Pikmin 3: la recensione

Pikmin 3: il nuovo capitolo della variopinta epopea strategica di Shigeru Miyamoto recensita per voi da Gamesblog.it
Pikmin 3: la recensione
Pikmin 3: il nuovo capitolo della variopinta epopea strategica di Shigeru Miyamoto recensita per voi da Gamesblog.it


Di tutti i progetti targati Nintendo che negli ultimi trent’anni hanno rimpolpato la ludoteca delle console della casa di Kyoto, i videogiochi della serie di Pikmin sono stati senza alcuna ombra di dubbio tra i titoli più importanti e rappresentativi della storia della compagnia. Riuscendo a dimostrare in maniera inequivocabile il vulcanico estro creativo di quel genio indiscusso che risponde al nome di Shigeru Miyamoto, sin dal suo esordio la saga di Pikmin ha saputo ritagliarsi, all’interno dell’offerta “nintendiana”, uno spazio ben più ampio di quello preconizzato dalla maggior parte degli addetti al settore sia nel 2002 (per la spietata “concorrenza interna” organizzata dalla grande N con la commercializzazione concomitante di Animal Crossing, Resident Evil 0, Super Mario Sunshine e Metriod Prime) che nel 2004 (per l’enorme base d’utenza GameCube erosa da PlayStation 2).

Previsto originariamente per il lancio di Wii U, il terzo episodio di quest’iconica epopea strategica ha così seguito un processo di sviluppo piuttosto travagliato e si è fatto attendere dai suoi appassionati per la volontà, manifestata a più riprese dallo stesso Miyamoto nel corso di questi mesi, di limare fino all’ultima imperfezione digitale della trama e delle dinamiche di gioco in modo tale da consegnarci un titolo degno di reggere il pesante confronto con i suoi illustri predecessori e le enormi aspettative nutrite da chi attende di reindossare i panni dei paffuti astronauti di Koppai da ben nove anni.

Senza indugiare oltre, dopo aver dedicato alle colorate creaturine di PNF-404 le ultime due settimane e mezzo della nostra vita videoludica andiamo perciò a proporvi la nostra recensione di Pikmin 3 per cercare di sviscerare insieme a voi tutti gli aspetti dell’impalcatura di gioco eretta dal Gruppo 4 di Nintendo EAD sotto la stretta supervisione di Hiroyuki Kimura e di Sua Nintendosità Shigeru Miyamoto.

Pikmin 3: galleria immagini

ALLA VOLTA DI PNF-404

Prima di dipingere la squisita rappresentazione delle scenografie digitali e di lasciarsi andare all’altrettanto importante libertà di gioco offertaci di Miyamoto e compagni, l’esperienza videoludica di Pikmin 3 si lega innanzitutto al canovaccio narrativo steso dagli autori del Nintendo EAD Group 4 per tratteggiare la storia e le vicende vissute dai protagonisti dell’avventura singleplayer. In maniera non troppo dissimile dal primo e dal secondo capitolo della saga, quindi, anche stavolta le dinamiche della giocabilità si sviluppano inequivocabilmente attorno agli eventi delineati dalle missioni della campagna principale, così come è possibile intuire dalla natura delle innovazioni apportate dagli EAD per dare alla saga un respiro più moderno. Cominciando proprio dagli eroi dell’avventura in singolo.

Lo stratagemma narrativo escogitato dagli EAD per ampliare il ventaglio di opzioni offerte dal gameplay assume infatti le sembianze dei nuovi protagonisti che saremo chiamati a interpretare, e con i quali dovremo spingerci all’interno del colorato labirinto digitale disegnato dagli sviluppatori per realizzare le missioni della campagna singleplayer. Con uno splendido filmato introduttivo che sembra fare il verso alle adrenaliniche scene in cinematica delle ultime iterazioni di Metroid e alle sequenze più drammatiche del film “Apollo 13” di Ron Howard, lo staff di Miyamoto e Kimura ci proietta così sull’alta atmosfera di PNF-404 per farci indossare le buffe tute pressurizzate di Alph, Brittany e Charlie negli istanti immediatamente precedenti alla rovinosa caduta della loro navicella sulla superficie del pianeta.

