In questo classico di fine anno, ogni membro della redazione di Gamesblog elenca i cinque giochi più graditi del 2010 e i cinque che si sono invece rivelati una delusione. Non abbiamo applicato il filtro dall’oggettività che si utilizza in fase di recensione, e quindi non stiamo stilando una classifica dei titoli migliori o i peggiori dell’anno a livello assoluto. Il giudizio è completamente soggettivo e dettato da esperienze e sensazioni personali.
Non esitate a commentare e dirci quale sono le vostre scelte.
DAVID
TOP 5
- Gran Turismo 5 – era in cima alla mia personale classifica dei giochi più desiderati per il 2010, e pur essendosi presentato sugli scaffali con notevole ritardo e afflitto da mille difetti che non possono non lasciare l’amaro in bocca, la sostanza plasmata da Polyphony Digital è indiscutibile. Il feeling di guida è la prima e più importante componente in un gioco del genere, e Gran Turismo 5 lo restituisce meglio di ogni altro prodotto esistente su console.
- Mass Effect 2 – se mi chiedete di nominare un team di sviluppo che da anni sembra capace di confezionare solo prodotti dagli standard qualitativi altissimi, rispondo “BioWare”. Il secondo capitolo della saga Mass Effect risolve molti dei difetti presenti nel (pur ottimo) predecessore e immerge ancora di più i giocatori nei panni del comandante Shepard
- iRacing – non si tratta di un prodotto uscito nel 2010, ma di un progetto in continuo sviluppo che lungo questa annata è arrivato a un punto di maturazione eccezionale e ha introdotto un ottimo numero di nuove caratteristiche. Lo ripeteremo fino alla nausea: è il il miglior simualtore di guida esistente in commercio. Ma attenzione: non accetta compromessi di nessun genere, nemmeno sul prezzo.
- Vanquish – bistrattato da molti per la longevità non eccezionale e la totale assenza di multiplayer, ho trovato Vanquish uno sparatutto molto solido, divertente e impegnativo al punto giusto. Un gioco “vecchia scuola”che Shinji Mikami ha confezionato per i veri intenditori che si ricordano come, fino a qualche anno fa, i boss di fine livello non stavano lì solo per far scena.
- Limbo – su questo piccolo capolavoro proveniente dal panorama “indie” si è già detto tutto e di più, quindi sarò breve: l’esempio supremo sul come con sensibilità artistica e creatività si possano realizzare bellissimi giochi senza aver bisogno di budget milionari o motori grafici all’avanguardia
FLOP 5
- All Points Bulletin – un’idea potenzialmente fantastica che si è tradotta in un gioco orribile. L’unica cosa salvabile è lo straordinario editor dei personaggi sviluppato dal nostro amico Maurizio Sciglio, che speriamo di vedere presto integrato in prodotti più meritevoli
- Crackdown 2 – Non che fossi un grande fan del primo capitolo, ma Crackdown 2 non riesce a far bene quasi nulla, e già nel breve termine mi ha annoiato irrimediabilmente.
- Fist of the North Star: Ken’s Rage – gli sviluppatori sono riusciti ad annullare tutto l’effetto di una licenza potenzialmente esplosiva. La mediocre giocabilità di Ken’s Rage basta da sola a tener lontani tutti coloro che non sono fan della serie, mentre tutto il resto sembra concorrere per far imbestialire i veri appassionati. Trama incomprensibilmente distorta e narrata malissimo, mosse speciali che sembrano la brutta copia di quelle viste nell’anime, doppiaggio giapponese poco ispirato, design e meccaniche di gioco noiosi e in contrasto con la natura stessa dell’opera. Un Kenshiro che si muove con la velocità di un bradipo non l’avevo mai visto.
