Tom Clancy's EndWar: la recensione

Tom Clancy's EndWar: la recensione

L’ambizione che anima i programmatori Ubisoft nel destrutturare schemi di gioco collaudati e generi fossilizzati nelle meccaniche è da sempre la chiave che ha contribuito al successo planetario di quella che è divenuta una delle più grandi software house del pianeta. Passando attraverso la collaborazione con il grande scrittore Tom Clancy, la multinazionale francese ha assistito come una mamma premurosa la crescita delle console next gen attraverso titoli incredibili capaci di mostrare per primi le potenzialità del nuovo hardware a disposizione.

Dopo aver giocato fino allo sfinimento capolavori come Ghost Recon, Rainbow Six e Splinter Cell, quest’oggi ci occupiamo del primo strategico in tempo reale legato al “franchise Tom Clancy”, quell’ EndWar affidato agli studi Ubisoft Shanghai per tentare di ringiovanire un genere inflazionato come pochi altri.

Saranno riusciti nell’impresa di rivoluzionare il genere degli RTS? Proviamo a scoprirlo assieme analizzando la versione Xbox 360.

L’IMPENSABILE AVVENNE NEL 2016…

Pur trattandosi di un videogioco, EndWar, così come tutti gli altri titoli nati dalla collaborazione con Tom Clancy, affonda saldamente le proprie radici nel genere letterario della fantapolitica, genere apparentemente inadatto a prestarsi per una “joint venture” con il mondo dei videogiochi.
Eppure quello della fantapolitica, parimenti con la fantascienza, è un genere che garantisce sviluppi narrativi incredibilmente coinvolgenti sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista “adrenalinico”: Shadow President, Civilization, Command & Conquer e moltissimi altri capolavori del passato hanno fatto la loro fortuna sulla possibilità di poter “giocare con la storia”, ed è qui che entra in ballo lo spessore qualitativo garantito dalla penna di Tom Clancy, riuscendo a delineare un plot narrativo coinvolgente e verosimile quasi come fosse un novello Nostradamus capace di avere visioni concrete su un futuro incredibilmente verosimile, come appunto quello narrato in EndWar.

L’escalation di violenza in EndWar ha nello scoppio di un ordigno nucleare nel Medio Oriente il classico “casus belli”: l’attentato terroristico infatti porta, in questo 2016 fittizio (ma crudamente verosimile), a ben 800 dollari il prezzo di un barile di petrolio. Il disastro del 2016, spostando gli equilibri economici dell’intero pianeta, ha tre conseguenze dirette in altrettante parti del globo: in Russia causa un vero e proprio boom economico (dati i vasti giacimenti di gas naturale) che la ricolloca al centro delle superpotenze militari, in Europa la crisi contribuisce ad accelerare la nascita di un super-stato federale comprendente tutte le maggiori potenze continentali, accelerando così anche il programma americano dello “scudo spaziale”, capace di bloccare completamente ogni attacco nucleare diretto in territorio statunitense.
Mancando così il deterrente nucleare, le tre nuove superpotenze mondiali iniziano a “punzecchiarsi”, minacciandosi l’un l’altra e contribuendo ad uno scenario apocalittico… da “ultima guerra”, come suggerito dal titolo stesso.

Tom Clancy's EndWar: galleria immagini

PAC MAN + MARCONI + CHURCHILL = ENDWAR

Ed è alla fine dello scenario appena delineato che muoviamo i primi passi durante la campagna in singolo. Terminato il filmato introduttivo, la nostra attenzione si sposta ad un tutorial particolarmente originale che ci porta ad analizzare la componente più rivoluzionaria di questo EndWar:i controlli vocali.

Il sistema di controllo vocale di EndWar ha infatti del miracoloso: strutturato secondo l’archetipo del “Chi, Cosa, Dove”, riesce a gestire praticamente ogni caratteristica della parte in gioco, dal richiamare le truppe al gestire la telecamera attiva spostandola nel punto voluto. Pur mantenendo l’azione di gioco su binari relativamente semplici da gestire, anche il più accanito sostenitore dei giochi strategici classici rimarrà certamente incantato dalla solidità e dall’immediatezza dell’impianto di gioco di EndWar, anche perchè vengono totalmente scavalcati tutti gli stereotipi che vogliono gli strategici in tempo reale come esponenti di un genere inconciliabile con la natura di una console.