Spinti su questo lontano mondo dall’assoluta necessità di reperire del cibo da riportare al più presto sul loro pianeta originario prima che sopraggiunga una pericolosa carestia, il terzetto di mini-alieni affidatoci dagli EAD assiste impotente all’esplosione della loro astronave e, così facendo, viene sbalzato in tre distinte aree dell’emisfero settentrionale di PNF-404 assieme ai rottami e ai componenti elettronici di Drake, la loro navicella dotata (fino a poche ore prima dello schianto) di una raffinata intelligenza artificiale. La fase di ricongiungimento dei personaggi interpretabili e la successiva ricostruzione della Drake, rielaborando lo schema classico della serie, domina di conseguenza le missioni iniziali della campagna e funge da tutorial interattivo per rinfrescare la memoria degli appassionati di lungo corso e per “mettere a proprio agio” i neofiti mostrando loro gli strumenti utilizzabili da quel momento in avanti per guidare i Pikmin, le simpatiche piantine senzienti che danno il nome alla saga.

Al netto delle ore spese per concludere le missioni del tutorial, le operazioni compiute da Alph, Brittany e Charlie per esplorare il pianeta raccogliendo i frutti disseminati sulla mappa di gioco con l’aiuto del loro fedele esercito di creaturine colorate garantiscono alla campagna principale di Pikmin 3 una longevità media di 15-20 ore, un lasso di tempo particolarmente lungo che, oltretutto, non tiene conto delle ulteriori 10-15 ore necessarie ai perfezionisti per completare tutti gli incarichi delle missioni, sbloccare i finali alternativi e padroneggiare alla perfezione tutte le tattiche e le strategie elaborate dagli sviluppatori.

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HOUSTON, ABBIAMO UN FRUTTINO!

Per scongiurare l’imminente carestia che minaccia gli abitanti del loro pianeta d’origine (Koppai), i tre astronauti interpretabili dall’utente devono necessariamente affidarsi ai pikmin per riuscire a raccogliere il maggior numero di frutti nel minor tempo possibile. Una volta superata la fase di tutorial iniziale, comunque, non serve macinare chissà quante ore di gioco per accorgersi che lo schema adottato dagli sviluppatori della campagna in singolo di Pikmin 3 ricalca e riadatta la formula degli obiettivi dell’avventura principale dei precedenti episodi della saga. Nella variopinta dimensione aliena di Pikmin 3, esattamente come nell’omonimo mondo esplorato da Oliver nei due capitoli primigeni, tutto verte attorno alla gestione strategica delle docili creaturine del posto e alle operazioni di raccolta dei frutti nei 14 minuti di gioco che compongono mediamente le Giornate dei livelli della campagna (ossia il tempo di permanenza in cielo della stella aliena attorno alla quale orbita PNF-404.

Ciascuna missione dell’avventura è così scandita dalle Giornate virtuali passate su questo misterioso pianeta dal terzetto “koppaiano”: non essendo in grado di agire autonomamente se non per portare a termine degli incarichi indicatigli dagli astronauti, i pikmin al loro seguito (per un massimo di 100 unità) devono perciò essere guidati attraverso l’impiego di un fischietto ipertecnologico. Al sopraggiungere della notte, i pikmin che non riescono a riguadagnare la via di “casa” (la Cipolla, un modulo abitativo sperimentale sganciato dalla navicella Drake durante il tramonto) finiscono inevitabilmente con l’appassire: mantenere sempre viva la propria comunità di pikmin, di conseguenza, non sarà mai semplice e comporterà non pochi sforzi da parte dei giocatori, specie in virtù del vero e proprio legame affettivo che si instaura con ciascuna creatura del proprio esercito grazie alla loro differenziazione in specie e in “evoluzioni” (da foglia a bocciolo e da quest’ultimo a fiore in un processo necessario per mitigare i punti di debolezza di ciascuna specie).

