Mortal Kombat: la recensione

Mortal Kombat: la recensione

Il lungo sviluppo del nuovo capitolo di Mortal Kombat è finalmente giunto al termine, portando di nuovo nei negozi una serie storica del mondo dei videogiochi. Dopo anni di episodi discutibili ed evidenti passi falsi, una delle saghe più cruente mai apparse sulle nostre console torna alle origini rispolverando meccaniche di gioco collaudate e, soprattutto, gli elementi tanto cari ai fan nei lontani anni ’90.

Il ritorno alle dinamiche bidimensionali, la ricomparsa delle fatality e dei fiumi di sangue simbolo della serie, la presenza di una rosa composta da personaggi storici ottimamente caratterizzati e, soprattutto, l’evidente desiderio di tornare al momento più alto della serie sono ottime notizie per tutti coloro che, da anni, speravano di poter mettere di nuovo le mani sul picchiaduro che in passato fu capace di ritagliarsi il proprio spazio fra nomi del calibro di Street Fighter e The King of Fighters.

Dopo mesi di filmati, anteprime e notizie relative a ogni singolo elemento di questo Mortal Kombat, è finalmente arrivato il momento di stabilire se l’operazione nostalgia sia andata a buon fine. Se prima di investire i vostri soldi volete conoscere tutti i dettagli dell’ultima fatica di Ed Boon, continuate a leggere la nostra recensione dopo il salto.

Un drastico colpo di spugna

Lo sviluppo della trama di Mortal Kombat portato avanti negli ultimi anni aveva compromesso così tanto gli equilibri dell’universo di Scorpion, Sub Zero e del resto dei personaggi storici della celebre saga da costringere il team di sviluppo ad optare per una soluzione drastica: il più classico dei colpi di spugna. Sfruttando i viaggi nel tempo come giustificazione, quindi, Ed Boon e i suoi ragazzi sono tornati indietro di circa 20 anni, al periodo il cui il nome di Mortal Kombat era vivo e vegeto in tutto il mercato occidentale dei videogiochi.

Grazie a questo colpo di coda i giocatori possono di nuovo vestire i panni di personaggi altrimenti scomparsi, deceduti o semplicemente eliminati dal cast, a tutto vantaggio del divertimento e della varietà. Tornano quindi Raiden, Johnny Cage, Sonya, Jax, Baraka e tutto il cast di lottatori che in passato aveva stuzzicato l’immaginario dei giocatori americani ed europei.

Il ritorno al passato, comunque, non si limita a coinvolgere i protagonisti dell’ennesimo torneo all’ultimo sangue, ma si concentra soprattutto sul gameplay, che pur non rinunciando a evolversi recupera gran parte delle meccaniche che anni fa permisero alla saga di Mortal Kombat di imporsi sul mercato e di catturare nella propria rete milioni di giocatori in tutto il mondo.

Le immagini della recensione di Mortal Kombat

Nuove tecniche di lotta

Il gameplay di Mortal Kombat, infatti, abbandona la terza dimensione per svilupparsi nuovamente su un unico piano, senza schivate, senza spostamenti in profondità e via dicendo. Esattamente come ha già fatto Capcom con Street Fighter IV, anche il team di Ed Boon ha decretato il fallimento della fase 3D della serie, tornando così alle meccaniche classiche tanto amate dal pubblico.

Alle vecchie tecniche di lotta basate su due tasti per i pugni, due per i calci, e uno per la parata (il pulsante della corsa è un grande escluso) si affiancano alcune interessanti novità, pensate per arricchire e rendere più piccanti gli scontri fra i lottatori del gioco. Oltre a poter eseguire le classiche combo a base di colpi normali e di mosse speciali, in questo nuovo capitolo di Mortal Kombat è possibile fare affidamento su una serie di tecniche capaci di influenzare profondamente l’intero gameplay. Stiamo parlando delle mosse speciali potenziate, del Combo Breaker e delle devastanti X-Ray, capaci da sole di ribaltare in un istante le sorti di un incontro.

Nel corso dei combattimenti una barra posta nella parte inferiore dello schermo si riempie lentamente dopo ogni colpo subito e dopo ogni attacco speciale. Attingendo a uno dei segmenti della barra si può eseguire la versione potenziata di una qualsiasi mossa speciale del personaggio a disposizione, ottenendo così danni maggiori e, in alcuni casi, effetti completamente diversi rispetto al colpo tradizionale. Sacrificando due segmenti, invece, si può utilizzare il Combo Breaker, indispensabile per interrompere le interminabili combo dei giocatori più esperti e risparmiarsi, così, una gran quantità di colpi. Per utilizzare le X-Ray, invece, è necessario investire l’intera barra, scatenando sul proprio avversario un attacco micidiale capace di infliggere danni estremi.

Non solo multiplayer

Con un sistema di combattimento fluido, divertente e ricco di elementi capaci di garantire la giusta dose di profondità (pur non raggiungendo i livelli di Street Fighter o BlazBlue), è ovvio che il multiplayer occupi un posto importante negli equilibri di Mortal Kombat, ma a differenza degli altri picchiaduro in circolazione (con l’unica eccezione individuata proprio in BlazBlue: Continuum Shift) Ed Boon e il suo team hanno prestato particolare attenzione anche alle modalità single player.

