Con straordinario tempismo tra cinema e videogiochi, Ubisoft pubblica un nuovo capitolo della leggendaria serie Prince of Persia, provando a consacrarne il nuovo corso dopo il mezzo passo falso fatto con l’ultima uscita, rispetto alla quale troviamo quello che per molti sarà un gradito ritorno alle origini, se così si può chiamare: via il cel-shading e le amate/odiate meccaniche viste nel 2008 per tornare proprio all’inizio della nuova serie di avventure del Principe, nuovamente in possesso delle sue amate sabbie in grado di riavvolgere il corso del tempo.
Per chi dovesse avere ancora qualche dubbio in merito, è bene dire che tra il film e questo nuovo gioco non c’è praticamente nessun legame, se non quello di sfruttare a vicenda il nuovo momento di fama del marchio. Lasciato a casa Jake Gyllenhaal, che pure avrebbe voluto prestarsi alla creazione di un videogioco dedicato al personaggio che ha interpretato al cinema, andiamo a vedere cosa ci ha riservato questa volta Ubisoft.
Le Sabbie Dimenticate si inserisce all’interno della trilogia dedicata alle Sabbie del Tempo, nei sette anni di distanza che vanno tra il suo primissimo capitolo chiamato per l’appunto così e il secondo, chiamato dalle nostre parti Spirito Guerriero (Warrior Within in inglese). Troviamo dunque il Principe in visita al regno del proprio fratello per imparare l’arte del buon sovrano, arrivando però in un momento completamente sbagliato visto che il suo parente si trova sotto assedio da parte di un’armata intenzionata a conquistare la sua fortezza: per aiutare Malik viene deciso di scatenare il potere delle Sabbie, con tutto ciò che ne consegue, cosa che costringerà il nostro amato protagonista a intraprendere un’altra grande avventura.
In realtà comunque i rimandi agli altri capitoli della serie non sono poi così numerosi, per cui anche chi dovesse avvicinarsi per la prima volta ai vari capitoli de Le Sabbie del Tempo può dormire sonni tranquilli: discorso inverso per chi invece vorrebbe saperne di più sulla trama, visto che a conti fatti diverse cose restano senza una risposta chiara dal punto di vista narrativo. Col ritorno alle origini di Prince of Persia, in quel di Montreal hanno deciso di fare sul serio riportando le meccaniche di gioco alle fasi d’azione alle quali ci eravamo abituati qualche anno fa, fatte di rapidi salti e acrobazie in una delle serie platform più gradite degli ultimi tempi. Il Principe può ovviamente contare di nuovo sul potere delle Sabbie, in grado di riavvolgere il tempo permettendogli così di tornare su suoi passi con un vero e proprio rewind nel caso in cui dovessimo fargli compiere qualche salto nel vuoto.
Adesso però il protagonista può contare anche su una marcia in più, controllando l’acqua per creare colonne da utilizzare per superare parti altrimenti insormontabili: a conti fatti è questa la vera anima di Prince of Persia e il design dei livelli ci permette di apprezzare il lavoro svolto da Ubisoft per riportare alle basi la versione 2.0 del Principe dopo l’esperimento (chiamiamolo così) del 2008, puntando tutto sull’azione e le spettacolari evoluzioni in aria compiute dal protagonista.
Giocare con l’acqua
Ovviamente quello che abbiamo appena descritto è il cuore del gioco, ma non la sua unica parte: insieme ai vari salti qua e là il Principe deve affrontare anche una serie di puzzle, anch’essi molto ben congegnati, oltre a darsi da fare per suonarle a dovere ai propri nemici sabbificati. Per offrire anche in questo aspetto un pizzico di novità ai fan della serie, gli sviluppatori hanno fatto in modo che il protagonista possa ora contare su una nuova serie di poteri divisi in quattro categorie: Fuoco, Ghiaccio, Pietra e Vento, ognuna dei quali in grado di offrire una diversa abilità di attacco o di difesa.
Per usare queste nuove abilità il Principe attinge dalla propria riserva di energia magica, la stessa che gli permette di riavvolgere il tempo, per cui occorre fare bene attenzione a non rimanere senza. La vera pecca di questo gioco è a conti fatti il livello di difficoltà, che soprattutto per chi è abituato a masticare pane e titoli d’azione non è per lunga parte della sua durata in grado di creare particolari grattacapi.
Persia mon amour
Dal punto di vista tecnico, per quanto riguarda la parte grafica siamo di fronte a un comparto ormai maturo sotto tutti i suoi aspetti. Il motore è lo stesso di Assassin’s Creed, ma chiamato a dover gestire degli ambienti decisamente meno complicati: il risultato è un prodotto solido, senza incertezze in tutti i suoi aspetti, con un livello generale di qualità che possiamo sicuramente definire al di sopra della media, anche se in alcune occasioni ci si accorge che i designer avrebbero forse potuto fare qualcosina in più, ma non è comunque il caso di lamentarsi più di tanto.
Il comparto audio può contare su un doppiaggio completamente in italiano che fa pienamente il suo lavoro, così come colonna sonora ed effetti vari aiutano il giocatore ad immergersi nell’orientaleggiante mondo del Principe.
Commento finale
Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate è un gradito ritorno alle origini del “Principe 2.0”, dimostrando così la capacità di Ubisoft di accontentare i fan di una delle figure più amate dei videogiochi forse ultimamente un po’ bistrattate. Da apprezzare soprattutto il fatto che non si tratti di una mera operazione commerciale volta a sfruttare il momento di popolarità garantito dal cinema, ma un’opera che sarebbe tranquillamente potuta uscire anche “a sé”.
L’azione è garantita e le evoluzioni che il protagonista ci fa compiere sono in grado di lasciare un po’ tutti a bocca aperta, anche grazie a un comparto tecnico di assoluta qualità. Quello che manca però è un livello di sfida che possa impegnare anche i giocatori più navigati, che comunque gradiranno questo titolo senza però dover sudare per portarlo a termine.
Cosa ci piace | Cosa non ci piace |
|
|