Avete per caso comprato Red Dead Redemption dandoci sotto con le ore di gioco nel corso degli ultimi giorni? Sappiate che per ogni due ore di fila che vi siete fatti è come se vi foste tirati una bella striscia di cocaina, per cui se poi avete le allucinazioni e vedete il vostro vicino in salsa western non dite che non vi avevamo avvisati.
Scherzi a parte, anche se come spesso accade con casi di questo tipo la cosa migliore è prenderla sul ridere, il bizzarro paragone arriva da un report sulla dipendenza dai videogiochi pubblicato dal Lancashire Evening Post a cura di tale Steve Pope. Secondo quanto indicato al suo interno tale dipendenza porterebbe a problemi mentali, altri problemi fisici come l’obesità, più la spinta per i ragazzi a saltare la scuole e a rubare per giocare, rischiando addirittura l’inclinazione alla violenza quando i giocatori decidono di “trasformare il gioco in realtà”.
L’articolo riporta pure la testimonianza di tale Jack, un videogiocatore-drogato di 15 anni “allontanatosi dai propri amici, abbandonato la scuola e sopravvissuto con cibo spazzatura durante le sue sessioni di gioco di 48 ore“:
“Giocare con la mia console era tutto ciò che volevo fare e la prima cosa che pensavo appena sveglio. Giocavo per ore senza nemmeno accorgermene. Era come un demone che mi possedeva il cervello dall’interno senza che potessi fermarlo. Se i miei genitori provavano a fermarmi impazzivo”
Come al solito dunque il demone-videogioco fa la sua gran parte nell’articolo di turno: non che soggetti del genere non possano esistere sia ben chiaro, ma è allo stesso modo evidente che tali disturbi in una persona non possano ricondursi semplicemente all’ “effetto pippata” dei videogame, altrimenti a quest’ora gran parte di noi sarebbe già bruciata da un bel pezzo.
Via | Gamepolitics
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