Se credevate che i problemi della società moderna fossero altri, sappiate che per l’ennesima volta vi sbagliavate. Perché al centro del malessere del mondo d’oggi ci sono sempre loro, i giochi elettronici. Al punto da meritare un vero e proprio vaccino per contrastarli secondo Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera che si è prodotto nell’articolo che in queste ore sta circolando in giro per i social network.
Un pericolo terribile, che merita nell’introduzione dell’articolo (apparso su Io Donna) accostamenti a “preoccupazioni più gravi, a cominciare dalle malattie che oggi si evitano con un vaccino”, e ad avi “costretti a considerare la morte dei figli un fatto non eccezionale, anzi da mettere in conto”. Tutto questo per introdurre la piaga che affligge il mondo e i nostri figli, lo ripetiamo un’altra volta nel caso in cui non sia chiaro: i videogiochi.
La vera piaga dell’infanzia e dell’adolescenza di oggi sono i giochi elettronici. Alcuni sono violenti, razzisti, orribili. Altri sono suadenti, seducenti, affascinanti (ce n’è uno che consiste nel comporre uno zoo, curando animali malati e facendo nascere i cuccioli).
Come dire, che vostro figlio ammazzi alieni o si concentri su giochi apparentemente innocui, fate attenzione, perché anche questi ultimi finiranno inevitabilmente per causargli indicibili problemi. Infatti, anche se
Tutti però proiettano i nostri figli al di fuori di se stessi, e rischiano di farne degli alienati. Come una droga, li allontanano dallo studio, dalla lettura, persino dalla tv.
Cosa quest’ultima da considerare un pregio, considerando il becero spettacolo al quale si assiste a ogni ora in cui la si accenda, la tv. E invece no, perché c’è in agguato la perla finale:
Pare passata un’era geologica dai primi videogames, quelli con i marzianetti che apparivano così facili da abbattere. Invece i marzianetti si sono riprodotti ed evoluti. E vogliono rapirci i figli. Senza che noi genitori si disponga di un manuale, di un antidoto, di un vaccino per respingerli, o almeno per somministrarli a piccole dosi.
Le sette pagine di commenti, la maggior parte dei quali ovviamente a metà tra l’ironico e l’incazzato, hanno spinto poi Cazzullo ad aggiornare l’articolo correggendo il tiro e invitando i genitori a passare più tempo coi figli invece di parcheggiarli davanti a un videogioco, ma commettendo allo stesso tempo un altro errore: quello di marginalizzare chi cita il PEGI, uno dei manuali ricercati da Cazzullo, ma evidentemente in contrasto con l’idea dei marzianetti che vogliono rapirci i figli. Più facile quindi scrivere una cosa del genere, potendo contare anche su un bel ritorno in termini di clic, piuttosto che spendere del tempo una benedetta volta a indicare cosa sia, questo PEGI.
Ora, si dia il caso che il sottoscritto sia cresciuto con videogiochi di tutti i tipi, senza diventare un alienato né un drogato. Ma visto che cose del genere le ripetono tutti, per una volta non è questo il punto: da qualche tempo il sottoscritto è diventato anche papà, e come tale ha perfettamente idea di come dovrà gestire la questione videogiochi con la propria prole. Non una ricetta infallibile per evitarne l’abuso, per carità, ma neanche un evidente senso di smarrimento che possa portarmi a chiedere un vaccino per i giochi elettronici, invece di sfruttare la visibilità offerta da alcune pagine per cercare d’informare i genitori che non conoscono i videogiochi.
Perché il problema, alla fine, è sempre lo stesso: a informare tali genitori dovrebbero essere persone che sanno di cosa parlano.