- Blur – dai Bizarre Creations, autori di una serie come Project Gotham Racing, ci si poteva aspettare tutto tranne che un arcade di guida così poco ispirato, per nulla innovativo e con pochissimo appeal. Speriamo nel futuro…
- Heavy Rain – c’è chi lo trova poetico, chi emozionante, chi affascinante, chi tutte e tre le cose. Io, pur non potendo negare che a livello oggettivo abbia diversi aspetti interessanti, all’atto pratico ho trovato il gioco dei Quantic Dream principalmente noioso,e l’ho abbandonato dopo meno di tre ore.
Troverete le classifiche degli altri redattori subito dopo la pausa.
MICHELE
TOP 5
- Heavy Rain: la stragrande maggioranza dei videogiochi d’avventura ha una componente narrativa. La metà di essi sviluppa la trama articolandola su più capitoli, poco meno dell’altra metà è monoepisodica e una piccola minoranza punta tutto sulla storia prescindendo dal passato e dal futuro della stessa serie. Heavy Rain, invece, è “altro”, e nel mare magnum di sparatutto fotocopia, di action “usa e getta” e di giochi di ruolo senza “ruolo” nè “gioco” in cui è costretto a nuotare il capolavoro di Quantic Dream, la sua completa estraneità a ciò che lo circonda è la sua ragion d’essere e al tempo stesso il suo più grande pregio.
- Darksiders: date a Link uno spadone forgiato tra le fiamme dell’Inferno, la cattiveria di un agopunturista con la tremarella e la determinazione di un lupo affamato, ed avrete la migliore avventura che un amante della saga di The Legend of Zelda avrebbe mai potuto immaginare su piattaforme diverse da quelle Nintendo.
- R.U.S.E.: un modo completamente nuovo, e al tempo stesso tremendamente classico, di intendere e sviluppare un titolo strategico.Un esperimento elitario, articolato e dannatamente difficile da comprendere appieno in ogni suo aspetto, ma capace di rapire per ore l’utente come solo i grandi videogiochi riescono a fare, e il numero di appassionati che continuano a giocarlo online sta lì a testimoniarlo.
- Alan Wake: nascere come gioco di ruolo estremamente esplorativo, crescere come action-adventure dalla fortissima impronta narrativa e sopravvivere a un simile cambiamento mantenendo in modo ferreo la propria identità è un’impresa più unica che rara, specie considerando il travaglio infinito dello sviluppo e le premesse da cui tutto ciò è partito.
- Mass Effect 2: il Big Bang di questa generazione, l’incontro-scontro tra l’universo videoludico e quello cinematografico, un’opera monumentale capace di sopravvivere nel tempo e di autoalimentarsi come un gigantesco buco nero in grado di distorcere le spazio-tempo tanto da trasformare le ore passate a giocarlo in minuti, e i minuti passati a volerlo giocare in ore.
FLOP 5
- BioShock 2: valeva la pena tornare a Rapture? E per fare cosa? L’aggiunta del multiplayer e la trama narrata dalla prospettiva di un Big Daddy sono solo gocce in un oceano di prevedibilità di cui, francamente, avremmo fatto volentieri a meno.
- Gli sparatutto in prima persona: capisco che, ad oggi, sono il genere migliore per il multiplayer su console e, soprattutto, su PC. Capisco anche che le vendite stratosferiche dei vari Call of Duty, dei loro cloni e dei cloni dei loro cloni impongano agli sviluppatori di indugiare su questo particolare tipo di prodotti. Ma adesso basta, la misura è colma, non si può drogare il mercato di FPS senza un briciolo di originalità e pretendere dai propri clienti i soldi per alimentare all’infinito questo squallido teatrino.
- Crackdown 2: il primo capitolo ha riempito le giornate dei milioni di appassionati che, tra un ritardo e l’altro, hanno aspettato con ansia l’uscita di GTA IV. Nonostante la bontà del suo diretto predecessore, l’assenza di slanci innovativi nelle meccaniche di gioco e la mancanza assoluta di creatività nella rappresentazione artistica delle ambientazioni di questo seguito restituiscono l’immagine sbiadita di un prodotto nato vecchio. La fine di un mito.
