Quando uscì Katamari Damacy per PlayStation 2, fu subito chiaro che ci trovavamo di fronte a un gioco dal carisma eccezionale, nato da un’idea frizzante e davvero originale. Keita Takahashi, ideatore de gioco, riuscì a racchiudere in un cd uno stile grafico allucinante, una dose massiccia di umorismo e tutta la follia di un gameplay innovativo e coinvolgente.
Avviando una partita a Katamari Damacy si veniva istantaneamente risucchiati all’interno di un mondo magico, dove i colori accesi e la meravigliosa colonna sonora accompagnavano un messaggio educativo che andava a criticare la società attuale basata sul consumismo sfrenato.
Fu proprio per questo motivo che il buon Takahashi si tirò fuori dallo sviluppo dei seguiti creati da Namco per sfruttare l’inatteso successo riscosso dal titolo originale, successo che ha portato all’uscita di Katamari Forever, esempio massimo di come un messaggio costruttivo possa essere cancellato con un colpo di spugna in nome del dio denaro.
Il meglio di Katamari
Cos’è esattamente Katameri Forever? Si tratta di una sorta di Greatest Hits, identico a quello che viene realizzato dalle case discografiche per vendere una manciata di CD in più di un musicista che ormai ha ben poco da dire. Non potendo realizzare un capitolo nuovo di zecca spremendo ulteriormente un’idea nata nella semplicità e, di conseguenza, poco adatta a essere modificata senza essere completamente stravolta, i ragazzi del marketing di Namco Bandai hanno puntato sull’effetto nostalgia.
In questa compilation, infatti, sono racchiusi i più bei livelli apparsi nei capitoli precedenti della serie, riproposti in una scintillante veste HD che garantisce una brillantezza e una pulizia grafica che la PlayStation 2 poteva solo sognare. Ecco quindi che il delirio cubettoso dai colori accesi che abbiamo apprezzato in passato torna in tutta la gloria dell’alta definizione, come già era accaduto nella versione 360 del titolo. La differenza è che, questa volta, a godere di questo gradito lifting sono i momenti migliori della storia di Katamari.
Una trama delirante
A proposito di storia, la trama di Katamari Forever riesce a mantenere i toni assurdi a cui i passati episodi ci avevano abituato. Tutto ha inizio quando il sempre più folle re del cosmo, per dimostrare la propria abilità di saltatore, si esibisce in un balzo così alto da essere colpito in piena testa da un meteorite vagante, perdendo così la memoria.
Preso dal panico, il principe decide di costruire un clone robotico del padre, sperando che quest’ultimo riesca a prendere il posto del re per governare l’intero universo. Il risultato? Invece di avere un solo padre folle da gestire, il principino si ritrova a dover svolgere i compiti affidatigli dal re smemorato e a ricreare le stelle accidentalmente distrutte dal Roboking. Lo spunto narrativo è piuttosto divertente e sorregge in modo ottimale la struttura del gioco. Essendo una compilation dei momenti migliori del passato, infatti, viene chiesto al giocatore di riaffrontare vecchi livelli in modo da rinfrescare la memoria del re.
Qualche piacevole novità
Fortunatamente i programmatori non hanno avuto lo stomaco di presentare un gioco composto in tutto e per tutto da parti riciclate, quindi hanno pensato bene di inserire alcuni elementi inediti come contentino per gli appassionati.
Prima di tutto fra i 34 livelli da affrontare ce ne sono tre del tutto nuovi, che cercano di proporre interessanti varianti del gameplay tradizionale. Far rotolare il Katamari è ancora il cuore dell’azione, ma lo scopo finale cambia da livello a livello. In uno, in particolare, viene richiesto di portare la vita nel bel mezzo di un deserto, facendo crescere splendidi fiori nei punti calpestati dalla sfera spinta dal principe (o da uno dei suoi cugini).
Un’altra novità inserita in questa compilation è rappresentata dal salto, che permette di raggiungere con maggior facilità le zone rialzate dei livelli, senza dover necessariamente cercare scomode rampe d’accesso. Per spingere il principe a saltare con il suo Katamari bisogna muovere rapidamente in alto e in basso il Dual Shock 3, nel tentativo spesso infruttuoso di sfruttare il sensore di movimento inserito all’interno del joypad. Sfortunatamente sono più le volte in cui il comando non viene registrato che quelle in cui l’azione viene effettivamente portata a termine, quindi è consigliabile sfruttare il più tradizionale tasto R2 adibito allo stesso scopo.
Gli ultimi elementi innovativi di Katamari Forever sono i cuori sparsi all’interno delle ambientazioni, che una volta raccolti trasformano il Katamari in una sorta di magnete ambulante che attira a sé tutti gli oggetti in un determinato raggio d’azione. Si tratta di un elemento che, di fatto, va a intaccare profondamente il gameplay, togliendo al giocatore parte della soddisfazione generata dalla raccolta tradizionale delle cianfrusaglie sparse per i livelli.
Un tributo piccolo piccolo
Considerando che il primo Katamari Damacy è uscito solo nel 2004 e che da allora non sono stati realizzati chissà quanti capitoli della serie, è ovvio che Katamari Forever non sia un gioco lunghissimo. È come se Sony decidesse di fare una compilation di God of War (ops…). Si tratta di un modo piuttosto bieco di chiedere soldi ai giocatori, magari facendo leva sulla loro passione per una serie oggettivamente interessante ma davvero TROPPO giovane per aver bisogno di una collection.
Per fortuna la longevità dell’esperienza aumenta grazie alla presenza di una serie di modalità extra che vengono sbloccate una volta completato il gioco, tra cui spicca la possibilità di rigiocare i livelli senza le aggiunte di gameplay inserite in questo specifico episodio. Devo ammettere che dopo aver disattivato le nuove caratteristiche di Katamari Forever si ritrova il piacere di rotolare per le ambientazioni, segno evidente di quanto la struttura del primo capitolo fosse perfetta di suo, senza bisogno di aggiunte accessorie.
Una palla in due
Se le modalità extra e la possibilità di riaffrontare i vari livelli per ottenere punteggi sempre più alti riescono a incrementare la longevità del gioco, lo stesso non si può dire del multiplayer, che per l’ennesima volta non sfrutta l’online e costringe a due giocatori di cooperare o affrontarsi sulla stessa console. Assieme a un amico è possibile sfidarsi per la realizzazione del Katamari più imponente, o collaborare per far rotolare la stessa sfera, compito che richiede notevole coordinazione.
Una follia audiovisiva
Dal punto di vista puramente tecnico ci troviamo di fronte a una versione in HD di un titolo che non ha mai fatto della forza bruta il proprio punto di forza. Anche stavolta non ci sono chissà quali strutture poligonali, ma la brillantezza dei colori, la forza dello stile e la follia dilagante di ogni livello non possono lasciare indifferenti. Lo stesso si può dire della colonna sonora, che pur non raggiungendo le vette del primissimo Katamari Damacy si distingue per una qualità indiscutibile e per una freschezza che pochi altri titoli sanno offrire.
Commento finale
Katamari Forever è la compilation di una serie che di una compilation non avrebbe avuto bisogno. Fortunatamente il lavoro fatto dai programmatori è piuttosto buono e offre agli appassionati la possibilità di rivivere alcuni dei momenti più belli di questa follia avviata da Keita Takahashi e proseguita da Namco Bandai.
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