Dopo quelli che tecnologicamente parlando sono dei veri e propri secoli, torna sui nostri schermi uno dei capolavori più apprezzati della produzione degli anni ’90: Golden Axe.
In un remake che tenta di ricrearne la straordinaria atmosfera sfruttando la potenza offerta dalla nuova generazione di console, Secret Level prova a fare nuovamente breccia nel cuore dei possessori di PS3 e Xbox 360 con qualche annetto in più sulle spalle e il vecchio gioco tra le proprie indimenticabili esperienze videoludiche.
Non ci resta che prendere di nuovo in mano le nostre armi e lanciarci all’attacco del demone cattivone Death Adder, provando il gioco per l’occasione sulla piattaforma Microsoft.
Il ritorno dell’amazzone popputa
Beast Rider si presenta immediatamente con una lacuna abbastanza grave rispetto al suo antenato precedessore: Tyris Flare, l’amazzone protagonista del primo Golden Axe insieme al barbaro e al nano è ora l’unico personaggio giocabile presente in questo remake, eliminando quindi ogni velleità di scelta quando invece nel titolo del 1989 le differenze tra i tre protagonisti erano una delle cose più belle del gioco e che soprattutto ne garantivano una certa longevità.
Ci si ritrova dunque a poter selezionare il solo personaggio femminile, rimodellato per l’occasione con un’estetica scontatamente conturbante, a partire dai (pochi) vestiti che ha addosso finendo con il paio di tette continuamente in bella mostra.
Parata e risposta
Dopo un breve tutorial iniziale si viene subito introdotti a quelle che sono le meccaniche di gioco vere e proprie, fondamentalmente basate sui classici canoni dei titoli action: combo e combinazioni speciali.
E’ possibile effettuare alcune delle prime anche a partire dalla risposta a un attacco nemico, effettuabile attraverso un apposito trigger che corrisponde a una parata o a una schivata, a seconda del tipo di colpo che l’avversario ha tentato di infliggerci: una politica che a conti fatti pur volendo dare alle meccaniche di gioco una certa differenziazione finisce per essere illogica, dato che teoricamente ogni colpo dovrebbe essere schivabile o parabile.
Realismo a parte, il meccanismo parata-risposta risulta essere un po’ macchinoso rendendo un problema come immaginabile soprattutto gli scontri che vedono coinvolti numerosi nemici, durante i quali si finisce per premere senza cognizione i tasti degli attacchi senza ragionarci sopra: la situazione non è favorita nemmeno dal sistema di combo preso singolarmente, in quanto troppo legnoso e difficile da “spezzare” con conseguente difficoltà nel gestire le situazioni più complicate.
Il grande passato che non ritorna
Com’è giusto che sia Beast Rider attinge a piene mani dalla serie a cui appartiene, partendo proprio dall’aspetto di gioco che gli dà il titolo: la possibilità di cavalcare delle creature, ognuna con le proprie caratteristiche.
Purtroppo però anche il loro utilizzo non è esente da falle, visto che si dimostrano troppo difficili da controllare ma soprattutto praticamente inutili in caso d’accerchiamento nemico: come se non bastasse inoltre gli attacchi principali delle bestie ne consumano energia vitale, rendendo praticamente quasi nullo il loro apporto nei confronti del giocatore se non per quanto può essere divertente sgroppare per un po’ sulle loro selle prima di rendersi conto che in certi casi può essere meglio affrontare un combattimento coi piedi per terra.
Un altro aspetto di Golden Axe ripreso in questo gioco è l’utilizzo della magia, anch’essa realizzata con un interessante modo parata-rimbalzo nei confronti dei nemici che ne fanno uso ma inficiata da una modalità di mira che offre più di un grattacapo quando si vuole centrare il proprio avversario.
Identici restano invece gli gnomi che forniscono alla protagonista le ampolle magiche: cacciarli quando appaiono sullo schermo è sempre difficile e divertente come una volta, anche se le pedate del vecchio Golden Axe conservano il loro fascino.
E la musica?
Anche il comparto tecnico di Beast Rider offre purtroppo il fianco ad alcune critiche, prima tra tutte l’assenza di una colonna sonora che accompagni le fasi di gioco, lasciando che il giocatore finisca irrimediabilmente col domandarsi dove siano finite le musiche.
Per quanto riguarda la grafica invece troviamo degli alti e bassi, dove i primi vengono ovviamente costituiti dal modello della protagonista e delle sue procaci forme, mentre i secondi vedono il loro minimo nel design dei livelli, troppo simili negli elementi e nei path al punto da rischiare di confondere il giocatore facendolo tornare indietro invece che andare avanti.
Abbastanza godibili le scene d’intermezzo, sebbene non si possa di certo gridare al miracolo anche in questo caso.
Commento finale
Golden Axe: Beast Rider finisce per essere l’esempio di come i remake non devono essere fatti, condividendo con i suoi predecessori solo il nome e non il divertimento. Delle meccaniche di gioco sorpassate che probabilmente qualche anno fa potevano anche dire la loro si fondono ad alcuni difetti che rendono l’esperienza di gioco mediocre, mentre l’assenza di una modalità cooperativa finisce addirittura col far rimpiangere il glorioso passato della serie.
Concludendo, chi si aspettava un ritorno in pompa magna della serie rimarrà inesorabilmente deluso, così come chi è alla ricerca di un action dalle meccaniche innovative: a conti fatti gli unici che gradiranno Golden Axe: Beast Rider saranno gli irriducibili dell’hack’n’slash.