Non possono che lasciare a bocca aperta le interviste pubblicate su klauscondicio, condotte da Klaus Davi nei confronti del Sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi e il Capogruppo dell’UDC al Parlamento Europeo, Carlo Casini. Danno stupore in parte per quella che sembra essere una vera e propria crociata personale dello stesso Davi nei confronti dei videogiochi, ma soprattutto per la superficialità con il quale viene preso di mira The Sims, accusato di “promuovere i matrimoni omosessuali” come “frutto delle pressioni delle lobby gay”, tralasciando tutte le dichiarazioni su altri presunti giochi inneggianti a razzismo e umiliazione della figura della donna.
Diverse le interviste, ma contenuti pressoché identici: si parla di bambini di 8-10-12 anni che si ritrovano a poter celebrare matrimoni omosessuali adottando bambini, cosa vietata dalle legge italiana e nei confronti della quale occorrerebbe quindi prendere dei provvedimenti, sia secondo intervistatore che secondo gli intervistati (che candidamente ammettono di non conoscere il gioco nel dettaglio). Teoria sicuramente giusta, ma come dicevamo esposta con netta superficialità, visto che pur auspicando l’introduzione di “bollini” e di “fasce protette”, solo in chiusura dell’intervista a Casini si parla di un fantomatico sistema esistente di classificazione, senza tra l’altro chiamarlo per nome o descriverlo a dovere.
Si tratta ovviamente del PEGI, sistema internazionale europeo con il quale per l’appunto vengono classificati i videogiochi commercializzati sul suolo del nostro continente: formalmente riconosciuto anche in Italia, non è però al momento imponibile per legge come in altri Paesi quali il Regno Unito, la Norvegia e l’Olanda, per citarne alcuni. E proprio parlando di The Sims, cosa ci dice il PEGI? Basta una semplice ricerca per scoprire che il gioco è consigliato ai maggiori di 12 anni (niente bambini di 8 quindi), con tanto di bollini dedicati alla presenza di scene di violenza e allusioni/comportamenti sessuali.
Da tenere presente anche le raccomandazioni del PEGI, riguardanti proprio le responsabilità dei genitori nei confronti dei loro figli quando si tratta di videogiochi, tra le quali troviamo le seguenti:
- Cercare una recensione o una spiegazione del contenuto del gioco o, ancora meglio, giocarvi per primi.
- Giocare ai videogiochi con i propri figli, controllarli mentre giocano e parlarne con loro. Spiegare perché alcuni giochi non sono adatti a loro.
- Verificare sempre la classificazione in base all’età posta sulla confezione di un gioco o attraverso il motore di ricerca di questo sito web.
L’unica cosa condivisibile nei confronti della doppia intervista è a mio parere la necessità di introdurre un sistema di leggi che vada appunto a rendere il PEGI non solo una raccomandazione, ma come in altre nazioni un obbligo per negozianti e genitori, che troppo spesso chiudono gli occhi nei confronti dei videogiochi. In questo clima ciclico di caccia alle streghe nei confronti dei videogiochi nel nostro Paese, dare invece vita a un sistema italiano separato dal PEGI potrebbe a mio avviso mettere a serio rischio il nostro mercato videoludico. In cima e in fondo a questo stesso post, potete ascoltare voi stessi le due interviste: cosa ne pensate?