Ma non è mai tutto oro quel che luccica: se infatti il sistema di controllo vocale è solido e ben congeniato, lo stesso non può dirsi per la gestione del campo di battaglia tramite controlli classici. Joypad alla mano, purtroppo, viene a mancare gran parte dell’originalità e del divertimento garantito dai comandi vocali, anche e soprattutto per colpa della mancanza di carisma e di caratterizzazione delle truppe messe in campo dalle tre fazioni, troppo simili l’un l’altra nelle unità e nelle tattiche di combattimento.

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GUERRA MULTIGIOCATORE

L’esperienza garantita da una partita multigiocatore mette in evidenza le peculiarità uniche che EndWar possiede rispetto alla massa degli altri strategici in tempo reale… forse anche perchè sembra quasi che non si stia giocando ad uno strategico “in tempo reale”, ma ad uno strategico a turni!
Essenzialmente, in EndWar non ci viene richiesta un’alta velocità d’esecuzione delle tattiche, ma piuttosto una gestione assolutamente oculata e ponderata delle unità disponibili, poichè l’alta specializzazione delle diverse squadre esige il loro giusto utilizzo: non potendo “navigare” per il livello di gioco nel modo classico di ogni RTS, in EndWar ordinare ad una squadra di elicotteri di attaccare un obiettivo sensibile alla loro potenza di fuoco fa la differenza tra una gloriosa vittoria ed una cocente sconfitta.

Fatta questa premessa, risulta quindi chiara l’impostazione da dare ad una partita multigiocatore se si vuole uscire dal campo di battaglia con le proprie gambe: EndWar premia l’esperienza accumulata con giochi come Civilization, piuttosto che con giochi come Command & Conquer dove il volume di truppe vale molto di più della loro specializzazione e delle loro peculiarità di combattimento.

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GRAFICA E SONORO

Dal punto di vista tecnico, EndWar è semplicemente lo strategico in tempo reale più bello che sia mai stato creato, inutile girarci intorno. Le risorse tecniche ed economiche di Ubisoft permettono ai ragazzi della divisione di Shangai di spremere l’Unreal Engine III per arrivare “là dove nessuno era mai giunto prima” nell’universo degli RTS: tra effetti particellari incredibili, scorci mozzafiato ed animazioni ai limiti del fotorealismo, è la cura nei particolari a rendere sontuoso tutto il lavoro alla base di questo progetto avveniristico e atipico per i molti motivi spiegati nei paragrafi precedenti. Volendo essere ironici, la bellezza grafica di EndWar ha anche il grande pregio di ridare dignità ai movimenti di gioco via joypad, visto e considerato che l’unico modo per zoomare sul campo di battaglia per ammirarne la bellezza è proprio tramite joypad.

Sul comparto sonoro, invece, abbiamo già ampiamente sviscerato la parte “attiva” del lavoro svolto dagli Ubisoft Shangai per creare un sistema di controllo vocale incredibile, anche se sarebbe un delitto non menzionare tutta la componente classica della programmazione audio su EndWar, come ad esempio sul doppiaggio italiano di medio-alto livello, o su tutta la gamma di campionature ricreanti il campo di battaglia.

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COMMENTO FINALE

Analizzando tutto ciò che è stato fatto per dare corpo ad una piccola rivoluzione nel campo degli strategici in tempo reale non possiamo esimerci nel dare un giudizio finale entusiastico su EndWar. Rendere unico un RTS significa scontrarsi con “la lobby” di chi crede che l’impianto classico degli strategici in tempo reale debba eternamente rimanere quello di giochi come Warcraft, Dune o Command & Conquer, e questo è un motivo in più per complimentarci coi ragazzi di Ubisoft Shanghai, capaci da soli di stravolgere schemi stantii e svuotati di contenuti per quanto sono stati inflazionati in questi decenni.

L’unico appunto che possiamo fare è quello relativo alla “difficoltà” che avranno tutti gli amanti degli RTS classici sin dalle prime battute di gioco: EndWar è il figlio unico di una coppia di genitori sconosciuti, ed è quindi naturale sentirsi “smarriti” quando si impugnerà la prima volta il pad (e il microfono). La storia principale, poi, viene narrata con un taglio giornalistico più che cinematografico, ed anche questo influisce negativamente sull’immedesimazione generale, oltre al fatto che le unità delle tre fazioni sono diverse quasi solo dal punto di vista cromatico. Per questo consideriamo End War un esperimento d’innovazione riuscito in parte, rimanendo comunque godibile da una vastissima schiera di videogiocatori, anche da chi non ha mai avuto nulla a che fare con uno strategico in tempo reale prima d’ora.

Tom Clancy’s EndWar: galleria immagini
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