Ormai ce ne siamo fatti una ragione, o almeno abbiamo avuto il tempo per farlo: LucasArts ha chiuso. Dopo la botta al cuore data da Disney a numerosi nostalgici dell’epoca d’oro delle avventure grafiche, qui su Gamesblog abbiamo ripercorso la storia della società grazie al primo appuntamento con l’angolo della nostalgia, dedicato alle produzioni anni ’80 di LucasArts.
Dopo aver ridato un’occhiata ai vari Maniac Mansion, Zak McKracken, Indiana Jones e compagnia, passiamo dunque agli anni ’90 di LucasArts. Li dividiamo in altri due appuntamenti, concentrandoci oggi sulla prima parte del decennio, all’interno del quale nel 1991 la società introdusse il Golden Guy nel suo logo, diventato poi famoso negli anni a venire. Tenetevi pronti, perché altri indelebili capolavori stanno per passare sotto ai vostri occhi.
The Secret of Monkey Island (1990)
Se nell’elenco delle avventure grafiche targate LucasArts ce n’è uno per il quale fare presentazioni è al limite dell’offensivo, questo è Monkey Island. Un capolavoro universalmente riconosciuto. Un’avventura fantastica partorita dalla geniale mente di Ron Gilbert, insieme a quelle di Dave Grossman e Tim Schafer: non a caso 3, come il numero delle teste della famosa scimmia. Idee e intuizioni di ogni tipo hanno reso Monkey Island la leggenda che è ancora al giorno d’oggi, insieme al pizzico di follia necessaria per partorire elementi di gioco come i duelli a insulti, il pollo di gomma con la carrucola in mezzo e tutte le chicche che chi ha avuto modo di provare questo titolo ricorda sempre con piacere. Senza tempo.
Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge (1991)
L’uno-due messo a segno fu micidiale: neanche il tempo di celebrare il capolavoro iniziale, che lo stesso trio di cui sopra venne fuori con un sequel altrettanto pazzo, acclamato universalmente come il primo capitolo. Anche qui, elementi di genio assoluto, come la gara di sputi che l’ormai pirata Guybrush Threepwood si ritrova a dover vincere nella sua nuova lotta contro Largo LaGrande e il nemico di sempre, LeChuck. Dal punto di vista tecnico, oltre alla tecnologia SCUMM, fu anche il primo gioco a fare uso di iMUSE per l’audio dinamico.
Indiana Jones and the Fate of Atlantis (1992)
Non c’è 2 senza 3. Dopo l’accoppiata di capolavori degli anni precedenti, e dopo aver visto con The Last Crusade che la figura di Indiana Jones tirava anche videoludicamente (e anche molto), LucasArts arrivò con Indiana Jones and the Fate of Atlantis, dall’ambientazione realizzata appositamente per il titolo scritto e disegnato da Hal Barwood e Noah Falstein. La storia, completamente originale, metteva il giocatore al centro dell’epica ricerca di Atlantide da parte di Indy, in un’avventura tra le più belle (non ci stancheremo mai di dirlo, ok?) mai concepite.
Day of the Tentacle (1993)
Il primo della lunga lista, Maniac Mansion, non poteva non tornare anch’egli grazie a un sequel: fu così che nel 1993 arrivò sulla piazza Day of the Tentacle, nuovo frutto delle menti dell’ormai leggendario trio composto da Dave Grossman, Tim Schafer e Ron Gilbert. Un titolo che fece anche da spartiacque, visto che è l’ultimo in cui appare l’interfaccia grafica dotata di inventario e azioni (sotto forma di verbi) sotto alla schermata principale dell’avventura, impostazione che già nello stesso anno lascio spazio alla sua evoluzione.
Sam & Max Hit the Road (1993)
Se a livello di follia gran parte dei maggiori titoli LucasArts se la può giocare, tra i personaggi è sicuramente Max quello che meglio incarna la straordinaria corrente in circolazione in LucasArts in quegli anni. Sam & Max trovano in realtà la loro origine in un fumetto del 1987 realizzato da Steve Purcell, che venne successivamente assunto dalla società che produceva videogiochi come animatore, e naturalmente per lavorare alla trasposizione videoludica della sua opera. Come dicevamo, Sam & Max Hit the Road presentò un’interfaccia rinnovata, con inventario disposto in una schermata separata e azioni legate all’oggetto puntato su schermo.