Nel giugno del 2014, il lancio su PC di Divinity: Original Sin ha prodotto un piccolo terremoto tra gli addetti al settore dell’industria videoludica “mainstream”, ritrovatisi colpevolmente impreparati ad un simile successo di critica e, soprattutto, di pubblico, rappresentato in questo caso dalla folla festante di finanziatori privati che ha permesso lo sviluppo del titolo partecipando alle campagne di raccolta fondi avviate nei mesi precedenti dagli autori degli studi Larian.
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Con l’aiuto di Focus Home Interactive (intervenuta per consentire la produzione e la distribuzione delle edizioni console), gli sviluppatori indipendenti belgi hanno continuato ad estendere il perimetro digitale del loro gioiello per attrarre nuovi adepti dei GDR classici e regalare una nuova soddisfazione agli acquirenti del gioco liscio riproponendoci il titolo in edizione Enhanced, un termine che ben rappresenta la mole spropositata di contenuti aggiuntivi e di miglioramenti apportati al gioco originario.
Le 30 ore passate su PS4 nella dimensione fantasy della Enhanced Edition di Divinity: Original Sin, però, non sono bastate a farci raggiungere la fine dell’avventura principale (e questo la dice lunga sulla natura del titolo), ma ci permettono comunque di maturare la nostra opinione su un progetto che ha davvero tanto da offrire, come scopriremo nel corso di questa recensione.
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COSA CI PIACE
Ottimo da soli, splendido in co-op
Il particolare sistema di gioco di Divinity: Original Sin apprezzato su PC nel 2014 lasciava intravedere le grandi potenzialità del titolo dal punto di vista delle meccaniche cooperative. Non è quindi un caso, se i ragazzi dei Larian Studios hanno deciso di poggiare buona parte delle innovazioni grafiche, tecniche e ludiche di questa Enhanced Edition sulla possibilità di affrontare ogni singola parte dell’avventura in multiplayer sia in rete che in locale.
La modalità cooperativa a schermo condiviso, ad esempio, si inserisce perfettamente nel contesto narrativo e nelle dinamiche di gioco propriamente dette, con sessioni esplorative senza alcun vincolo e delle fasi di combattimento capaci di regalare infinite soddisfazioni agli appassionati dei GDR e degli strategici a turni.
Le soluzioni di gioco offerte agli utenti dai Larian Studios sono semplicemente infinite, e le migliorie apportate dalla Enhanced non fanno che esaltare il lavoro svolto dagli autori belgi nell’esaudire i sogni di coloro che hanno contribuito alla pubblicazione del titolo finanziando di tasca propria il progetto: l’esperienza di gameplay offertaci dal titolo è estremamente scalabile, merito dell’aggiunta di tre livelli di difficoltà inediti e della ricchezza di contenuti di una campagna principale a dir poco monumentale e capace, a prescindere dallo stile di gioco adottato, di tenerci impegnati per più di 100 ore senza mai annoiarci.
Incredibilmente ricco di contenuti
Cercando di capitalizzare nel migliore dei modi il patrimonio di consensi dei critici di settore e degli acquirenti della prima versione di Divinity: Original Sin, i Larian Studios hanno colto al volo l’occasione offertagli da Focus Home Interactive di abbracciare l’universo delle console current-gen ampliando ulteriormente il già enorme ventaglio di opzioni e di modalità del capolavoro originario con una lodevole opera di “ammodernamento” che va ben oltre la semplice modifica dei controlli o il miglioramento delle texture.
Oltre alle decine (per non dire centinaia) di ore di contenuti offerti dal titolo primigenio dato alla luce nel maggio del 2014 su PC e al già citato intervento sullo schema dei controlli, l’edizione Enhanced di Divinity: Original Sin propone infatti un’interfaccia utente completamente rivista e pensata per le piattaforme casalinghe di Sony e Microsoft, ma anche una modalità cooperativa a schermo condiviso, dei dialoghi completamente rimasterizzati (in inglese ma con sottotitoli in italiano), un comparto grafico sensibilmente più curato e una nuova trama che espande ulteriormente il mondo di Rivellon con missioni e ambientazioni inedite.
