Wolfenstein: The New Order, lo sparatutto in prima persona di MachineGames, è uscito ormai da più di un mese e le classifiche parlano chiaro: la saga, cinque anni dopo l’ultimo capitolo, gode di ottima salute e le recensioni non fanno che confermare il nuovo lavoro degli sviluppatori.
Noi, lo scorso giugno, concludevamo così la nostra recensione qui su Gamesblog:
Probabilmente diverso da come molti se lo aspettavano, Wolfenstein: The New Order dimostra di meritare l’appartenenza a una gloriosa serie, che ha contribuito a fare la storia del videogioco. L’assenza della modalità multiplayer è bilanciata da un’ottima rigiocabilità della storia principale, attraversata anche da elementi da sbloccare che potranno fare gola un po’ a tutti. Come detto a più riprese, il progetto di MachineGames non brilla per chissà quale innovazione; quello che fa, però, lo fa in modo ottimo, e questo è quanto ci basta in conclusione per consigliare caldamente l’acquisto di Wolfenstein: The New Order a chiunque voglia un ottimo shooter in prima persona in single-player, senza particolari pretese di dare chissà quale sterzata al genere a cui appartiene, ma con basi solide e divertenti che ne fanno un prodotto di qualità sotto ogni punto di vista.
Di Wolfenstein: The New Order si è detto davvero tutto, ma noi vogliamo provare comunque a sorprendervi con cinque curiosità e cose da sapere di cui forse eravate all’oscuro.
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Tutto (o quasi) pronto prima del via libera
Il team di MachineGames, che ha sviluppato Wolfenstein: The New Order, aveva già mappato l’intero gioco ancora prima di ricevere il via libera da Bethesda Softworks per la realizzazione del titolo.
Vista anche la complessità della trama del gioco, la versione finale di Wolfenstein: The New Order contiene oltre 90 minuti di filmati, realizzati e registrati per aiutare i giocatori a seguire la narrazione.
L’easter egg di Quake 3
I giocatori più attenti se ne saranno accorti: nel filmato d’apertura del capitolo 6, London Nautica, la chiave dell’auto guidata da Bobby Bram è attaccata a un portachiavi a forma del Rocket Launcher di Quake III, id Software, che ha contribuito anche allo sviluppo di Wolfenstein. E’ di id Software, infatti, il motore id Tech 5 con cui è stato sviluppato questo capitolo della saga di Wolfenstein.
Brian Bloom, la voce di William “B.J.” Blazkowicz
La voce del capitano William “B.J.” Blazkowicz, in questo nuovo capitolo della serie, non è più di Peter Jessop né di Matthew Kaminsky, che l’hanno doppiato in passato, ma dell’attore Brian Bloom, con una ricca carriera da doppiatore nel mondo dei videogiochi.
Bloom, classe 1970, nel corso degli ultimi anni ha dato la voce anche a Simon Atwell di Mass Effect, Alex Shepherd di Silent Hill: Homecoming, Keiji Okuda in Mass Effect 2, vari personaggi di Uncharted 3, Black Mask di Batman: Arkham Origins e Keegan P. Russ di Call of Duty: Ghosts.
L’easter egg di Fallout 3
Se il riferimento a Quake III non è così evidente, lo stesso non si può dire per l’easter egg dedicata a Fallout 3, sviluppato dalla stessa Bethesda Softworks che distribuisce Wolfenstein: The New Order.
Nel capitolo 7, nel capitolo 9 e nel capitolo 15 – non potete non vederlo – c’è un chiaro riferimento al Vault 101 di Fallout 3. Non potrete farci nulla o interagire con esso, ma è lì a ricordarci che Fallout 4 è in fase di sviluppo.
La stellina di Super Mario
Anche il mondo di Super Mario fa capolino, di sfuggita, in questo Wolfenstein: The New Order. Facili da scoprire durante tutto l’arco del gioco, due stelline di Mario sono buttate sul letto nella stanza di Max Haas. Al pari degli altri easter eggs, non potete prendere in mano le due stelline né interagire con loro.