Brutale e decadente come un manicomio vittoriano, la prima trasposizione videoludica del comic di The Darkness è ricordata con affetto da un gran numero di appassionati di sparatutto in prima persona per l’ottimo canovaccio narrativo steso dagli autori degli studi Starbreeze per dare carattere alla loro opera, nonostante le critiche mosse da chi, giustamente o meno, ha lamentato delle sbavature evidenti nelle meccaniche di gioco e delle eccessive forzature rispetto al fumetto originario.
Per la complessità della proprietà intellettuale e per tutta una serie di fattori (non ultimo quello economico), negli anni intercorsi tra l’uscita del primo episodio e l’inizio dei lavori sul seguito sono cambiate molte cose: dallo stravolgimento del comparto grafico al passaggio del progetto agli studi inglesi di Digital Extremes, gli elementi di novità annunciati nel lungo processo di sviluppo sono stati così tanti da indurre i fan a chiedersi, con sempre maggiore insistenza, quanto ormai possa avere in comune questo The Darkness II con il suo diretto predecessore.
Rassicurati dal curriculum di tutto rispetto del nuovo team di sviluppo con all’attivo le pesanti conversioni su PC e PS3 di FPS narrativamente eccelsi come BioShock e Homefront, i cultori della saga hanno deciso di rimandare ogni giudizio a dopo l’uscita nei negozi di The Darkness II, dando così credito alla coraggiosa scelta di cambiamento radicale effettuata dalle alte sfere di 2K Games: accumulate diverse decine di ore di gioco per maturare un’opinione quanto più possibile aderente alla realtà oggettiva del progetto, con la recensione odierna cercheremo quindi di condividere con voi il nostro parere sui pregi, sui difetti e sulle caratteristiche principali dell’opera.
UNA TRAMA “TENTACOLARE”
Ripresosi dall’uccisione brutale della sua amata Jenny e dal folle viaggio intrapreso subito dopo assieme alla Tenebra, a due anni dall’inferno che ha sconvolto la sua vita il malinconico Jackie Estacado del primo capitolo della saga di The Darkness ha abbandonato la carriera di sicario e si è messo in proprio, sfruttando la rabbia e il risentimento per conquistare il vertice della famiglia mafiosa dei Franchetti. Temuto e rispettato dai suoi sottoposti, il Jackie Estacado che si racconta nella campagna principale con un’abile parentesi narrativa nella fase di caricamento tra le varie missioni della campagna principale di The Darkness II è un freddo assassino che non prova il benché minimo rimorso per il male arrecato ai suoi simili.
Affidata a Paul Jenkins, uno degli autori del comic originario, la trama di The Darkness II segue e completa le vicende narrate nel precedente episodio compiendo molteplici “strappi emozionali” dovuti alla nuova condizione del protagonista, al peso della colpa provata da Jackie per la morte di Jenny e al ruolo giocato a più riprese da un’organizzazione segreta disposta a tutto pur di acquisire il potere della Tenebra: la complessità espositiva viene accentuata ulteriormente dalla presenza di flashback introspettivi che materializzano il dolore di Jackie nella forma di un manicomio, oltre che nel più classico girone dantesco creato dalla Tenebra stessa per cercare di soggiogare una volta per tutte il suo ospite umano.
La tentacolare impalcatura narrativa eretta dai Digital Extremes per proseguire il lavoro iniziato nel 2007 dagli Starbreeze, pur offrendo molteplici livelli interpretativi si trasforma ben presto in un’arma a doppio taglio: l’avventura regala colpi di scena a profusione sin dalle prime ore di gioco, ma purtroppo è così frammentata da non consentire all’appassionato di turno di immedesimarsi nel protagonista. In questo, The Darkness II fallisce clamorosamente la sua missione: chi ha amato il capitolo originario, infatti, intraprendendo la caotica campagna di questo seguito (della durata approssimativa di sole 5 ore) si sentirà coinvolto dalla trama quanto può esserlo un lottatore di sumo dopo essere stato invitato al Gran Ballo delle Debuttanti. A onor del vero, il “livello autorale” dell’opera nel suo complesso è comunque superiore (e non di poco) a quello della concorrenza diretta, ma è altresì impossibile non evidenziare il forte disequilibrio tra le varie parti del plot narrativo e, soprattutto, tra il ruolo di Jackie e quello della Tenebra, con quest’ultima a prendere il sopravvento sulle meccaniche di gioco.
LA RIVINCITA DELLA TENEBRA
Voluta o fortuita che sia, la scelta di strutturare la trama in un modo così “pesante” ha il grande pregio di accrescere enormemente il ruolo della Tenebra nelle fasi di gioco vere e proprie: libera di esprimere tutta la propria creatività omicida senza alcun blocco emotivo dovuto alla scomparsa (oramai lontana nel tempo) della povera Jenny, in The Darkness II la famosa possessione demoniaca di Jackie si trasforma in una furia incontrollabile in grado di rovesciare le sorti di qualsiasi scontro a fuoco. Da collaborativo come era in passato, il rapporto simbiotico tra il demone e il suo “vettore umano” diventa adesso una sorta di schiavitù: l’estrema sintesi di tutto questo è rappresentata dalla presenza di una barra di energia ricaricabile, di un contatore di Essenza e, soprattutto, della quadrupla impugnatura.