Non meno importanti sono stati poi i “lavori di ristrutturazione” svolti dagli autori europei per affinare il sistema di combattimento, per irrobustire il modulo correlato al crafting e per superare alcune criticità di gameplay legate, ad esempio, agli scontri con i boss e all’evoluzione della trama. Chi ha acquistato la versione “liscia” di Divinity: Original Sin su PC contribuendo al successo del progetto, inoltre, può scaricare gratuitamente l’aggiornamento con tutti i contenuti aggiuntivi e i miglioramenti apportati dall’edizione Enhanced.
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Tecnicamente impeccabile
La Enhanced Edition di Divinity: Original Sin non fa che migliorare il già ottimo comparto grafico, artistico e sonoro del capolavoro dello scorso anno, come d’altronde era logico attendersi da un prodotto simile. Gli interventi compiuti dai Larian Studios per “rinfrescare” il titolo su PC e per portarlo su console current-gen nella sua forma migliore, però, non sono stati affatto scontati: la scelta di bloccare a 30 il framerate massimo per consentire l’introduzione della modalità cooperativa e l’aumento della risoluzione delle texture della maggior parte delle superfici ambientali e delle strutture architettoniche a schermo, grazie all’ottimo lavoro svolto dai Larian, si è rivelata decisamente meno dolorosa di quanto potessimo aspettarci.
La versione PS4 da noi testata, anche per questo, non ci ha creato particolari problemi: il framerate è rimasto stabile anche nelle situazioni di gioco più concitate, i caricamenti sono stati relativamente veloci (per gli standard dei GDR a mondo aperto, s’intende) e la grande mobilità della telecamera ci ha permesso di tenere sempre sott’occhio l’azione di gioco senza prodursi nei fastidiosi coni d’ombra virtuali tipici delle avventure con visuale isometrica.
Le uniche critiche che ci sentiamo di fare agli artisti digitali degli studi Larian in merito alla grafica, e al comparto tecnico in generale, riguardano l’organizzazione del Diario (con le voci delle missioni, dei dialoghi e dei tutorial visualizzate in maniera didascalica e senza alcuna indicazione ulteriore), l’assenza di taluni effetti grafici nelle fasi di combattimento e lo scarso livello qualitativo delle animazioni di personaggi e creature.
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COSA NON CI PIACE
Controlli su console poco intuitivi
Nonostante gli sforzi profusi dai Larian Studios per rimodulare i controlli della Enhanced Edition in funzione dell’approdo su console del loro kolossal ruolistico, Divinity: Original Sin è un titolo nato per girare esclusivamente su PC e fa di tutto per ricordarci che può dare il meglio di sé solo in un ambiente con mouse e tastiera.
La curva di appredimento dei controlli tramite joypad, ad esempio, non è particolarmente ripida, ma basta abbandonare il gioco per un giorno o due (o spezzare l’azione giocando ad un altro titolo in proprio possesso) per dimenticare buona parte delle funzioni di movimento, combattimento e gestione dell’interfaccia di pausa apprese con fatica attraverso i lunghi passaggi delle fasi di tutorial iniziali. È forse questo il motivo dei frequenti errori commessi nella selezione degli attacchi da portare al nemico, così come nella gestione degli elementi dell’inventario (specie nelle fasi di crafting) o nella scelta del momento in cui entrare in modalità furtiva. Anche qui, insomma, è richiesta parecchia dedizione e una grande pazienza a chi si accinge ad affrontare l’avventura e vuole raggiungerne i titoli di coda.
