Qualsiasi uomo che ha vissuto l’orrore della guerra, dalla più umile delle reclute al più grande dei comandanti, saprà dirvi quanto possa essere straziante un’esperienza del genere: la storia è una strada lastricata di sangue, di genocidi, di efferata crudeltà e di eventi luttuosi che ciclicamente si ripresentano per sbatterci crudemente in faccia tutte le nostre fragilità, le nostre angoscie, le nostre colpe.
Annunciando di aver acquisito da Bohemia Interactive i diritti della serie di Operation Flashpoint, i ragazzi di Codemasters hanno spiegato agli appassionati di sparatutto in prima persona che questo particolare genere di intrattenimento deve obbligatoriamente portare l’utente finale a ragionare, come se si trovasse a leggere un libro di storia, sulle tragiche conseguenze derivanti dall’opzione militare quale scelta per risolvere i problemi tra i popoli.
Consci però che, in determinate occasioni, i Governi non hanno altra scelta se non quella di intervenire militarmente per sedare un conflitto, con Operation Flashpoint: Dragon Rising i Codies decidono di arruolare tutti gli utenti PC, Xbox 360 e PlayStation 3 ansiosi di indossare (anche se solo virtualmente) i panni di un soldato al fronte.
IL DRAGONE DAL SANGUE NERO
Il canovaccio narrativo preparato dai ragazzi della casa di sviluppo britannica non prevede colpi di scena “alla Tom Clancy”, né fumosi intrighi internazionali: ciò che muove le truppe americane nel Mar del Giappone è semplicemente la richiesta d’assistenza degli alleati russi per una questione puramente economica.
Colpita duramente da una crisi delle esportazioni, la Cina “disegnata” dai Codies decide, sul finire del 2010, di ammassare le sue truppe di terra al confine nord-occidentale con la Russia, preparandosi all’invasione via aria dell’isola contesa di Skira per impossessarsi dei suoi ricchissimi giacimenti di petrolio: temendo per il peggio, Mosca lancia così l’SOS alle forze d’attacco statunitensi, che accorrono in massa per difendere un alleato in difficoltà (ed il suo prezioso oro nero).
Niente atti di eroismo, niente guerre sante contro le forze del Male, niente cause nobili da difendere: il soldato che andremo ad impersonare in Dragon Rising sarà solo una delle innumerevoli pedine di un intricato scacchiere internazionale dove gli unici innocenti sono i civili e i familiari delle truppe mandate al fronte per difendere un ordine mondiale ingiusto e corrotto fino al midollo.
L’esperienza di gioco sviluppatasi attorno ad una simile trama, quindi, non può che essere cruda, estremamente simulativa e fondata su una semplicissima legge: quella della sopravvivenza propria e, magari, della nostra squadra.
FUOCO ALLE POLVERI
Le possibilità belliche degli USA e l’esperienza maturata sul campo dai suoi comandanti ci permetterà di raggiungere piuttosto facilmente qualsiasi punto dei 300 chilometri quadrati dell’isola di Skira, le cui caratteristiche geografiche e climatiche sono state mutuate direttamente da quelle dell’isola (reale) di Kiska, un esercizio stilistico che Codemasters fa per garantire all’opera un’attinenza ferrea con la realtà.
Nelle undici missioni della campagna principale saremo quindi chiamati a guidare una squadra d’assalto per infiltrarci tra le linee nemiche cinesi e difendere le posizioni conquistate: se, nel leggere queste righe, avvertite una punta di scetticismo pensando al fatto che di missioni del genere ne è piena la storia degli sparatutto in prima persona, sappiate che il livello di sfida garantito da Dragon Rising rende estremamente pericolosa ogni singola azione compiuta sullo sconfinato campo di battaglia.
Con una componente tattico-simulativa tanto curata quanto difficile da padroneggiare senza un’opportuno periodo di addestramento, la prima postazione nemica che ci verrà ordinato di “pacificare” ci permetterà di conoscere, come fosse un Tutorial in movimento, tutte le caratteristiche che governano quest’ultimo capitolo di Operation Flashpoint.
Similarmente al precedente episodio curato da Bohemia Interactive, i comandi di squadra impartibili ai nostri commilitoni possono essere dati singolarmente (ordinando ad esempio al mitragliere una raffica di soppressione su un ponte) o collettivamente (chiedendo al gruppo di schierarsi a cuneo esteso per rastrellare una vasta area rurale).
Anche la potenza, il volume e la gittata di fuoco delle armi in dotazione risentono enormemente di questa sorta di “ricerca estrema del realismo”: il danno (inferto o ricevuto) da ogni colpo di proiettile è direttamente connesso alla zona anatomica interessata e alla distanza percorsa dalla pallottola.