Avvicinandosi a Mortal Kombat da soli, magari con l’intento di allenarsi un po’ prima di gettarsi a testa bassa nell’arena online, si possono passare ore e ore senza mai annoiarsi, principalmente grazie all’interessante modalità Storia (capace di proporre una trama piacevole e sicuramente ben più interessante delle insulse scenette messe insieme da Capcom in gran parte dei suoi titoli) e, soprattutto, alla Torre delle Sfide, la cui scalata mette il giocatore di fronte a ben 300 prove di difficoltà crescente, divise tra incontri con limitazioni fuori di testa (lottatori decapitati, che non possono saltare o che possono contare su una sola tecnica per battere l’avversario) e divertenti mini-giochi.

A questo si vanno ad aggiungere la modalità Tag Team (che permette di organizzare incontri fra coppie di lottatori), un tutorial utile per apprendere le basi del sistema di combattimento, la modalità di Allenamento (indispensabile per perfezionare le combo con cui infierire sugli avversari e per sperimentare nuove soluzioni offensive) e, sviluppato a parte, il Training per le Fatality.


Scavando nella Kripta

Giocando alle varie modalità di Mortal Kombat si accumulano monete che possono essere investite successivamente per acquistare costumi extra, nuove fatality, illustrazioni, e molti altri elementi, tutti contenuti all’interno della Kripta. Questa pittoresca interpretazione del menu dei contenuti sbloccabili è ben nota ai fan della serie, visto che è già apparsa in altri capitoli di Mortal Kombat.

Come da tradizione, la quantità di oggetti da sbloccare è decisamente elevata, anche se non si può certo dire che ogni singolo elemento valga l’esorbitante numero di Krediti richiesto per acquistarlo. Al di là di questa considerazione, comunque, prima di sbloccare tutti i contenuti presenti nel disco i giocatori passeranno diverse ore a tu per tu con il picchiaduro sviluppato dai NetherRealm Studios.

Il piacere del multiplayer

La ricchezza della modalità Single Player di Mortal Kombat, ovviamente, non va a pesare sull’importantissimo multiplayer, vero cuore pulsante di qualsiasi picchiaduro. Da questo punto di vista il titolo dei NetherRealm Studios offre tutto ciò che i giocatori potrebbero desiderare, sia offline che online.

Grazie alla presenza della modalità Tag Team, per esempio, è possibile organizzare partite capaci di coinvolgere fino a quattro giocatori nella stessa sfida. Avventurandosi nella rete, inoltre, la modalità King of the Hill si rivela essere perfetta per organizzare intense sessioni di lotta assieme ai propri amici, in una variante sanguinolenta della battaglia Infinita di Super Street Fighter IV.

Per gli amanti delle sfide ufficiali, inoltre, è possibile mettersi alla prova con giocatori provenienti da ogni parte del mondo nelle immancabili partite classificate. Durante le nostre sessioni il netcode si è rivelato generalmente stabile, salvo qualche rara occasione in cui fenomeni di lag rovinavano l’esperienza finale.


I dettagli tecnici

Dal punto di vista tecnico Mortal Kombat si rivela particolarmente riuscito, soprattutto se ci si concentra sull’aspetto visivo. I modelli poligonali dei lottatori sono realizzati ottimamente e mostrano in modo evidente i segni dei colpi subiti attraverso lesioni, lacerazioni e abrasioni di ogni genere. Nonostante i movimenti legnosi tipici della serie siano ancora presenti, alcune delle animazioni sono curate e realistiche, tanto da creare un bizzarro dualismo di fronte agli occhi increduli dei giocatori.

Le arene, numerose e ben caratterizzate, ripropongono alcune ambientazioni storiche della saga in versione moderna e altamente spettacolare, con tanto di fatality dedicate tutte da scoprire. Se sul fronte grafico il gioco soddisfa pienamente, lo stesso non si può dire del comparto sonoro, decisamente altalenante.

Lasciando da parte le musiche piuttosto anonime e scarsamente riconoscibili, i problemi più evidenti affliggono il terribile doppiaggio, realizzato talmente male da riuscire a rovinare un’esperienza altrimenti piacevole e ben riuscita come quella della Modalità Storia. Il povero Johnny Cage, in particolare, è il personaggio che esce peggio dal trattamento tutto italiano che ne ha letteralmente massacrato la caratterizzazione originale.

Commento finale

L’operazione nostalgia portata avanti con questo nuovo capitolo della saga di Mortal Kombat è perfettamente riuscita. I fan della serie troveranno in questo gioco tutto ciò che hanno desiderato negli ultimi dieci anni, a partire dal gameplay fino ad arrivare alla massiccia dose di perle e tocchi di classe appositamente inserite dai programmatori.

Cosa ci piace

Cosa non ci piace

  • Ritorno al gameplay classico
  • Tante modalità
  • Longevità garantita da soli e con gli amici
  • Doppiaggio da dimenticare
  • Storia e Torre delle Sfide troppo brevi
  • Alcune X-Ray sono sbilanciate

Le immagini della recensione di Mortal Kombat

Le immagini della recensione di Mortal Kombat
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