’interno della quale siamo chiamati a combattere in un 2065 dove robot e impianti sono ormai diventati cosa di tutti i giorni.
Della storia parleremo però in seguito. La seconda campagna, chiamata Nightmare, si sblocca invece dopo aver completato quella principale, dalla quale si differenzia non poco pur riprendendone alcuni elementi: lo fa soprattutto per la presenza di creature zombie come nemici, oltre a una serie di equipaggiamenti alternativi e a una diversa deriva dal punto di vista narrativo. Tutte e due le campagne possono essere affrontate in modalità cooperativa sia online sia in split screen locale fino a due giocatori, mentre con la modalità Zombies classica e il multiplayer si può addirittura arrivare fino a quattro persone sedute col controller in mano davanti alla TV. A proposito di non morti, l’ormai immancabile modalità Zombies è giocabile immediatamente: stavolta Le Ombre del Male ci porta indietro nel tempo fino al 1942, in un luogo chiamato Morg City, dove interpretare quattro personaggi dal passato equivoco. Per la versione originale, non si è badato a spese, con la presenza di attori come Jeff Goldblum ed Heather Graham nel cast.
Da sempre una colonna portante di Call of Duty, anche il gioco online sarà in grado di regalarvi ore e ore di gioco, al di là del già numeroso quantitativo (contate circa 8 ore a campagna) legato alle modalità che abbiamo descritto finora: le alternative presenti sono davvero tante, anche se non troviamo nulla di sconvolgentemente nuovo. I fan del multiplayer classico avranno tuttavia l’imbarazzo della scelta, tra evergreen come deathmatch e cattura la bandiera oltre ad altre modalità conosciute come Uccisione Confermata e Dominio. La nuova modalità Salvaguardia ci costringe invece a condurre un robot in salvo nella zona nemica.
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Multiplayer divertente
Per descrivere la modalità multiplayer di Black Ops III non possiamo ovviamente limitarci a elencare le sole tipologie di gioco. Pur senza inventare nulla di concretamente nuovo in termini di gameplay, Treyarch ha messo insieme una serie di elementi che rende piacevole l’esperienza online. Si può fare un bilancio positivo quindi, all’interno del quale saltano all’occhio i cosiddetti Specialisti, tra i quali il giocatore deve scegliere il proprio personaggio prima di buttarsi nella mischia: inizialmente se ne ha solo uno a disposizione, per poi sbloccare anche gli altri al crescere dei livelli e dei punti di sblocco.
Ognuno di questi combattenti può godere di una propria abilità speciale, oltre a un’arma particolare da attivare durante il match: volendo trovare il pelo nell’uovo, ci è sembrato che non tutti gli Specialisti abbiano la stessa utilità, ma questo è anche da attribuire alla presenza di numerose modalità multiplayer, che rendono quindi i personaggi più adattabili a determinati contesti rispetto ad altri. Le abilità degli Specialisti restano comunque fuori dal sistema Pick 10, di ritorno in Black Ops III: per chi non dovesse conoscerlo, ricordiamo che esso permette di riempire dieci slot totali nella fase di scelta di armi e potenziamenti, ponendo meno limiti alla loro tipologia per offrire una maggiore libertà nella scelta al giocatore, che può adattare meglio l’equipaggiamento al suo stile di gioco.
Una volta nei server, è divertimento sfrenato: Treyarch ci permette infatti di superare ogni limite presente nella mappa, dandoci la facoltà di camminare sui muri e sfruttare all’occorrenza anche una specie di jetpack, da usare per compiere salti più alti del normale raggiungendo così aree che ci sarebbero altrimenti precluse. Non a caso, per familiarizzare con tutto questo sistema gli sviluppatori hanno inserito anche una modalità di gioco di corsa libera, dove fare una sorta di parkour alla Mirror’s Edge tra ostacoli e salti vari.
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Cosa non ci piace
Poca originalità
Se dal punto di vista quantitativo Black Ops III è sicuramente il Call of Duty più ricco di sempre, da quello qualitativo il nuovo lavoro di Treyarch finisce un po’ per incespicare in alcune sue parti. Stranamente, inizia a farlo proprio nella modalità campagna, dove in precedenza la serie Black Ops II era riuscita piuttosto bene: il racconto di Black Ops III si presenta forse come il più ambizioso di tutti, perdendosi però in una serie di tornanti che finiscono col confondere il giocatore, sottoponendolo anche a dei cali di ritmo dovuti dai discorsi che i protagonisti si trovano a fare per provare a chiarire un po’ le idee a chi si trova davanti allo schermo.
Il protagonista, o per la prima volta nella serie Call of Duty la protagonista, viene massacrata all’inizio della storia da un robot nemico, ritrovandosi poi miracolosamente ancora in vita grazie ad alcuni impianti e protesi che gli danno anche abilità speciali. Non mettiamo in dubbio che a tratti il racconto possa anche arrivare ad attrarre chi gioca, ma il rischio di ritrovarsi un po’ annoiati di fronte a tutto quanto è particolarmente alto: per risolvere almeno in parte questo problema, consigliamo di aumentare sin da subito il livello di difficoltà dell’intelligenza artificiale. In questo modo anche le pause vi sembreranno meno fastidiose, dopo aver magari riprovato più volte a superare una zona senza successo.
Tornando alle abilità, le troviamo divise in tre tipologie: la prima dà vantaggio contro i robot, e permette per esempio di prendere il controllo di un’unità avversaria per impiegarla contro i suoi stessi padroni, mentre la seconda offre un maggiore controllo nei confronti dei nemici umani. La terza riguarda invece il personaggio principale, e le sue abilità.
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Qualche incertezza tecnica
Nonostante Black Ops III proceda su ottimi binari per quanto riguarda il framerate, dal punto di vista visivo si discosta abbastanza poco da quanto abbiamo visto l’anno scorso in Advanced Warfare. Anzi, nel caso di quest’ultimo le animazioni facciali erano probabilmente superiori, anche se stiamo parlando di due lavori eccellenti da questo punto di vista: anche nel titolo targato Treyarch infatti i modelli dei personaggi sono stati realizzati piuttosto bene, motivo per il quale i difetti risiedono altrove.
In particolare, le fasi all’aperto ci sono sembrate piuttosto altalenanti, alternandosi tra attimi di una notte di fore pioggia riprodotti in modo eccellente e passi in cui invece si poteva fare qualcosina in più. Nella versione italiana, il doppiaggio è tutto sommato accettabile, anche se in alcuni dialoghi si nota un po’ di enfasi in meno da parte degli attori coinvolti.
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Commento finale
Il più grande Call of Duty di sempre arriva per rendere felici tutti i fan della serie, richiamando a sé anche chi si era allontanato da qualche tempo grazie a un’impressionante mole di contenuti e a un multiplayer assolutamente divertente.
Vista l’assenza di novità importanti e particolari picchi all’interno della produzione, chi non ha mai amato la creatura di Activision difficilmente finirà per farlo ora, ma se per caso il gioco vi attira almeno un po’ avete davanti ore e ore di gioco, sia offline che online, da passare tra zombie e Specialisti.
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