Quando si parla di Metal Gear Solid, inevitabilmente si finisce per dividersi tra chi venera il suo creatore, Hideo Kojima, come una divinità e chi invece non ne apprezza l’inconfondibile stile che caratterizza ogni sua opera. Di certo, la serie ha contribuito in modo significativo alla consacrazione di quel genere stealth che oggi è gettonato da molti altri sviluppatori, passando gradualmente da esclusiva del mondo PlayStation al multipiattaforma, comprese per questo nuovo capitolo le console di nuova generazione.
Quasi inutile ricordare tutte le discussioni degli ultimi mesi su Metal Gear Solid V, diviso in due per esigenze di sviluppo di Kojima Productions: al centro di accese polemiche soprattutto questo Ground Zeroes, prologo di The Phantom Pain, dopo la diffusione della notizia legata durata della sua missione principale. Con l’uscita della versione finale di Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, anche noi abbiamo potuto provare il nuovo titolo firmato da Mr. Kojima, a distanza di ben sei anni dall’uscita del suo predecessore su PlayStation 3.
“Vi ho fatto aspettare, eh?”
Con questa frase pronunciata da Snake, col suo faccione in telecamera, Hideo Kojima solletica sin dall’introduzione del gioco la salivazione dei suoi fan, irrimediabilmente inebriati nel vedere la presenza del loro eroe preferito sullo schermo. Ma andiamo per ordine, introducendo una trama che riprende gli eventi narrati all’interno di Peace Walker, e che vede dunque un Big Boss protagonista nel pieno delle sue forze. La missione Ground Zeroes lo vede impegnato per conto di Militaires Sans Frontières in quel di Cuba, presso la base conosciuta col nome di Camp Omega: un tempo un campo profughi, adesso essa altro non è che una prigione al di fuori della giurisdizione americana, usata quindi per operazioni molto poco chiare da parte delle forze speciali, che comprendono anche una squadra conosciuta come XOF, guidata da tale Skull Face. Il compito di Big Boss sarà quello d’infiltrarsi all’interno di Camp Omega, per recuperare la spia Paz Ortega al fine di ottenere informazioni su Cipher, insieme a Chico, giovane membro della squadra innamorato della ragazza.
Tutto quanto raccontato in Ground Zeroes si ferma praticamente qui, riducendo sostanzialmente anche le scene d’intermezzo (per le quali Hideo Kojima è particolarmente famoso) a quella iniziale e a quella finale: tra l’una e l’altra, quello che definiremmo a tutti gli effetti un antipasto del “vero” Metal Gear Solid V che arriverà l’anno prossimo con The Phantom Pain, grazie al quale iniziare a familiarizzare con le nuove dinamiche studiate dal papà di Metal Gear per sorprendere ancora una volta i giocatori. In termini di contenuti, oltre alla missione principale ne vengono offerte altre quattro individuate col nome di Side Ops, sbloccabili dopo aver completato Ground Zeroes: si ritorna in tutti casi in quel di Camp Omega per raggiungere determinati obiettivi, eccetto che per le due missioni inserite come esclusiva del mondo PlayStation e Xbox. Nel primo caso, con Deja Vù si torna al primo Metal Gear Solid e a Shadow Moses, mentre nel secondo rivediamo il cyborg Raiden, impegnato a eliminare alcuni bioroidi nella stessa Camp Omega.
Stealth aperto
Il primo aspetto di cui ci si rende conto giocando a Ground Zeroes è legato all’apertura delle dinamiche del gioco, fortemente voluta da Hideo Kojima per l’ingresso di Metal Gear Solid all’interno della nuova generazione videoludica. Se per sua stessa ammissione i vecchi giochi della serie offrivano al giocatore solo un modo, con qualche variante, per arrivare da un punto A a un punto B, adesso le possibilità si aprono nettamente a diverse soluzioni, lasciando che sia naturalmente il giocatore a decidere che tipo di strategia adottare. La maggior parte delle persone vorrà per esempio continuare ad agire nascosti, muovendo Big Boss nell’ombra per neutralizzare i nemici in modo silenzioso, sgattaiolando tra le varie coperture che il gioco offre. Ma diventa altresì possibile adottare uno stile più aggressivo, sfruttando le tecniche di CQC che hanno reso famosa la serie Metal Gear Solid, arricchite con alcuni elementi come la slow motion che si attiva quando i nemici si accorgono della presenza del protagonista, simile nel suo funzionamento al Last Stand di Max Payne 3, con la differenza che in questo caso l’attivazione avviene in fase d’ingaggio e non sul punto di morire: Snake ha infatti la possibilità di agire rapidamente per sparare o neutralizzare il proprio nemico, facendo così in modo da evitare il conflitto e lasciare che le altre guardie restino al loro posto.
