Ma sono l’unico che vedendo il filmato di Nintendo sulle possibili applicazioni del famoso controller telecomandiforme ha pensato al Power Glove?
Chi era fanciullo o adolescente all’epoca del Nes, forse sa di cosa sto parlando. Gli altri, possono ammirarlo in foto.
Il Power Glove era the next-big-thing, nell’89: permetteva di controllare i movimenti su schermo con il movimento della mano. Mattell ci credeva tantissimo, a questo guanto dei miracoli. Da noi si vide anche uno spot ai limiti della pubblicità ingannevole, che suggeriva una interazione con il gioco molto superiore a quella possibile.
Qualcuno se lo ricorderà nel film-marchetta Il Mago dei Videogame, lo usa il ragazzino stronzo (quello che alla fine perde) in una scena del film.
Non è un caso, se molti di voi non hanno mai sentito parlare del Power Glove o lo hanno presto dimenticato. Nintendo ha fatto un’arte della produzione di periferiche inutili. Ricordate il Super Scope? E R.O.B., il robottino per Nes?
Ingenuità, senza dubbio. In Nintendo si è sempre creduto che se Maometto non andava alla montagna, era la montagna a dover andare da Maometto. Da cui tutta una serie di tentativi più o meno riusciti di attrarre nuovi giocatori, gente che non avrebbe mai impugnato un joypad tradizionale in vita sua. D’altronde, Famicom sta per FAMIly COMputer ed è bene non dimenticarselo. La nuova idea, la nuova rivoluzione, sembra inquadrarsi perfettamente in questa filosofia – di lunga durata, come abbiamo detto.
Il Power Glove, prometteva quanto il nuovo controller. Una periferica intuitiva, facile da usare. Erano altri tempi, si parlava di realtà virtuale, di cyberpunk.. eppure quello strambo guanto sfigatissimo non nasceva in maniera così differente dal telecomando che abbiamo visto in questi giorni.
Il Glove non vide l’alba della generazione successiva di console. Come R.O.B., il bazooka di Nintendo (e il suo omologo Sega), e tante altre periferiche sfortunate. Il tappetino è tornato due generazioni dopo con i Rythm Game, ma è difficile considerarlo un fenomeno davvero di massa. Se ci si pensa, le uniche due innovazioni durature in fatto di controlli negli ultimi vent’anni sono state le lightgun e il controller analogico. Per il resto, non c’è alcuna differenza sostanziale tra un controller del Nes e uno della Ps3.
Il controller del Revolution arriva a scardinare queste certezze, promettendo nuove esperienze. Promesse che forse verranno mantenute, o forse no. Al momento non possiamo saperlo. Il giudizio non può che essere sospeso.
Ma in questo momento, è davvero difficile non pensare alle rivoluzioni che non ci sono state, quelle del passato. Quelle spazzate via ogni generazione, piccole geniali modifiche alla Regola che non incontravano il favore del pubblico. Rivoluzioni, sincere quanto imperfette.