L’intelligenza artificiale che gestisce il “modus operandi” dei nemici e dei propri compagni di quadra, inoltre, è perfettamente rispondente a quella che dovrebbe avere un soldato pesantemente equipaggiato e addestrato a difendere la propria vita prima ancora che a toglierla agli altri: in Dragon Rising, chi subisce ferite non mortali può usare il proprio kit di pronto soccorso per impedire il decesso per sanguinamento o, qualora fosse impossibilitato ad usare gli arti superiori, può chiamare a rapporto un compagno di squadra affinchè si occupi del bendaggio di fortuna.
MULTIPLAYER
Attesissima dai “veterani” di Operation Flashpoint così come dai “novellini”, la modalità cooperativa di Dragon Rising ci permette di intraprendere qualsiasi missione della campagna in singolo con una squadra composta da massimo 4 giocatori umani (un comandante più tre membri “sottratti” all’intelligenza artificiale).
Cooperare con una squadra di soldati “in carne ed ossa” rende estremamente eccitanti i livelli di difficoltà più alti di Dragon Rising, con un HUD a schermo ridotto all’osso e senza alcuna indicazione di precisione (se a “Normale” il mirino si illumina quando si colpisce un nemico, ad “Estremo” si fa fede solo sulle urla del malcapitato): organizzare le tattiche vocalmente rende inoltre meno stressante l’impostazione di un’assalto veloce.
Per quanto riguarda invece le modalità competitive assistiamo alla più grande differenza tra la versione PC e quella per console ad alta definizione: se nel primo caso è possibile organizzare vere e proprie guerre in 16 contro 16, su Xbox 360 e PlayStation 3 non si potrà mai superare il limite di 4 contro 4 (ogni giocatore può però comandare una squadra di tre soldati gestiti dalla CPU).
GRAFICA E SONORO
Il comparto tecnico di Dragon Rising risente positivamente dell’utilizzo dell’EGO Engine: l’ottimo motore grafico dei Codies, alla sua prima apparizione all’infuori del genere videoludico delle corse automobilistiche, garantisce all’intera opera una solidità a dir poco invidiabile. Ciò che convince non è solo la splendida vegetazione che ricopre per intero l’isola di Skira o gli effetti particellari delle esplosioni, ma è l’incredibile cura che i ragazzi della casa di sviluppo britannica ripongono nella realizzazione di un progetto che possa definirsi pienamente “simulativo”, prima ancora che “visivamente realistico”.
Tutto è come dovrebbe essere se ci si trovasse davvero su un campo di battaglia del genere: il suono metallico di una granata che rotola pericolosamente all’interno di una casetta abbandonata, il fischio di un proiettile che colpisce di striscio un albero, le imprecazioni in mandarino di un nemico che ci passa davanti con la stizza di chi non riesce a capire dove ci siamo nascosti… tutto questo va ben al di là di semplici righe di codice, è un insieme di emozioni che temprano il carattere e fanno affiorare il primordiale istinto di sopravvivenza di un uomo che se ne infischia degli atti di eroismo hollywoodiani e cerca solamente di ritornare a casa dai propri cari.
In conseguenza del lavoro svolto sulla componente grafica, anche il comparto sonoro del “dragone nascente” di Codemasters garantisce magnificamente tutta quella serie di rumori che caratterizzano una battaglia di posizione combattuta su selvaggi territori collinari: ogni arma (più di 70, esplosivi compresi) ed ogni mezzo di trasporto (più di 50, divisi tra terra, aria ed acqua) ha il suo nutrito bagaglio di campionamenti sonori. Estremamente positivo è anche il giudizio sul doppiaggio in italiano, modulato per rispondere con precisione certosina alla situazione in cui ci troviamo (il tono di voce sommesso durante le missioni notturne di infiltrazione, diventa invece squillante in occasione di assalti fulminei o quando salta la copertura e si viene individuati).
COMMENTO FINALE
Operation Flashpoint: Dragon Rising è un prodotto a sè stante, che fa addirittura fatica a rientrare nel sempre più inflazionato genere videoludico degli sparatutto in prima persona. Esattamente come il suo diretto predecessore, il “simulatore di guerra” di Codemasters esce da qualsiasi canone e regala all’utente finale un’esperienza irripetibile.
Nonostante qualche difetto di fondo, come l’HUD a schermo di difficilissima consultazione e l’intelligenza artificiale dei nemici che sembra “bloccarsi” sporadicamente, l’incredibile componente tattico-simulativa ed il realismo offertoci dai Codies sono merci rarissime che possono essere fruite esclusivamente sulla fittizia isola di Skira.
Proprio per le ragioni elencate in questa recensione, e per l’unicità del titolo, consigliamo l’acquisto di Operation Flashpoint: Dragon Rising a tutti gli amanti di sparatutto in prima persona su PC, PlayStation 3 e Xbox 360 che hanno una voglia matta di scoprire fino a che punto può spingersi il loro genere videoludico prediletto, o che semplicemente sono stanchi di spendere i loro soldi per prodotti fotocopia in cui le uniche differenze sono costituite dalle fattezze del protagonista e dalla foggia dell’arma con cui è equipaggiato.
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