- Civilization V: sacrificare sull’altare dell’accessibilità una saga unica nel suo genere come quella di Civilization è un delitto inaccettabile. Gestione delle città ridotta all’osso, diplomazia monca, pianificazione della ricerca tecnologica lineare come una puntata di Beautiful: non so voi, ma io mi reinstallo Alpha Centauri…
- Gothic IV: perse le atmosfere cupe dei primi due capitoli e la libertà d’esplorazione del terzo, Arcania è il punto più basso raggiunto da una saga culto che tutti gli appassionati di giochi di ruolo di stampo squisitamente occidentale hanno amato a prescindere dalle sbavature grafiche e dalle imperfezioni tecniche che, paradossalmente, hanno contribuito ad arricchire i precedenti episodi.
ANTONIO
TOP 5
- Heavy Rain – Uno dei titoli senza dubbio più attesi di questo 2010. Forte di una vigilia molto promettente, l’ultima fatica Quantic Dream ha mostrato un’altra delle innumerevoli sfaccettature del concetto di interattività. Breve ma intenso; speriamo solo che il suo monito non faccia un buco nell’acqua – come in passato hanno fatto altri lavori di David Cage.
- Limbo – Molti continuano a rimanere colpevolmente indifferenti nei riguardi di produzioni che, budget parlando, sono da considerarsi a tutti gli effetti “minori”. Tuttavia è questo il campo della speculazione, laddove addirittura non si riesca a raggiungere le vette dell’innovazione – cosa che i titoli multimilionari, evidentemente, non possono permettersi. LIMBO è solo uno di questi meravigliosi esempi, che però riesce addirittura ad eccellere sopra tante altre valide compagini.
- Last Window: Il Segreto di Cape West – Dopo Hotel Dusk: Room 215 non c’è stato giorno col DS in mano in cui non abbia pensato ad un suo seguito. Iperboli a parte, in Cing avrebbero dovuto impegnarsi troppo per sfornare qualcosa che non valesse la pena giocare. Kyle Hyde è tornato, e col solito stile che lo contraddistingue! E’ un peccato immane che Cing abbia chiuso i battenti.
- Red Dead Redemption – Suppongo che questo titolo non abbia bisogno di alcuna presentazione. Ha già riscosso parecchie nomination, svariati premi e riconoscimenti di vario tipo. Ingeneroso definirlo un “GTA IV ambientato nel lontano West”, ma al tempo stesso inesatto parlare di questo titolo come completamente avulso dall’illustre predecessore di Rockstar. Anche in questa “via di mezzo” sta la grandezza di Red Dead Redemption e dei suoi sognanti scorci.
- Yakuza 3 – Mi mancava il Giappone… A questo punto molti potrebbero pensare che io sia stato in quel Paese dei Balocchi a forma d’arcipelago, ma non è così! La mia nostalgia è confinata alle tante opere (filmiche, videoludiche e letterarie) alle quali il sottoscritto si è prestato. Inutile dire che Yakuza in tal senso ha sempre giocato un ruolo non indifferente. E questo terzo capitolo davvero ci voleva!
FLOP 5
- Star Wars: Il Potere della Forza II – Non è possibile che certi titoli, possibilmente pure validi, finiscano per essere annoverati tra i “cattivi esempi” solo per come sono stati distribuiti. Il Potere della Forza II, sotto certi aspetti, è pure migliore del primo (che il sottoscritto apprezzò parecchio). Il tenore, quantomeno, è quello. Il mondo di Star Wars, tra soldati imperiali e TIE/In, è lì, sotto i nostri occhi. Ma proporci una semplice espansione spacciandocela per seguito diretto è tutta un’altra cosa. Un gioco del genere che dura cinque ore – e ce ne sono tanti, ahimè – merita almeno un rimprovero.
