Ci sono giochi che pur non riuscendo a eccellere sotto gli aspetti tradizionali si distinguono dalla massa. Wet è uno di questi. Di sicuro a nessuno rimarrà impresso l’aspetto tecnico del titolo sviluppato da Artificial Mind & Movement, e a molti verranno in mente altri giochi quando inizieranno l’avventura di Rubi Malone. Il motivo? Semplice! Sotto molti punti di vista Wet non è altro che un cocktail esplosivo a base di Stranglehold, Prince of Persia e Mirror’s Edge, arricchito da una dose abbondante di stile tarantiniano.
Fortunatamente Wet non è un semplice miscuglio, ma è caratterizzato da alcuni elementi distintivi che lo rendono particolare, a tratti accattivante, seppur non necessariamente bello. Ci troviamo di fronte a un gioco che trae tutto il proprio fascino dalle scelte stilistiche fatte dai programmatori, che hanno messo anni di passione per il cinema d’azione anni ’70 in un dvd dal carico di personalità.
A sottolineare la volontà degli sviluppatori di creare un prodotto altamente cinematografico c’è la scelta di coinvolgere lo scrittore Duppy Demitrius (famoso anche per il proprio lavoro per il telefilm 24) per la stesura della sceneggiatura. Basterà questo elemento per rendere Wet meritevole di essere preso in considerazione? Scopriamolo insieme!
UNA RAGAZZA CON GLI ATTRIBUTI
Fin dalle prime battute di gioco ci si rende conto di essere alle prese con una protagonista particolare, un personaggio che, per ammissione degli stessi programmatori, è ispirato alla figura di Clint Eastwood ne “Il buono, il brutto e il cattivo”. La particolarità di Rubi Malone va ricercata nelle sue incredibili doti atletiche, che la rendono una vera spina nel fianco per le orde di scagnozzi intenti a cercare di farle la pelle.
Se nelle fasi esplorative i salti e i volteggi di Rubi si dimostrano indispensabili per arrivare a zone altrimenti inaccessibili, è nelle sparatorie che le acrobazie e i trick diventano veramente fondamentali, visto che permettono di attivare il più classico dei Bullet Time per eseguire combo di uccisioni che farebbero invidia a Max Payne. Sparando durante un salto, correndo lungo un muro, volteggiando su un palo o scivolando a terra, magari sotto a un tavolo, l’azione rallenta, permettendo di prendere con calma la mira e di fare strage delle orde di scagnozzi che il gioco ci riversa contro senza pietà.
UCCIDERE PER SOPRAVVIVERE
Quella di far salire il moltiplicatore delle uccisioni acrobatiche, comunque, non è un’operazione fine a se stessa, visto che permette di guadagnare un numero molto più alto di punti da spendere nel negozio delle abilità e, soprattutto, di far rigenerare costantemente la salute di Rubi, a un ritmo direttamente proporzionale all’altezza del moltiplicatore in questione. Ecco, quindi, che concatenare fra loro diverse acrobazie diventa fondamentale per sopravvivere nella pioggia di piombo che fin troppo spesso si scatena attorno alla protagonista, aggiungendo un pizzico di strategia a un gioco altrimenti completamente incentrato su una dinamica arcade.
La necessità di far rigenerare rapidamente l’energia si sente in particolar modo all’interno delle numerose stanze dove, finché non vengono distrutti determinati obiettivi sensibili, gli scagnozzi continuano ad arrivare senza sosta. In questi frangenti non è mai presente nulla per recuperare la salute perduta, e diventa quindi necessario affidarsi all’agilità di Rubi e alle esecuzioni creative di cui è maestra indiscussa.
I FERRI DEL MESTIERE
Il mestiere del sicario, si sa, non è certo facile, e per farlo al meglio è necessario equipaggiarsi a dovere. Per affrontare ogni imprevisto la letale protagonista di Wet inizia il gioco armata di una coppia di pistole (con cui può colpire due bersagli differenti durante il Bullet Time) e della sua fida spada, ma nel corso dell’avventura può procurarsi altri dispensatori di morte. La prima novità ad arricchire l’arsenale di Rubi è la doppietta, letale a distanza ravvicinata, mentre a seguire troviamo la coppia di mitragliette e le balestre caricate a dardi esplosivi, perfette contro piccoli gruppi di nemici.
