Aggiornamento del 6 febbraio 2015 – A cura di Rosario.
Dopo tanto chiacchierare su Grand Theft Auto V passate tra giornali e televisione, alla fine la Deputata alla Camera Ilaria Capua ha scritto la sua lettera al Governo, motivo per il quale torniamo a parlare del dibattito legato al titolo di Rockstar Games.
Lo facciamo, fortunatamente, rilevando dei contenuti condivisibili all’interno della missiva indirizzata dalla Capua al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al fine di avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei videogiochi violenti, indirizzata ai genitori. L’intenzione è quella di fare in modo che essi abbiano finalmente un’idea concreta di cosa possa contenere un videogioco, impedendo così che i loro figli accedano a contenuti come quelli di GTA V in età inadeguata:
Le sottoponiamo l’esigenza urgente che il Governo avvii una campagna di sensibilizzazione sul tema rivolta ai genitori diretta in particolare a diffondere la consapevolezza circa la necessità che i genitori acquisiscano, anche attraverso l’utilizzo di piattaforme informatiche già presenti nel panorama europeo, informazioni sui videogiochi che i propri figli intendono utilizzare, che comprendano, oltre all’età minima di utilizzo, anche la presenza nei contenuti di scene che generano paura, linguaggio volgare, presenza di scene violente, scene di nudi o di atti sessuali, il riferimento o l’uso di droghe, scene che contengono discriminazione o che possono incoraggiarla e scene in cui si gioca d’azzardo oppure si insegna a giocare d’azzardo.
Nella lettera non si fa riferimento al PEGI, ma se avete almeno una volta dato un’occhiata nel dettaglio al sistema di classificazione, avrete riconosciuto nelle varie descrizioni le categorie che esso riconosce in termini di contenuto: sensibilizzare i genitori a questo proposito è una richiesta legittima che crediamo tutti appoggino.
Proprio alla luce del testo della lettera, non possiamo che rimanere ancora più sconcertati dal modo in cui Grand Theft Auto V viene affrontato ormai un giorno sì e l’altro pure da alcuni giornalisti, puntando spesso sul sensazionalismo senza dare alcun valore aggiunto: tanto per citarne l’ultima, che senso ha paragonare il gioco alle esecuzioni dell’ISIS?
Grand Theft Auto V e i videogiochi che «allenano» alla violenza
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Post originale del 22 dicembre 2014 – A cura di Rosario.
Dando un’occhiata al Corriere, non ho potuto fare a meno di notare il nuovo post del blog La ventisettesima ora. Videogichi che «allenano» alla violenza il titolo: refuso a parte, già leggendolo si capisce dove andrà a parare il tutto, per completare con un temibile E io li stavo per regalare a mio figlio che ci fa capire ancora di più in cosa stiamo per addentrarci.
La storia è più o meno questa: una pediatra, quindi si penserebbe non una sprovveduta, si vede chiedere da suo figlio di 11 anni l’acquisto di una copia di Grand Theft Auto V, perché “ti prego / è bellissimo / ce l’hanno tutti”, presentandoglielo come “un gioco di corse di macchine e di inseguimenti”. La mamma-pediatra decide quindi di accontentare suo figlio senza farsi domande (eppure a partire da quel Grand Theft Auto io qualcuna me la farei), e prenota il titolo a suo figlio presso un negozio. “Fortuna” vuole che prima di andare a ritirarlo, ella partecipi a una conferenza sui risultati di un libro “che si occupa dei problemi delle dipendenze nei giovani”, dove gli viene spiattellata in faccia la dura verità:
Il gioco GTA V che stavo per regalare a mio figlio, è un’istigazione alla violenza anche sessuale, al crimine e al femminicidio. Ci hanno fatto vedere un pezzetto di scena del gioco, senza audio: sconvolgente. Ci hanno fatto leggere i commenti di due ragazzini che godevano e ridevano e si compiacevano di avere ucciso una prostituta e di averle anche rubato i soldi che aveva appena guadagnato con una prestazione sessuale.
Una serie di parole che risulta semplicemente agghiacciante per chi prova da anni ormai a far sì che in Italia, così come altrove, si tenga in considerazione quel benedetto PEGI che classifica senza ombra di dubbio Grand Theft Auto V come gioco vietato ai minori, con tanto d’indicazioni sui suoi contenuti: violenza estrema contro persone indifese, uccisioni multiple e senza motivo, linguaggio forte e interazione con altri giocatori online. Una descrizione che terrebbe qualsiasi persona lontana dall’acquisto di un gioco del genere per il proprio figlio di 11 anni, e che ci si aspetterebbe possa essere tenuta in considerazione almeno da una pediatra, visto che per fortuna altri colleghi della dott.ssa Sabrina Salvadori sembrano quantomeno sapere cosa sia il PEGI.
Tornando a noi, dopo la rivelazione troviamo lo stupore:
Ero incredula. Ma come è possibile che esistano dei giochi simili, che delle persone possano inventare e programmare dei giochi così, e che oltretutto questi giochi possano essere messi in vendita nei negozi?
Poi la perla:
Senza parlare del fatto che i ragazzi possono anche scaricarlo da internet, quindi completamente al di fuori del controllo dei genitori.
Come e da dove? Visto che non c’è neanche su PC, dove spesso la pirateria permette effettivamente di effettuare il download “senza obbligo” di acquisto? Mistero. Anzi si continua a insistere sulla “facilità di distribuzione online di qualsivoglia prodotto”, dicendo cose assolutamente non vere e indirizzabili a un videogioco così come a un film per adulti di qualsivoglia genere.
Invece di fermarsi un attimo e pensare che sarebbe bastato digitare Grand Theft Auto V su Google, per non sfiorare la tragedia, meglio metterla appunto sul tragico:
Sono stata ad un soffio dal regalare a mio figlio un’arma letale di cui non conoscevo la pericolosità, lo stavo per rovinare io stessa, che angoscia. Per fortuna ho partecipato a quella riunione, ma quanti altri genitori sono nella mia stessa situazione, quanti avranno comprato al loro figlio questo “gioco” pensando di fargli un regalo come avrei fatto io?
Il tutto accompagnato dal “che schifo” pronunciato in precedenza. A ogni modo, resasi conto di aver quasi commesso un errore madornale (e su questo siamo d’accordo), la pediatra si è “sentita inadeguata come mamma e come professionista”, ma cosa ha fatto? Si è rivolta a Ilaria Capua, Deputato alla Camera, “persona intelligente e concreta” che “ha capito al volo la gravità del problema e non ha perso tempo nel cercare di provare a cambiare le cose.”
Non ci resta a questo punto che sperare di non dover tornare a postare sul come proverà a farlo.