- Final Fantasy XIV – Peccato! Già l’idea di premere sull’acceleratore con un MMORPG aveva fatto storcere anche i nasi più stabili. Se poi si pensa che il risultato è stato, in fin dei conti, approssimativo, beh… traete voi le conseguenze. E attenzione, perché ad affermare candidamente che il gioco manchi sotto molti aspetti è stata Square Enix in primis, tanto da avere affidato lo sviluppo della versione PS3 a Naoki Yoshi.
- Crackdown 2 – Non che mi aspettassi un granché da questo seguito, ma personalmente rientro tra quelli che il primo l’hanno digerito senza fatica. Se non altro bisogna riconoscere il merito al primo Crackdown di essere stato il precursore della cooperativa online su Xbox 360. A mia memoria, fu davvero il primo gioco che diede un’idea precisa di quanto fosse divertente giocare la trama principale con un amico. Qui si può giocare in più di due, ma la sostanza è sempre la stessa. E dopo un po’, si sa, la stessa minestra stufa… (glissate sull’implicita battuta… troppo becera!)
- All Points Bulletin: E’ uscito, ha dato prova di non essere all’altezza delle mezze promesse ed hanno chiuso i server. Per un gioco incentrato sull’online direi che è abbastanza. Mi spiace solo per Dave Jones, davvero.
- Arcania: Gothic IV – Anche in questo caso non è che ci sia molto da dire, purtroppo. Semplicemente, non è Gothic! Semplicemente, il passaggio dai Piranha Bytes agli Spellbound Entertainment si è rivelato nefasto come pochi. Chi vi scrive non getta mai fango su alcuna software house, nessuna! E pur non intendendo venir meno a questa mia impostazione, bisogna riconoscere che la casa tedesca non fosse proprio sinonimo di garanzia. Il risultato è un action senza pretese, con poco o nulla di prettamente “ruolistico”. Insomma, tutto ciò che non è (e non deve essere) un Gothic.
ROSARIO
TOP 5
- Red Dead Redemption – L’avventura di John Marston è probabilmente il titolo migliore dell’anno in assoluto, con una Rockstar Games in grado di rimanere sempre sulla cresta dell’onda che sia il Gran Theft Auto di turno o un gioco d’azione ambientato durante il periodo dell’Old West. Un gioco maturo come pochi, in grado di tenere incollati allo schermo anche grazie a una modalità multigiocatore da non sottovalutare assolutamente, con dei contenuti aggiuntivi che nel corso del tempo hanno dato a Red Dead Redemption ancora più valore.
- God of War III – Il ritorno di Kratos era atteso come pochi, e puntualmente non ha tradito: un gioco sulla linea classica di God of War che non avrà forse impressionato per originalità, ma di sicuro avrà dato ai fan del Dio della Guerra pane per i loro denti, diventando non solo uno dei titoli di punta del 2010, ma anche dell’intero parco giochi PlayStation 3. Non a caso God of War III insieme alla God of War Collection in HD ha sicuramente spinto in molti all’acquisto della console Sony.
- StarCraft II – Parlando di ritorni, non si può dimenticare che il 2010 è stato l’anno di StarCraft II, strategico in tempo reale a lungo atteso dalla miriade di appassionati che ancora si ritrovavano a giocare al primo StarCraft a distanza ormai di anni luce dal suo arrivo sul mercato. Un ritorno che non ha tradito le aspettative con Wings of Liberty, mantenendo il classico stile Blizzard e diventando immediatamente uno dei titoli più giocati anche online, dove per l’occasione gli sviluppatori hanno tirato a lucido Battle.net.
- Halo: Reach – La serie Halo parla probabilmente da sé e il successo di Halo: Reach è la normale evoluzione di un cammino intrapreso nel corso degli anni da uno dei brand più celebri del mondo Xbox. Un titolo in grado di sbaragliare nel multiplayer una concorrenza divenuta sempre più agguerrita, soprattutto con l’andare avanti dei mesi e l’arrivo di altri titoli come Call of Duty: Black Ops. Quest’ultimo sarà anche stato un campione di incassi, ma da più fonti non a caso Halo: Reach è stato premiato come il miglior gioco multigiocatore.
