Detta nei termini del titolo, la domanda potrebbe probabilmente sembrare una provocazione bella e buona verso degli eterni bambini, ma su TED c’è un’interessante discussione in merito avviata dall’autrice Jane McGonigal, che si chiede – ma soprattutto ci chiede – se davvero i videogiochi meritino tutto il tempo che spendiamo con questo tipo d’intrattenimento.
Qualche cifra per entrare nell’argomento, così come riportata nel post sopra linkato: più di mezzo miliardo di persone sulla faccia della Terra gioca per almeno un’ora al giorno, di cui 183 milioni nei soli Stati Uniti. L’età con il più alto tasso di videogiocatori è naturalmente quella infantile-adolescenziale, col 99% dei ragazzi e il 94% delle ragazze con meno di 18 anni che gioca regolarmente. La media, sempre tra i più giovani, è di ben 10.000 ore di gioco collezionate entro i 21 anni d’età, mentre 5 milioni di persone negli USA passano circa 40 ore a settimana davanti ai videogiochi, per un totale che va a equivalere quello che è il monte ore settimanale di un vero e proprio impiego lavorativo a tempo pieno.
La domanda che ci pone Jane McGonigal è quindi questa: i videogiochi ci danno davvero tanto quanto noi siamo disposti a dare loro? Già vi vedo, a scuotere la testa pensando a chi si attacca patologicamente a un World of Warcraft o chi per lui, ma il punto probabilmente non è questo: non è infatti necessario un MMORPG per rendersi conto delle piccole rinunce che soprattutto nel mondo over 20 (per non parlare degli over 30) bisogna fare per passare un po’ di tempo in più coi videogiochi. Eppure, come anche la McGonigal ammette, giocare non contribuirà a innalzare il PIL di una nazione, ma esistono ricerche scientifiche che dimostrano come il gioco migliori la vita delle persone, infondendo in loro ottimismo, curiosità e determinazione e permettendo anche lo stringimento di maggiori legami sociali, soprattutto nel caso del gioco in modalità cooperativa con amici e parenti.
Continua dopo la pausa.
Anche chi preferisce delle sfide più importanti può trarre beneficio dai videogiochi, imparando a risolvere problemi e a rimediare ai propri errori. Non tutti i giochi però ci fanno sentire allo stesso modo: la sensazione di aver buttato via del tempo è spesso parte degli attimi immediatamente post-gioco, soprattutto nel caso in cui ci siamo ritrovati davanti a un qualcosa che non è stato in grado né di entusiasmarci, né di darci in generale quel valore in più di cui parlavamo poco fa. Anzi ci fa sentire addirittura stupidi per aver sprecato del tempo che potrebbe essere stato impiegato in altre attività.
A pensarci però, questo tipo di sentimento è lo stesso che ci suscita un film che non ci è piaciuto o un libro che non ci ha appassionato, quindi è davvero importante chiedersi se i videogiochi ci diano quanto noi diamo loro? Voglio dire, nessuno si sognerebbe mai di farsi questa domanda dopo aver visto qualcosa di brutto in TV o letto un romanzo che sarebbe stato meglio tenere in libreria, perché dovremmo iniziare a farlo coi videogiochi? È anche vero però che probabilmente, anzi sicuramente, né cinema né lettura occupano per la bellezza di 40 ore medie il tempo medio (il che vuol dire che c’è chi addirittura spende ancora più ore) settimanale delle persone. Cosa c’è quindi nei videogiochi che giustifica – anche secondo voi – tale attaccamento? Come fate a discernere tra i giochi che possono essere realmente in grado di “valere il loro tempo” da quelli che invece non lo sono? Se inoltre doveste dire a un qualcuno che non conosce i videogiochi perché amate proprio questo tipo di divertimento rispetto a quelli più tradizionali da un punto di vista del dare-avere solito di libri e film, come lo spieghereste?
Foto | Flickr