A dispetto delle bucoliche apparenze e della calma serafica che si percepisce ammirando i meravigliosi scenari ricreati digitalmente dal team di Miyamoto, inoltre, il mondo di Pikmin 3 è in realtà un ambiente piuttosto ostile e ricco di trappole rappresentate dagli esseri grandi e piccoli che popolano le lande di PNF-404 per proteggere gelosamente i frutti e le vie d’accesso alle aree nascoste della mappa: prima di gettarsi a capofitto nelle missioni, quindi, bisogna sempre ponderare ogni mossa per evitare di compiere degli sbagli in grado di riverbersarsi negativamente sull’esito dell’intera campagna, dato che i pikmin persi non possono essere recuperati nelle Giornate successive se non ripetendo, appunto, le missioni appena affrontate con scarso successo mediante la funzionalità di simil-replay implementata nel KopPad, uno strumento equipaggiato dal capitano Charlie e dai suoi compagni spaziali. Anche per questo, il Gruppo 4 di Nintendo EAD ha saggiamente deciso di ampliare il numero di specie di pikmin utilizzabili, aggiungendo i pikmin Roccia (in grado di frantumare le barriere, i cristalli a protezione dei frutti e i materiali più duri) e Rosa (dotati di ali e in grado di volare) ai già conosciuti pikmin Rossi (immuni al fuoco e particolarmente battaglieri), Blu (in grado di nuotare e di muoversi sott’acqua) e Gialli (molto leggeri e capaci di condurre l’elettricità).

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Senza nulla togliere alle nuove tipologie di pikmin plasmate dai Nintendo EAD e alle dinamiche tattico-strategiche correlate al loro impiego sul “campo di battaglia”, il vero punto di forza dell’avventura singleplayer di Pikmin 3 è però quello legato la possibilità inedita di passare da un astronauta all’altro in qualunque momento della partita: in ragione di questo semplice ma geniale stratagemma, infatti, l’intera impalcatura di gioco della campagna ne trae enorme giovamento per l’esponenziale divertimento garantito dalla capacità, per l’utente e per i suoi buffi alter-ego virtuali, di rendere più frenetica e imprevedibile l’esperienza di gioco velocizzando l’esecuzione dei compiti principali e secondari affidatigli di volta in volta dal sistema.

Grazie al sapiente lavoro portato avanti dagli uomini di Miyamoto e Kimura, nella dimensione digitale di Pikmin 3 gli elementi d’innovazione e quelli “storici” delle meccaniche di gioco classiche della saga si fondono armoniosamente senza produrre alcuna sbavatura evidente. Le uniche discrepanze rintracciabili tra le pieghe del codice di gioco, infatti, non riguardano in alcun modo il gameplay ma vanno indubitabilmente ascritti al travagliato sviluppo del progetto e, in particolar modo, agli inevitabili strascichi prodotti dalla faticosa trasposizione da Wii a Wii U. Ci riferiamo ad esempio ai problemi riscontrabili nello spostamento del mirino o nel movimento del personaggi attraverso lo stick analogico sinistro del GamePad o del Pro Controller, un elemento che evidenzia l’originaria impostazione legata all’impiego dell’accoppiata Wiimote + Nunchuk. Gli stessi elementi di criticità possiamo inoltre ravvisarli nella “semplicità” delle funzioni del KopPad: il suo impiego, infatti, è limitato alla visualizzazione della mappa (una scelta a dir poco infelice data la necessità di tenere sempre sott’occhio l’area di gioco per non perdere di vista il proprio esercito di pikmin) e a poche altre capacità “secondarie”, dalla possibilità di scattare foto per condividerle sul Miiverse con un breve commento alla capacità di utilizzare la funzionalità off-TV. Davvero troppo poco, per una console che dovrebbe fare del GamePad e del suo touchscreen “intelligente” le sue armi più affilate.

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MULTIPLAYER

Al modulo multiplayer di Pikmin 3 è legata un’altra nota dolente dell’impianto di gioco eretto dagli sviluppatori di Nintendo EAD, ossia quella relativa alla mancanza di una qualsivoglia modalità in rete: un’assenza, quest’ultima, giustificata da Miyamoto come necessaria per garantire al titolo un giusto equilibrio nelle sessioni con 100 creaturine a schermo. Dando a Sua Nintendosità il beneficio del dubbio, osservando a ciò che è stato fatto dai programmatori giapponesi per ampliare l’offerta della campagna in singolo possiamo comunque notare la felice presenza di diversi mini-giochi cooperativi ispirati all’avventura vissuta da Alph, Brittany e Charlie.

Ciascuna delle modalità parallele alla campagna di Pikmin 3 può essere affrontata sia in multiplayer locale (tramite schermo condiviso) che come sfide da portare a termine in singolo contro un’obiettivo a tempo o un’avversario guidato dalla CPU. La prima e, forse, la più importante di queste modalità è quella Bingo, con sfide che vedono impegnati due giocatori nella raccolta nel minor tempo possibile di frutti da collocare su di una specifica griglia posizionata in mezzo alla mappa a simmetria perfetta: come in Forza 4, nella modalità Bingo il vincitore viene proclamato non appena uno dei due contendenti riesce a tracciare un’immaginaria linea retta di fruttini all’interno della griglia.