- Limbo – Un premio a un titolo indie ci può stare, soprattutto se si parla di Limbo: non me ne voglia quindi Heavy Rain, che fino all’ultimo è stato in ballottaggio per questa top five insieme al titolo sviluppato da Playdead Studios. Di fronte a tante megaproduzioni, Limbo è riuscito a far entrare nel cuore di chi l’ha giocato l’avventura del ragazzo senza nome in cerca della propria sorella, attraverso una grafica in bianco e nero tanto semplice quanto ispirata, riuscendo così a “smuovere” quel qualcosa in più che molti videogiocatori cercano dal punto di vista emozionale. Il tutto a nemmeno 14€.
FLOP 5
- Final Fantasy XIV – Se pur non brillando a Final Fantasy XIII è andata tutto sommato bene, non si può dire lo stesso di Final Fantasy XIV, largamente atteso da chi aspettava con ansia l’arrivo del nuovo MMORPG ambientato all’interno di una delle serie più famose di sempre nel panorama dei giochi di ruolo. La versione PC di Final Fantasy XIV si è rivelata per Square-Enix una vera e propria sciagura, al punto che è stato deciso di rinviare quella PS3 a data da destinarsi, forti dell’esperienza negativa. La speranza è quindi quella che Final Fantasy XIV possa rinascere dalle proprie ceneri nel 2011: glielo auguro.
- Alan Wake – Andando indietro di un anno, Alan Wake era in questo stesso periodo del 2009 uno dei titoli più attesi del 2010: tutto ciò non si è però tradotto in successo per il titolo sviluppato da Remedy, trasformatosi quindi in un semiflop. Difficile dire perché questo gioco non abbia avuto successo, che sarebbe anche stato meritato dopo gli anni passati da Remedy a svilupparlo con tante buone idee, soprattutto dal punto di vista narrativo, messe poi anche in pratica. Per qualcuno a essere fallimentare è stato il marketing mosso intorno ad Alan Wake, per altri invece il target di videogiocatori sbagliato su piattaforma sbagliata, fatto sta che questo gioco non ha avuto il risalto che ci si aspettava. Ma la serie andrà comunque avanti, e non è detto che in futuro non si possa rivalutare anche il primo Alan Wake, cosa che tra parentesi ha già iniziato ad avvenire.
- Medal of Honor – Una serie come Medal of Honor meritava sicuramente un reboot degno di nota, cosa che invece non è accaduta con questo nuovo titolo, intorno al quale ci sono state molte polemiche fini a sé stesse e poca carne al fuoco. Presentato inizialmente come possibile concorrente di Call of Duty, il nuovo MoH ha dovuto ben presto cedere al best-seller di Activision, finendo per essere poi “ripudiato” anche da Electronic Arts, prima che il CEO John Riccitiello ne esaltasse comunque in un secondo momento l’andamento sul mercato.
- All Points Bulletin – APB è forse il principale flop dell’anno che si conclude, con un capitombolo che ha avuto effetti praticamente devastanti per Realtime Worlds, studio scozzese che dopo l’uscita di questo gioco ha visto scatenarsi una serie di eventi che ne hanno portato alla chiusura definitiva. Stessa sorte per i server di APB, in grado di resistere praticamente due mesi prima che anche loro incontrassero la loro prematura fine. Non ci resta che sperare in K2 Network, nuovo proprietario di APB che ripresenterà il gioco nel 2011 chiamandolo APB Reloaded e proponendolo in formula free to play.
- Dante’s Inferno – Non so se sono stato io a riporre troppe attese su questo gioco, o se effettivamente tutti quanti ci aspettavamo di più dal titolo sviluppato da Visceral Games, alle quali spalle c’è stato uno dei capolavori assoluti di sempre come la Divina Commedia. Nonostante questo però, Dante’s Inferno ha a mio avviso mancato nel darci qual qualcosa in più che andasse oltre un gioco d’azione ambientato tra le fiamme dell’Inferno. Una longevità non certo da urlo ha poi contribuito a rendere questo titolo una delle mie personali delusioni del 2010.
