Negli ultimi mesi la saga di Need for Speed ha saputo offrire agli appassionati di giochi di guida due esperienze superbe e ottimamente differenziate. Acquistando Shift 2 e Hot Pursuit, infatti, gli utenti hanno avuto modo di confrontarsi rispettivamente con un ottimo simulatore di guida sportiva e con un gioco di corse arcade fluido, veloce e dannatamente intenso.
Dopo aver raggiunto simili risultati, quindi, è normale rimanere interdetti di fronte a questo The Run, evidente tentativo di inserirsi fra i due titoli di cui sopra per attirare un’ulteriore categoria di giocatori… difficile da identificare. EA Black Box si è trovata a dover affrontare una sfida davvero difficile che, sfortunatamente, non ha offerto i risultati sperati.
Se da una parte l’idea alla base di The Run è piuttosto intrigante, dall’altra alcune scelte di design generale lasciano sconcertati per la loro incongruenza, rivelandosi in più di un’occasione errori capaci di minare nel profondo l’intera esperienza. Continuate a leggere la nostra recensione per saperne di più.
Un inizio niente male
Le vicende raccontate in The Run sono estremamente semplici: Jack, il protagonista, pesta i piedi alle persone sbagliate, al punto da vedersi costretto a partecipare a una disperata corsa attraverso l’America con l’unico scopo di vincere l’importante premio in denaro previsto per chi taglia il traguardo per primo.
La trama, naturalmente, è solo un pretesto per lanciare il giocatore a folle velocità lungo percorsi più o meno complicati ambientati in alcuni luoghi caratteristici dell’enorme territorio americano, in una corsa senza sosta da San Francisco a New York. Per mantenere comunque un certo bilanciamento fra le gare vere e proprie e le sequenze narrative, i programmatori hanno inserito una serie di QuickTime Event all’interno delle scene d’azione che vedono Jack impegnato a saltare da un palazzo all’altro, a sfuggire agli elicotteri della polizia o a sopravvivere a letali agguati da parte di chi lo vuole morto.
Grazie a questo interessante approccio narrativo, i ritmi dell’azione sono sempre piuttosto elevati e coinvolgono il giocatore per le (poche) ore necessarie a completare la Carriera principale. Peccato, però, che tutto questo nasconda molti più difetti di quanti ce ne saremmo potuti aspettare.
Game design in stato di ebbrezza
Quando si programma un gioco di corse arcade si deve fare il possibile per mettere insieme un’esperienza in grado di divertire il giocatore e di tenerlo costantemente incollato al joypad nel tentativo di superare gli avversari o di battere i record personali e quelli dei propri amici. Anche The Run, in teoria, cerca di raggiungere questi obiettivi, ma lo fa in modo decisamente bizzarro.
A differenza dei soliti giochi di corse, infatti, questo nuovo Need for Speed chiede al giocatore di portare a termine obiettivi diversi in ogni gara, programmando ogni singola derapata e lasciando ben poca libertà a chi impugna il volante virtuale dell’auto. A seconda della gara affrontata, infatti, si deve superare un numero ben definito di avversari (non uno di meno!) o battere un rivale specifico, il tutto assicurandosi di non perdere tutte le vite a disposizione.
Già! In The Run torna il concetto delle vite, riproposto sotto forma di rewind (caratteristica ormai diffusa tra i giochi di guida) che riportano il giocatore al checkpoint più vicino. Già il fatto che non si possa decidere autonomamente da quale punto della gara ripartire è piuttosto fastidioso, ma se a questo aggiungiamo la crudeltà di una struttura trial and error particolarmente rigida, ecco che il quadro di questo titolo EA diventa sempre più cupo.
Percorso obbligato
Quando si corre a 300 all’ora lungo strade più o meno tortuose o trafficate può capitare di forzare la guida e di ritrovarsi con le ruote fuori dall’asfalto. A volte è proprio grazie a una breve gita tra polvere e cespugli che si riesce a uscire vincitori da una situazione particolarmente difficile, sorpassando il rivale che tanto ci stava facendo sudare.
In The Run tutto questo non può essere fatto, visto che il gioco soffre di un’inspiegabile fretta nel riportare il giocatore al suo posto, al centro della strada. Non è la prima volta che in un gioco di guida i programmatori scelgono di limitare le escursioni fuori dal tracciato, ma in genere viene offerto almeno qualche secondo per cercare di recuperare autonomamente la situazione riguadagnando la strada asfaltata.
In questo caso, invece, basta un attimo di distrazione per vedere l’azione resettarsi rapidamente riportando la macchina al centro della pista, dettaglio francamente difficile da digerire, soprattutto in un gioco di corse tanto adrenalinico e spettacolare.
IA, questa sconosciuta
Un altro elemento fondamentale per determinare la qualità di un gioco di guida arcade è l’Intelligenza Artificiale dei rivali (e dei poliziotti) che calcano le stesse strade del giocatore. Sfortunatamente anche sotto questo punto di vista The Run non riesce a stupire, principalmente a causa di una gestione scellerata dell’effetto elastico.
Quando si deve recuperare obbligatoriamente un certo numero di posizioni per superare il livello, è impossibile non notare la discutibile gestione delle capacità delle auto avversarie, generalmente facili da raggiungere, ma capaci di trasformarsi in veri e propri bolidi urlanti quando cercano di recuperare posizioni, un po’ come accadeva in Split Second.
Allo stesso tempo, è piuttosto deprimente vedere gli avversari rallentare drasticamente in seguito a un nostro incidente, in modo da permetterci di recuperare posizioni e di tornare in gara. Se da una parte è giusto (e necessario) bilanciare le cose in tal senso, dall’altra sarebbe anche opportuno farlo con un pizzico di discrezione in più. A questo si aggiungono i fastidiosissimi poliziotti, capaci di inchiodare in un lampo dopo averci sorpassati nel tentativo (che spesso si rivela un successo) di ostacolare la fuga di Jack.
Autolog e multiplayer
L’elemento caratteristico di The Run è sicuramente la sua modalità principale, ma questo non vuol dire che il gioco non offra anche alternative interessanti ormai comuni a tutti i capitoli della saga di Need for Speed. Il primo di questi, che salta immediatamente all’occhio, è l’ormai immancabile Autolog, che anche in questo caso si rivela un elemento importante per rendere l’esperienza più coinvolgente.
Come già accadeva in Hot Pursuit e in Shift 2, infatti, anche in The Run si viene costantemente aggiornati riguardo alle statistiche e alle imprese dei giocatori presenti nella lista amici, creando un piacevole clima di sfida a distanza. Qualcuno registra un tempo migliore del nostro in un particolare tracciato? Il gioco ce lo comunica permettendoci di accedere istantaneamente alla sfida in questione nel tentativo di lavare l’onta appena subita.
Là dove l’Autolog fornisce una sorta di esperienza multiplayer indiretta, una serie di modalità multiplayer tradizionali permettono di sfidare piloti da ogni parte del mondo lasciando da parte il concetto dei rewind in favore dei respawn di Hot Pursuit, garantendo tutto il divertimento che un single player zoppicante non è in grado di offrire.
Commento finale
Need for Speed: The Run cerca di occupare un posto a metà fra il divertimento sfrenato di Hot Pursuit e il realismo estremo di Shift 2, senza però riuscire nell’impresa. Alcune discutibili scelte di design rendono una modalità single player potenzialmente interessante un’esperienza forzata e poco piacevole, a dispetto degli sforzi fatti dai programmatori per combinare intense corse lungo lo sconfinato territorio americano con una trama da film d’azione di fascia media.
Cosa ci piace | Cosa non ci piace |
|
|