Ogni volta che si riceve una nuova arma è necessario affrontare una sfida a tempo nel covo di Rubi, che una volta superata può essere ripresa successivamente per cercare di migliorare il proprio record. Si tratta di sequenze totalmente scollegate dalla trama del gioco, e che spesso ne spezzano troppo il ritmo. Probabilmente se fosse stata inserita dai programmatori la possibilità di saltarle, nessuno si sarebbe offeso, e il gioco ne avrebbe guadagnato.
VARIARE NELLA MONOTONIA
Anche se l’esperienza di gioco offerta da Wet non è certo il massimo della varietà (d’altra parte si tratta sempre e solo di sparare a orde di cattivi in giacca e cravatta), i programmatori sono riusciti a studiare le missioni in modo da garantire un pizzico di movimento in più. Durante uno dei livelli, per esempio, bisogna saltare da un’auto in corsa all’altra nel bel mezzo dell’autostrada, cercando al tempo stesso di evitare le pallottole sparateci dagli inseguitori e, perché no, abbattendo qualche mosca fastidiosa.
In questa fase, ma anche in altre occasioni, intervengono alcuni QuickTime Event piuttosto semplici, inseriti unicamente per giustificare sequenze animate particolarmente coreografiche in linea con lo stile generale del prodotto.
UNA BRUTTA CERA
È un vero peccato che Wet, con una giocabilità comunque godibile e uno stile tanto marcato non riesca a convincere dal punto di vista tecnico. Sebbene l’azione non subisca rallentamenti di alcun tipo nemmeno nelle fasi più concitate, il motore grafico non risulta mai all’altezza di quello degli altri giochi attualmente sul mercato. Strutture poligonali blande, ambientazioni spoglie, texture piatte e animazioni rigide sono sbattute costantemente in faccia al giocatore, che nonostante l’azzeccato (e strategico, per mascherare i pasticci grafici) filtro “pellicola vintage” non può non notare l’aspetto trascurato.
Questa trascuratezza di fondo emerge anche nello scarso sviluppo di alcune idee interessanti, come se i programmatori stessi non credessero pienamente in ciò che stavano inserendo all’interno del gioco. Le scene in ascensore, per esempio, sono divertenti e vengono utilizzate per caratterizzare ulteriormente Rubi mascherando al tempo stesso dei caricamenti più lunghi del solito. In questi frangenti la protagonista viene ripresa dalla telecamera dell’ascensore mentre sbuffa spazientita o mentre si esibisce in un breve assolo con la propria armonica a bocca. Peccato, però, che nel gioco ci siano solo queste due sequenze che si alternano durante tutto il gioco!
UN COMPARTO ARTISTICO DA ELOGIARE
Fortunatamente ci sono alcuni elementi davvero validi che bilanciano la povertà grafica di Wet. Il primo è rappresentato dalla colonna sonora, un mix di brani originali che sembrano usciti direttamente da Kill Bill e che danno a ogni situazione il giusto accompagnamento. Il secondo punto forte è il comparto artistico di alcune sequenze, in particolare della Modalità Collera, che trasformano all’improvviso un gioco visivamente piatto e poco convincente in una sorta di Mad World in HD, con le ambientazioni realizzate con un uso predominante del colore rosso acceso e i personaggi completamente neri, a creare un contrasto potentissimo. Il tutto è condito da qualche spruzzata di bianco per i dettagli o gli schizzi di sangue. In queste fasi di gioco il binomio stile e colonna sonora funziona a meraviglia, facendo quasi desiderare un titolo interamente sviluppato in questo modo.
COMMENTO FINALE
Wet è quindi il classico “buon gioco”, perfetto per i fan irriducibili di Tarantino e adatto a chi cerca qualcosa da giocare nei periodi aridi di uscite. Rubi e i folli personaggi ideati dai programmatori possono divertire per qualche ora, ma la mediocre realizzazione tecnica e la scarsa cura di alcuni dettagli importanti non permettono a questo titolo di ottenere un giudizio migliore a cui avrebbe potuto tranquillamente aspirare.
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