Dopo il deludente successo del titolo originale uscito nel 2010, 505 Games prova a riportare in voga il particolare franchise Naughty Bear con un nuovo capitolo ambientato a Paradise Island, scegliendo però questa volta il digital delivery come mezzo di diffusione.
Sviluppato dal team Behaviour Interactive, Naughty Bear: Panic in Paradise permetterà ancora una volta di vestire i panni del malefico orsetto di pezza alle prese con i tanto odiati “amici” che come al solito lo deridono e ignorano aumentando così la sua ira funesta.
Con un bizzarro mix tra il tenero e il violento, l’action game di 505 Games torna quindi su console Xbox 360 e Playstation 3 provando a rimediare ai bassissimi voti del primo capitolo e tentando di offrire una nuova linfa vitale al franchise.
Se volete scoprire quanto Naughty Bear: Panic in Paradise può offrire, o deludere, seguiteci dopo la pausa. Nel frattempo ricordiamo che il titolo è disponibile da oggi al prezzo di 1200 Microsoft Point o 14,99€. La versione testata per la recensione è quella Xbox 360.
Iniziamo subito con una nota di demerito che è da attribuire alla trama del gioco. Naughty Bear: Panic in Paradise riprende infatti le vicende del primo capitolo, proponendo la stessa minestra in una differente ambientazione. Per chi non ha giocato Naughty Bear in passato basta semplicemente un breve riepilogo: il gioco metteva il giocatore nei panni di un orso di peluche, talmente maltrattato e deriso dagli amici che un bel giorno si lasciò andare alla follia vendicando le ingiurie degli altri elementi della comunità spaventandoli a morte e massacrandoli con inaudita violenza.
Le vicende si ripetono anche in questo seguito, dove a scaturire la violenza di Naughty Bear sono sempre altri orsi della comunità di Perfection Island, i quali, decidendo di andare in vacanza nel resort di Paradise Island, lo escludono ancora una volta. Nascosto all’esterno del bus durante tutto l’arco del viaggio, Naughty riesce però a recarsi a destinazione a loro insaputa, trasformando le meravigliose e pacifiche giornate di vacanza dei colpevoli in sanguinosi incubi senza scampo.
Dopo questa premessa, il giocatore è catapultato nella prima area di gioco per sterminare il primo elemento di una lunga lista di personaggi da seviziare. A una narrazione semplice e praticamente assente da caratteristiche che possono tenere alta la voglia di portare a termine il gioco, si aggiunge un concept abbastanza bizzarro e una monotonia alquanto frustrante che accompagna il giocatore di missione in missione.
GIOCABILITÀ
Fortunatamente la giocabilità di Naughty Bear: Panic in Paradise offre spunti divertenti, senza però gridare al miracolo. Anche qui, come nel capitolo precedente, il protagonista potrà sbizzarrirsi in diverse tipologie di uccisioni. L’obiettivo di ogni missione è infatti quello di uccidere violentemente un personaggio specifico nel modo indicato, premio lo sblocco di aree successive con nuove missioni da portare a termine. Per esempio durante una missione dovremmo imbucarci a una festa rubando i costumi ad uno degli invitati per passare inosservati tra gli ospiti e puntare dritti al personaggio da eliminare, mentre un’altra richiede di uccidere un orsetto senza l’utilizzo di vestiti ma armati di mannaia.
Oltre a portare a termine l’obiettivo, che normalmente non richiede grandi difficoltà, i giocatori possono sfogare la propria rabbia anche contro personaggi secondari accumulando punti in base al tipo di uccisione. Naughty può infatti seminare il terrore e assassinare in differenti modi: a mani nude, con l’utilizzo di armi disseminate per lo scenario, sfruttando elementi delle ambientazioni o istigare i nemici al suicidio.
Oltre alla moltitudine di scenette macabre disponibili sfruttando, appunto, gli elementi dello scenario, torna in Naughty Bear: Panic in Paradise la possibilità meschina di spingere verso l’auto uccisione i poveri orsetti di peluche. Impaurendo con urla i nemici (possibile utilizzando il tasto dorsale sinistro), in modo paziente e senza cedere alle mani, Naughty può infatti ammirare le crisi di follia che spingono al suicidio le proprie vittime totalizzando elevate riscossioni in termini di punteggi. Punti esperienza che vanno ad animare il sistema di progressione e personalizzazione di Naughty grazie al quale è possibile migliorare diverse abilità come Energia, Forza, Follia, ecc… legate a accessori e abiti acquistabili mediante le monete accumulate per i livelli di gioco.
Elementi questi, che se uniti a una minima dose di strategia e ad obiettivi secondari, possono far far apparire un minimo interessante il titolo 505 Games. Purtroppo però, difficilmente basteranno a sopprimere l’alto tasso di monotonia che permane lungo le 11 aree esplorabili dell’isola e i 36 obiettivi da portare a termine. In aiuto non abbiamo neanche la possibilità di poter giocare in compagnia, dal momento che Naughty Bear: Panic in Paradise, a differenza del titolo originale, è privo di qualsiasi modalità multigiocatore. L’unico confronto possibile via Xbox Live è la consultazione delle Classifiche online, dove per ogni obiettivo vengono elencati i migliori punteggi effettuati da giocatori di tutto il mondo.
COMPARTO TECNICO
Purtroppo non si può elogiare neanche il comparto tecnico. Graficamente il titolo appare molto semplice, con poca cura dei dettagli e scenari molto scarni, oltre a mostrare alcuni problemi di frame rate (proprio come per il primo capitolo). L’audio invece risulta buono, con colonne sonore ispirate a pellicole cinematografiche horror e splatter dove il protagonista è, come minimo, un pazzo omicida.
Altro “piccolo” difetto che abbiamo riscontrato sulla versione Xbox 360 è il blocco improvviso del gioco. Più di una volta abbiamo dovuto riavviare la console per risolvere il problema. Nulla di grave che non possa comunque essere corretto con una patch.
COMMENTO FINALE
Se in passato non ha convinto la critica, troviamo un po’ difficile che il franchise Naughty Bear riuscirà a raccogliere lodi con questo secondo capitolo. Naughty Bear: Panic in Paradise non migliora sensibilmente alcun aspetto e lima ben pochi difetti emersi dal titolo originale.
Sicuramente qualcuno potrà essere attirato da un concept così bizzarro che unisce la tenerezza del mondo dei peluche a una violenza un po’ troppo osannata. A noi sinceramente non ha particolarmente entusiasmato, principalmente per il fatto che il tutto si riassume in una sola parola: monotonia.
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