La scoperta delle private key di PlayStation 3 e il conseguente putiferio scatenatosi nelle settimane successive con la diffusione di custom firmware e programmi homebrew da parte dei vari gruppi di hacker ha spinto le alte sfere di Sony a gettare acqua sul fuoco dichiarandosi al lavoro per chiudere al più presto questa falla di sicurezza: la successiva mancanza di informazioni specifiche sui tempi e, soprattutto, sul metodo con cui dovrebbe avvenire questo intervento ha però contribuito a rendere la situazione ancora più fumosa ed incerta, specie considerando il tenore di voci di corridoio come quelle raccolte in queste ore dai colleghi danesi di PS3Sense.
Secondo questa gola profonda sulla cui attendibilità sarebbero pronti a giurare i curatori del sito videoludico nordeuropeo, infatti, Sony sarebbe seriamente intenzionata ad introdurre un codice seriale obbligatorio per ogni titolo futuro in maniera non troppo dissimile da quanto avviene da anni in ambito PC: idea geniale, se non fosse per le discriminazioni cui andrebbero incontro in questo modo i videogiocatori onesti che si rivolgono al mercato dell’usato, per non citare naturalmente chi non ha a disposizione un collegamento veloce ad Internet per inserire il codice in questione e convalidare così la propria copia (o chi ha in casa due o più console Fat e Slim per giocare in LAN).
Tali indiscrezioni vanno perciò ad aggiungersi a quelle trapelate in Rete poco più di una settimana fa, secondo le quali Sony potrebbe disabilitare a distanza le PS3 modificate grazie alle comunicazioni automatiche tra i server della multinazionale nipponica e le console collegate al PSN. Seppur potenzialmente in grado di abbattere il fenomeno della pirateria, entrambe le soluzioni non possono che essere considerate “di frontiera” (e quindi, assolutamente sconsigliabili) per le enormi conseguenze commerciali, legali, morali e persino d’immagine che potrebbero determinare una volta adottate su vasta scala.