Indicare con un valore numerico un videogioco, per ogni redattore, è un comodo esercizio di sintesi che però non riflette l’oggettivo valore qualitativo di un prodotto e spesso pregiudica la comprensione di determinati passaggi espositivi della recensione: pur senza ammetterlo pubblicamente per un ovvio conflitto di interessi, il co-fondatore di Metacritic Marc Doyle ha però spiegato ai colleghi di A Jumps! B Shoots! che si, c’è da affrontare un serio problema nel sistema di valutazione dei videogiochi.
“Bisogna recensire anche i giochi più scarsi. Chi ha il compito di scrivere recensioni deve capire che ogni voto ha un suo scopo e una sua collocazione. Tutti abbiamo presente la differenza tra un gioco che prende 7/10 e uno che prende 8/10: possiamo dire lo stesso dei titoli che prendono 3 invece che 4? C’è da rivedere tutto il sistema dei punteggi: dobbiamo riformulare la media dei voti aumentando l’accuratezza delle recensioni dei titoli mediocri affinchè si acquisti la consapevolezza necessaria per analizzare con scrupolo i punti di forza e quelli di debolezza delle produzioni di qualità.”
Per Marc Doyle, dunque, l’inaccuratezza dei voti dei titoli AAA può essere limitata facendo, ogni tanto, un bel bagno d’umiltà e di realismo nel mare magnum dei videogiochi mediocri, come se un recensore (e tutti i giocatori con un minimo di esperienza) non sappiano già distinguere la differenza tra un capolavoro e un titolo destinato a riempire i cesti dei centri commerciali (e di tutti i giochi che ballano tra questi due estremi): ci chiediamo quindi se il problema non sia il sistema stesso delle votazioni numeriche, più che “il modo” in cui queste ultime vengono utilizzate per classificare forzosamente questo o quel progetto in una scala di valori aliena che non tiene conto delle necessità e dei gusti dei singoli utenti. Ma questa è un’altra storia.