Quella di Ground Zeroes è un’esperienza videoludica diversa dal passato, che nel bene e nel male farà discutere i fan più accaniti della serie: di fatto, in Ground Zeroes non ci sono boss da sconfiggere invertendo i controller, come con Psycho Mantis, o spostando in avanti l’orologio di sistema, come con The End. Anzi, i boss non ci sono affatto. Parlando di pensionamenti, anche il radar lascia il posto al cosiddetto iDroid: una volta attivato, questo dispositivo permette di vedere la mappa dell’area, permettendo anche di consultare il materiale raccolto sul campo (per la base sono sparse alcune audiocassette, utili per apprendere più dettagli sugli avvenimenti legati a Paz e Chico) e invocare alcune operazioni come l’atterraggio dell’elicottero per l’estrazione di Snake o dei personaggi liberati. Da annotare anche l’esistenza di un’applicazione iDroid per smartphone e tablet, grazie alla quale compiere col proprio dispositivo alcune operazioni direttamente al suo interno.
Come un film
Arriviamo a questo punto all’argomento più scottante legato a Ground Zeroes, vale a dire la longevità. La missione principale è completabile in meno di due ore, alle quali va affiancato il tempo necessario a completare le Side Ops, in grado nella migliore delle ipotesi di raddoppiare la quantità di tempo necessaria per liberare Paz e Chico. I fan più accaniti di Metal Gear Solid troveranno sicuramente ulteriore tempo per soffermarsi sugli elementi a contorno, presenti – dobbiamo dirlo – in buona quantità, prendendosi tutta la calma di raccogliere Trofei e Achievement vari, sbloccando anche i livelli di difficoltà più elevati.
Dal punto di vista tecnico, la versione PlayStation 4 da noi testata si è confermata degna della nuova generazione, grazie alla risoluzione di 1080p con 60 fps stabilissimi. L’attenzione maniacale per i dettagli da parte di Hideo Kojima ci consegna una missione principale che, vista anche la sua breve durata, merita di essere letteralmente assaporata in ogni suo più piccolo aspetto, a partire dallo straordinario impatto offerto dalla pioggia battente, fino ai riflessi e agli effetti luce che rendono sicuramente la versione per la console Sony quella più meritevole, così come del resto affermato dallo stesso boss di Kojima Productions. Anche se brevi rispetto a quanto siamo abituati, le scene d’apertura e chiusura offrono una conferma per lo stile della serie Metal Gear Solid, dal taglio più cinematografico che mai, anche grazie alla presenza di Kiefer Sutherland come voce di Big Boss e alla sempre stupenda colonna sonora composta dal brano Here’s to You di Ennio Morricone.
Commento finale
A questo punto, vorrete sapere da noi se dovete sborsare o meno 40 euro per un gioco che dura poche ore, addirittura meno di un paio se si considera la sua sola missione principale. Messa così, la posizione di Ground Zeroes è difficilmente difendibile, e per molte persone potrà sicuramente essere opportuno aspettare che questo antipasto scenda di prezzo, in attesa del pasto finale con cui magari in futuro potrebbe arrivare sotto forma di “Metal Gear Solid V Collection”. Ma essere dei fan prevede anche che si compia qualche piccola follia per ciò che si ama: in questo caso, a coloro che vorranno acquistare Ground Zeroes possiamo dire che esso non farà altro che aumentare l’ansia per The Phantom Pain.
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