Nel caso della barra di energia, la sua natura ricaricabile non è dettata da un’operazione di semplificazione delle meccaniche portata avanti dai Digital Extremes ma sta nella necessità della Tenebra di mantenere in vita Jackie curandone le ferite più gravi: per contraccambiare un così importante “favore”, il protagonista dovrà lasciare al demone la possibilità di strappare il cuore dal petto degli avversari per cibarsene ed accumulare Essenza, una preziosa sostanza utilizzabile per sbloccare potenziamenti all’equipaggiamento e nuovi attacchi con i tentacoli. Già, i tentacoli: diversamente dal primo capitolo della saga, infatti, oltre alla doppia impugnatura classica potremo impiegare gli altri due grilletti del pad per gestire due delle tante “protuberanze dentate” che compongono la Tenebra.
Il nuovo quad wielding rivolta come un guanto il gameplay del capitolo precedente, migliorandolo in maniera sensibile introducendo un forte elemento di varietà e, se possibile, persino di imprevedibilità: utilizzabili in contemporanea con le armi tradizionali, i tentacoli ci permettono di afferrare degli scudi di fortuna, di scagliare oggetti e di agguantare il nemico di turno per compiere un ampio ventaglio di esecuzioni estremamente brutali che concorrono all’acquisizione dell’Essenza.
Il ritmo degli scontri a fuoco, per giunta, varia moltissimo nel corso dell’avventura: in alcuni momenti si batterà la fiacca e si avvertirà un leggero senso di noia per l’assenza di avversari da affrontare, mentre in altri non si avrà neanche il tempo di controllare il livello dell’energia o delle munizioni per il grande numero di nemici presenti a schermo dai quali difendersi. Il tenore del giudizio complessivo sul gameplay passa dall’entusiastico all’appena sufficiente in pochi altri frangenti, come nel caso del ripetitivo e monotono sistema trovato dagli sviluppatori per obbligarci a sparare di continuo alle luci ambientali o come nel caso della scarsa longevità dell’avventura, un aspetto mitigato (ma solo in parte) dalla presenza di una campagna cooperativa parallela all’esperienza in singolo.
MULTIPLAYER
Come era logico attendersi, il vecchio modulo competitivo “classico” del primo capitolo è stato completamente soppiantato da una campagna cooperativa a se stante legata solo in parte alle vicende vissute da Jackie Estacado.
Disponibile anche offline, la modalità Vendetta catapulta il giocatore nel covo della famiglia Franchetti per permetterci di intraprendere una ventina di missioni nel ruolo di quattro scagnozzi di Don Jackie che definire “eccentrici” sarebbe un eufemismo: Inukami, infatti, può attaccare i nemici evocando tanti diavoletti, l’alcolizzato Jimmy Wilson può fare affidamento sulle Asce della Tenebra e su un Darkling a lui fedele, il medico JP Dumond con trascorsi da stregone Voodoo può catturare le anime degli avversari con il suo Bastone della Mezzanotte e la spia israeliana Shoshanna è in possesso di una potente pistola, il Braccio della Morte, in grado di sparare raffiche veloci di proiettili demoniaci.
Pur senza poter contare sulla potenza devastante dei tentacoli della Tenebra, ognuno dei cinque sgherri di Jackie conosce le arti oscure ed è perciò in grado di acquisire Essenza dai nemici per potenziare le proprie armi magiche: il grande numero di missioni della modalità cooperativa bilancia la pochezza narrativa del singleplayer e rappresenta un prezioso valore aggiunto, a patto di settare al massimo il livello di difficoltà in presenza di gruppi con 2 o più partecipanti online.
GRAFICA E SONORO
Il motore grafico impiegato (l’Evolution Engine di Dark Sector e del futuro Star Trek) consente ai programmatori dei Digital Extremes di superare le problematiche incontrate dagli sviluppatori degli studi Starbreeze con il precedente episodio della saga: il mondo di gioco è rappresentato splendidamente (a parte una sporadica ripetitività negli interni), e questo non solo per la mole poligonale o per la ricchezza delle texture ma anche, e soprattutto, perchè la direzione artistica è stata impeccabile. La varietà delle ambientazioni, la regia delle sequenze in cinematica, il tenore delle scene splatter e l’impiego massiccio della tecnica del cel-shading sono scelte inappuntabili che avvicinano il titolo alle atmosfere tetre e alla qualità espressiva del fumetto originario.
Il lavoro portato avanti da chi si è occupato del comparto audio segue di pari passo quello dei colleghi della grafica: la colonna sonora accompagna con coerenza le varie fasi dell’azione di gioco ed enfatizza gli scontri a fuoco più cruenti e le fasi di intermezzo, con i dialoghi ad impreziosire il tutto in virtù di un doppiaggio di prim’ordine tanto in lingua originale quanto nella versione italiana (piccola chicca: sul disco di gioco sono disponibili entrambi e si può passare dall’uno all’altro in qualsiasi momento dell’avventura).
COMMENTO FINALE
Costretto a reinventarsi per reggere al peso dell’eredità dell’episodio precedente, il progetto di The Darkness II non riesce a regalare le stesse sensazioni del capitolo originario per colpa dell’ingarbugliata formula escogitata dagli autori dei Digital Extremes per strizzare nelle cinque ore scarse di longevità della campagna in singolo la stessa quantità di dialoghi e di elementi narrativi di un’intera trilogia.
L’eccesso di entusiasmo che ha spinto gli sviluppatori ad avvitarsi nella stesura della trama è però l’artefice principale della straordinaria metamorfosi in positivo delle meccaniche di gioco, oltre che della grande ricchezza di contenuti della campagna cooperativa e della passione espressa dagli artisti che hanno lavorato al comparto grafico e al doppiaggio: forse per questo, The Darkness II merita di essere annoverato tra i più sorprendenti “capolavori a metà” degli ultimi mesi.
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