Nella nostra “prova su strada” con la versione PS4, inoltre, abbiamo notato una scarsa implementazione del touchpad del DualShock 4 da parte dei Larian Studios, che difatti si sono limitati a utilizzarlo solo per aprire uno dei numerosi menu di pausa e non, magari, per consentire agli utenti di sfruttare le gesture per accedere alle diverse sezioni dell’interfaccia o per attivare delle funzioni rapide nel crafting e nelle fasi di combattimento. Un discorso simile potrebbe essere fatto anche su Xbox One da coloro che posseggono Kinect.
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Non adatto a tutti
L’originalità, in un videogioco del calibro della Enhanced Edition di Divinity: Original Sin, è un’arma a doppio taglio che permette agli sviluppatori di ricercare soluzioni di gioco e narrative incredibilmente profonde ma così atipiche da risultare indigeste a quella fetta di utenza che, non sapendo a cosa sta andando incontro, guarda al titolo come ad una sorta di action-RPG isometrico “alla Diablo”.
Bastano davvero pochi minuti di gioco per accorgersi, invece, che tra un titolo come Diablo III (che fa dell’immediatezza il suo punto di forza) e un GDR come Divinity: Original Sin (che si basa sulla strategia e sulla tattica, prima ancora che sull’azione) intercorrono le stesse, profonde differenze sussistenti tra Armored Core e un episodio qualsiasi di Front Mission o, per non andare troppo indietro negli anni, tra Elite Dangerous e Kerbal Space Program.
Le bucoliche ambientazioni che fanno da sfondo alle splendide immagini promozionali che campeggiano sulle pagine dei principali store digitali di PC e console current-gen, infatti, possono trarre in inganno e indurre più di un appassionato di action-RPG ad avventurarsi nel dedalo di missioni di Divinity: Original Sin rimanendo ben presto senza alcun punto di riferimento. Anche la promessa di un’azione di gioco in cooperativa descritta come “intensa” e “appassionante” è contraddittoria: come tutte le decisioni da prendere nell’universo strategico-ruolistico della Enhanced Edition di Original Sin, anche quella di intraprendere la storia in cooperativa (che sia in rete o a schermo condiviso ha poca importanza) deve essere una scelta da fare con assoluto criterio.
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CONSIDERAZIONI FINALI
L’edizione Enhanced di Divinity: Original Sin aggiunge sostanza e carattere a un titolo già irresistibile per tutti gli appassionati di giochi di ruolo “vecchio stampo”. Il delicato percorso di sviluppo intrapreso dagli autori belgi degli studi Larian con il lancio del titolo liscio su PC e con il successivo “aggiornamento” necessario a garantire l’approdo su console current-gen non sarebbe stato possibile senza il contributo di coloro che hanno supportato attivamente il progetto attraverso le donazioni private tramite i principali canali di crowdfunding, e questa dedizione la si percepisce in maniera distinta sin dalle prime ore di gioco.
Divinity: Original Sin Enhanced Edition, infatti, è un capolavoro d’altri tempi, un gioiello dal taglio un po’ barocco che riflette la luce in un arcobaleno di colori osservabili solo da una ristretta cerchia di cultori di GDR. Il processo di evoluzione compiuto dai Larian Studios con interventi come l’implementazione della modalità cooperativa, la riformulazione dell’interfaccia e la modifica del sistema di combattimento è solo uno degli infiniti motivi che ci spingono a guardare a questo titolo come ad un passaggio fondamentale dell’industria videoludica moderna, sempre più incapace di prodursi in slanci di innovazione senza sganciarsi dalla remunerativa catena di montaggio dei cosiddetti “kolossal” schiacciati su formule di gioco così serializzate da far gridare allo scandalo.
Ben vengano gli esperimenti indipendenti e coraggiosi come quello di Divinity: Original Sin, quindi, che con la Enhanced Edition ci dimostra ancora una volta quale sia la strada da intraprendere per evitare che il futuro dei videogiochi non si trasformi in una grigia melassa di app usa e getta e di produzioni multimilionarie fini a se stesse.
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