Ma come? Impressioni su Half Life 2 a più di un mese dalla sua uscita? Lo so, arrivo sempre in ritardo. Eppure ne sentivo la necessità, anche in seguito alla lettura di questa recensione che poi é un vero e proprio manifesto della linearità nella narrazione videoludica. Si, nessuna libertà. La libertà non esiste, é inganno. In particolare nel mondo dei videogiochi, dove tutto il trucco di creare giochi “aperti” sta nel barare, nel produrre limitate possibilità che devono apparentemente sembrare milioni. Quindi, ben venga la linearità: d’altronde é sempre stata la caratteristica dei grandi giochi (se si esclude qualche enorme eccezione).
Ben venga soprattutto quando ci si ritrova davanti un gioiello come Half Life 2, prima non-delusione in un anno un pò schifido. Guardate indietro al 2004 e troverete quasi esclusivamente fallimenti, delusioni, promesse non mantenute. A cominciare da lui, il grande atteso e la delusione più grande di sempre, l’atteso capolavoro che si accontenta di essere un semplice gioco discreto.
In questo panorama desolante, spicca soltanto Half Life 2, ed é bene ricordarlo. Spicca nonostante alcuni suoi limiti.
Arrivi così, in questo mondo altro, e già sei fuori luogo. L’uomo libero, The Free Man é colui che é sempre fuori luogo ovunque arrivi. “lei é l’uomo sbagliato al momento sbagliato”, dicevano di John McLane in Die Hard 2. Noi non possiamo vedere il volto di Gordon Freeman, eppure ce lo immaginiamo così, vagamente spaesato, perplesso quanto noi di trovarsi in un mondo che non conosce.
Noi siamo Freeman, ancora una volta. L’immedesimazione é totale. Non stiamo vedendo un film: siamo noi gli attori. Solo che il film lo viviamo. Il gioco ci inganna. Ci fa credere che senza di noi il film non sarebbe possibile girarlo. Perché noi siamo le star.
Inganno.
Ne riparlerò ancora, appena lo avrò finito.