Parallelamente alle sfide Bingo troviamo poi i mini-giochi Arraffa Tutto e Combatti i Nemici, con mappe che, in entrambi i casi, bisogna sbloccare solo progredendo nella campagna in singolo: anch’esse giocabili sia in multiplayer locale che in completa solitudine, nelle sfide Arraffa Tutto ci si deve lanciare alla frenetica ricerca dei frutti sparsi nello scenario selezionato, mentre nelle partite Combatti i Nemici la vena cooperativa prende il posto di quella competitiva per metterci contro a gruppi sempre più arcigni di nemici e di boss guidati dalla CPU.

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GRAFICA E SONORO

Dal punto di vista squisitamente tecnico, l’atteso balzo in avanti qualitativo rispetto ai capitoli giocati su GameCube si manifesta in tutta la sua evidenza attraverso un uso estensivo degli effetti particellari, delle texture ad alta risoluzione, dei modelli poligonali più rifiniti, dei materiali distruttibili e di ambientazioni decisamente più ampie e “modulari” (formate cioè da più zone raggiungibili nelle fasi più avanzate e divise tra loro da muri, fiumi o mucchi di arbusti). Se dal punto di vista della grafica alcuni aspetti lasciano intuire la fatica compiuta dai Nintendo EAD per trasportare su Wii U il progetto originario nato e cresciuto su Wii, è però sotto il profilo artistico che il titolo riesce davvero a sbalordire per la capacità unica che i designer hanno saputo dimostrare nel dare vita agli scenari della campagna principale e alle centinaia di creature che popolano il sottobosco di PNF-404, dai simpatici pikmin di roccia ai possenti boss “di fine livello”, dei veri e propri monumenti alla fantasia e alla creatività degli attori che animano l’industria dell’intrattenimento digitale made in Japan.

Tra i punti qualificanti del lavoro artistico e tecnico compiuto dai designer di Miyamoto e Kimura troviamo poi il comparto audio e i compositori che si sono occupati della squisita colonna sonora e dei brani che accompagnano l’avventura per evidenziare ogni singolo momento delle missioni, dalle sessioni di raccolta dei frutti a quelle più animate degli scontri “zeldeschi” (ossia in più fasi) con i boss e le creature più pericolose incrociate dagli esploratori di Koppai.

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COMMENTO FINALE

Pikmin 3 s’incastra alla perfezione negli ingranaggi videoludici della saga perchè riesce a coniugare al futuro il linguaggio strategico dei primi due capitoli della saga senza stravolgerne lo schema originario, ma ciò non toglie che un più convinto slancio di innovazione avrebbe certamente garantito al progetto un respiro più ampio.

Il grande lavoro svolto dagli sviluppatori del Gruppo 4 di Nintendo EAD per dare forma alle ambientazioni, alle dinamiche di gioco e alle creature del loro iconico strategico, infatti, viene ingiustamente macchiato dal problematico passaggio su Wii U di un titolo nato e pensato per la precedente piattaforma della grande N, come dimostrano, purtroppo, la lacunosa riformulazione dei controlli in funzione del doppio analogico, l’assenza di modalità multiplayer in rete e il timido innesto di elementi inediti correlati alle tipologie di creaturine selezionabili.

Pur senza nascondere gli errori commessi da chi si è occupato della delicata fase di trasformazione e riadattamento del progetto originario, Pikmin 3 risulta essere comunque un videogioco incredibilmente divertente e in grado di rispondere in maniera più che efficace alle richieste avanzate in questi mesi dagli utenti di lungo corso e da chi ha deciso di avvicinarsi solo adesso a questa straordinaria saga strategica.

Cosa ci piace
Cosa non ci piace
  • Splendido in singleplayer, irresistibile in co-op
  • Graficamente e artisticamente squisito
  • Il livello di difficoltà ben dosato
  • Tanti minigiochi tra cui scegliere
  • L’assenza del multiplayer online
  • Gameplay poco innovativo
  • L’utilizzo “scolastico” delle funzionalità del GamePad
  • Controlli a volte farraginosi

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