MATTEO
TOP 5
- God of War III – Kratos è tornato a combattere gli Dei dell’Olimpo in tutto lo splendore grafico dell’alta definizione. L’azione frenetica, la violenza estrema e le spettacolari ambientazioni hanno fatto di questo terzo capitolo per PlayStation 3 uno dei giochi must buy di questo ricco 2010 vodeoludico
- Angry Birds – esordito nelle ultime settimane del 2009 su iPhone, il fenomeno Angry Birds ha preso realmente il volo durante tutto l’arco del 2010 accumulando successi dopo successi che hanno spinto il team Rovio a proporre versioni per Android, Palm, Nokia, PSP minis e PC, oltre a merchandising di qualsiasi tipo. Attenzione, crea dipendenza!
- GoldenEye 007 – da appassionato della serie cinematografica riguardante James Bond non potevo non citare il remake per Wii dell’omonimo titolo uscito anni fa su Nintedo 64. Nostalgia a parte, il prodotto sviluppato da Eurocom gode di prestazioni tecniche e di un sistema di controllo eccelso. Così come le atmosfere trasmesse durante la campagna a singolo giocatore, in puro stile 007. I possessori di console Nintendo non dovrebbero far mancare questa perla nella propria collezione.
- Gran Turismo 5 – dopo anni di attesa, numerosi rinvii e migliaia dei nostri post, Gran Turismo 5 è finalmente approdato nei negozi. Difetti a parte, il simulatore di guida Polyphony Digital sta rubando costantemente ore di sonno con la campagna GT Life. L’emozione di vedere una Panda 1000 s del ’90 sfrecciare a 240 km all’ora non ha prezzo…
- Kinect e PlayStation Move – vista la mia passione per le nuove tecnologie non potevo certo trattenermi nel nominare anche i prodotto hardware che hanno avuto risalto durante l’arco del 2010. Questo è stato in particolare l’anno delle periferiche a sensori di movimento targate Microsoft e Sony. Kinect e PlayStation Move hanno finalmente portato un nuovo modo di giocare anche su console ad alta definizone, anche se in realtà dovremo aspettare il 2011 per vedere meglio le loro potenzialità.
FLOP 5
- Blur – Bizarre Creations sfrutta la formula del divertimento alla Mario Kart per creare un titolo di guida ma con qualità estetiche più mature del prodotto Nintendo. Purtroppo però Blur non tiene il passo con altri giochi di corse e i power-up non impressionano più. Molto meglio gli eventi catastrofici di Split/Second.
- Prince of Persia – Le Sabbie Dimenticate – dopo numerosi capitoli alle spalle, il Principe di Persia non riesce a trasmettere più il suo fascino da platform che tanto ho amato nel titolo originale e nella trilogia. Questo ultimo episodio è stato chiaramente studiato per accompagnare la pellicola cinematografica e sappiamo tutti quanto sono rari i successi dei connubi film e videogiochi. Scaffale!
- Star Wars – Il Potere della Forza II – ho apprezzato molto il primo episodio, ma questo (pseudo) seguito purtroppo non regge il confronto. Tecnicamente valido, ma povero di novità e soprattutto troppo corto. Peccato.
- Crackdown 2 – dopo l’ottimo successo del primo capitolo Crackdown 2 non riesce a tenere il passo dei tempi proponendo meccaniche di gioco poco rinnovate che non fanno emergere il titolo tra i più ispirati free roaming del momento. Soprattutto dopo aver giocato GTA IV e Red Dead Redemption.
- Fist of the North Star: Ken’s Rage – a dire la verità ce lo aspettavamo, era impossible vedere realizzato finalmente il sogno di tanti fan della serie di manga e anime. Meccaniche di gioco discutibili e difetti di vario genere rendono l’esperienza di gioco snervante. Unica salvezza la fedeltà nella riproduzione dei personaggi e la presenza delle famose mosse splatter.