Quando, nel 2002, Microsoft ha dato forma alla componente online della sua prima Xbox, chiamandola Xbox Live, ha cominciato a pensare ad una tecnologia in grado di mascherare le frasi offensive che sarebbero inevitabilmente passate attraverso i suoi server: quelle idee, adesso, sono diventate un brevetto.
Nel brevetto in questione, che potete trovare qui, si fa chiaro riferimento ad un sistema in grado di captare le parole dette tramite microfono nel momento stesso in cui vengono pronunciate, per poi rimodularle e trasformarle in sillabe sconnesse o in semplici “bip”, che vengono poi uditi dalle persone con cui ci si trova a giocare in quel momento.
Ora, capiamo che ascoltare parolaccie mentre si gioca non deve essere una bella esperienza (specie se si è in tenera età), ma non per questo la casa di Redmond si deve sentire in diritto di invadere la privacy degli utenti manipolandone il linguaggio, anche se scurrile. La responsabilità ed il buongusto si possono incentivare, ma non si possono imporre.
Su Xbox Live si può benissimo “oscurare” la voce di chi non si vuole sentire, si possono mandare i rapporti negativi, insomma ci si può tutelare alla perfezione: ha davvero senso perciò una vera e propria censura vocale indiscriminata? In attesa di capire se e quando verrà acceso l’orecchio del Grande Fratello, vi terremo informati degli eventuali sviluppi.