Nel primo spot televisivo di Homefront realizzato da THQ e dalla casa di sviluppo newyorkese Kaos Studios, la voce gracchiante del leader supremo dell’impero della Nuova Corea del Nord intima a tutti gli abitanti della costa ovest degli Stati Uniti del 2027 di non ribellarsi alle sue forze d’invasione: lo spocchioso Kim Jong-Un e le sue truppe armate fino ai denti non sanno però quanto tenace possa essere lo spirito patriottico degli americani, che di lì a poco si organizzeranno in gruppi autonomi per tentare ricacciare gli invasori dall’altra parte dell’oceano prima che raggiungano la capitale e, forse, persino l’Europa.
L’anima di Homefront è questa, l’impianto di gioco profondamente tattico e il poderoso multiplayer sono solo due delle tante estensioni nervose di un corpo centrale che, narrativamente parlando, promette di offrirci un punto di vista unico sulla guerra e su tutte le atrocità ad essa connesse, dalla privazione della libertà di movimento, parola e persino di pensiero all’immane dolore provocato dalla morte improvvisa, cruenta e inutile dei propri cari. Se negli altri FPS la guerra è un Risiko giocato con soldati di plastica su terreni spogli e senza alcun riferimento diretto a ciò che era la vita in quei luoghi prima che scoppiasse l’inferno, in Homefront il conflitto è visto con gli occhi delle popolazioni civili e vissuto da uomini e donne obbligate ad imbracciare le armi per difendere la propria casa. O almeno, questo è ciò che gli sviluppatori promettono.
La commercializzazione di Homefront è prevista per l’11 marzo su PC, PlayStation 3 ed Xbox 360.