Sfogliando le pagine virtuali dei quotidiani, leggo sul Corriere di un povero ragazzo che ieri ha perso la vita a Salerno, cadendo dal balcone di casa sua a causa del sonnambulismo. Ciò che però ha attratto la mia attenzione è stato il sottotitolo scelto per accompagnare la notizia, con tanto di “Aveva una grande passione per i videogames” in homepage e col seguente testo nell’articolo:
Secondo gli amici e i vicini di casa, sembra che Andrea soffrisse da tempo di crisi di sonnambulismo ed avesse allo stesso tempo anche una grande passione per i videogame. Queste due circostanze fanno ipotizzare che il ragazzino possa essersi svegliato nel sonno e in preda ad uno stato di dormiveglia si sia portato sul balcone di casa per emulare – forse – qualche personaggio dei suoi videogame preferiti.
Non a caso ho scelto di evidenziare la parola forse, visto che questo attacco (per quale motivo, poi?) ai videogiochi sembra venire da pure supposizioni, nonché decisamente gratuito, arrivando perfino nel titolo in homepage nonostante il contesto di pura incertezza: una sorta di “nota di colore” decisa per chissà quale motivo. A prova di ciò, il fatto che né La Stampa, né Il Messaggero e nemmeno Repubblica abbiano inserito la parola “videogioco” all’interno del proprio articolo, limitandosi a riportare la notizia d’agenzia.